23 Ott, 2015
Asinitas compie 10 anni
Venerdì 27 novembre, ore 17.30
Centro interculturale Miguelim
Via Policastro, 45 – Roma
23 Ott, 2015
Venerdì 27 novembre, ore 17.30
Centro interculturale Miguelim
Via Policastro, 45 – Roma
23 Ott, 2015
In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, mercoledì 25 novembre mi recherò in visita al CIE di Ponte Galeria.
23 Ott, 2015
Ormai lo faccio da qualche anno. Tutte le mattine di buon’ora corro per le strade del mio quartiere: la rassegna stampa in cuffia, gli occhi e le gambe ben piantati sulla mia città. Sono momenti a cui non riesco più a rinunciare, li ho resi uno dei pilastri del mio impegno di amministratrice locale. Mi pare di vederla meglio Roma all’alba, di capirla di più. Corro nelle ore in cui la notte lascia il passo al giorno. Quando il caos e il puzzo del traffico ancora tacciono, e riesco a sentire il profumo del caffè che arriva da dietro alla tapparella appena aperta al primo piano, o la musica che suona da una radio nascosta dietro a quel davanzale in cui tutte le mattine sono stese a rigenerarsi le lenzuola e i cuscini della notte.
All’alba si vede la città che riparte, con la sua forza, le sue fatiche, le sue contraddizioni. Protagonisti fissi della scena sono naturalmente i cani con i loro padroni, accanto alle signore anziane che scendono di casa accompagnate dalle badanti straniere, e si fermano sui muretti dell’isola pedonale a leggere i giornali insieme. Così in quella piazza tutti i giorni vedo avanzare silenziosa e quasi inconsapevole quella convivenza tra diversi che invece sembra così impossibile da raggiungere tra le urla televisive. Qua e là spuntano mezzi addormentati i ragazzini delle medie, concentrati nel loro tragitto casa-scuola che poi è anche la strada che, attraverso i loro passi nella città, li conduce verso l’adolescenza.
Il mattino è anche l’ora dei mestieri. Quelli che si prendono cura di Roma. Stamani, per dire, c’erano due camion con l’escavatrice fermi sotto casa. Si vede che aprono qualche cantiere qui intorno. Sempre, ci sono i camion della nettezza urbana, che oltre a svuotare i cassonetti segnalano l’ultimo frigorifero abbandonato sul marciapiede da qualche civilissimo residente.
Gli spazzini in effetti ultimamente sembrano aumentati. Spazzano, e falciano l’erba che altrimenti in alcune fasi della tormentata amministrazione della città trasforma la mia corsa in una specie di trekking di montagna. Come in un teatro, fa da sfondo al mio andare in giro per il quartiere un muro lungo e grande che recinta una scuola. È un muro magico, che si rinnova più o meno ogni settimana: perché è il muro che i writers della zona hanno eletto a loro tela. Così ogni tanto il passo rallenta per ammirare l’ultima creazione che – quasi scientificamente – è accompagnata dall’incazzatura che mi fa vedere le bottigliette spray buttate nell’aiuola. Lasciate la’. Come se al bello, a Roma, non potesse che accompagnarsi sempre anche il brutto, il cosiddetto degrado.
Ma c’è un fotogramma che io ho eletto a mia scena preferita mentre corro e la città si risveglia. È per me quello il tasto che misura la temperatura del rapporto tra lo Stato, l’amministrazione pubblica, e la vita dei suoi cittadini. Ogni mattina poco prima delle 7.30 incontro in piazza il pullmino di Roma Capitale che accompagna a scuola i ragazzi disabili. Gli corro di fianco, senza intralciare, ma osservo tutti i giorni quella scena che sempre mi commuove e mi dà pensiero.
Lei scende accompagnata dalla mamma, dal papà o da entrambi.
A volte è serena e sorride. Più spesso quando si apre il portone comincia ad urlare, non vuole andare. Se c’è la mamma la porta delicata per un braccio, e per fare quei pochi metri deve sfoderare tutta la sua forza perché lei è già adolescente e piena di energie. Se c’è il papà fa sempre lo stesso gesto: posa a terra la sua ventiquattr’ore di cuoio e la convince a salire, ancora una volta, su quel pullmino. Accolta dal buongiorno degli operatori sociali e dell’autista.
Da anni negli occhi di quei genitori nel momento del saluto io vedo sempre la stessa cosa: l’ansia di separarsi, forse anche il senso di colpa. E il sollievo di poter tirare il fiato almeno per qualche ora, vedendo affidata la propria figlia in buone mani. Che in fondo sono le mani della città, le nostre.
Ecco, io non so cosa succederà nei prossimi giorni e mesi a Roma.
Credo però una cosa: che per ripartire questa città ha bisogno innanzitutto (non solo ma innanzitutto) di ricominciare da qui. Dalla cura.
Che è cura degli spazi, delle persone, delle relazioni.
Da quella stanza in cui tutti i giorni suona la sveglia, la luce del comodino si accende, e la giornata comincia. E come andrà, se sarà una giornata bella, semplice, serena, felice, dipende anche dalle scelte della politica.
23 Ott, 2015
Ancora una volta, la discussione pubblica tende pigramente a proporre una rappresentazione falsa e gravemente deformata delle diverse definizioni e, in particolare, delle differenti concezioni di quell’istituto che chiamiamo “unione civile”.
Luigi Manconi, L’Unità
22 Ott, 2015
Ambizione e rigore. Saskia Sassen ha entrambe le caratteristiche. Il suo rigore emerge nella mole di dati raccolti, elaborati e assemblati per dare rilevanza empirica alle ambiziose tesi che propone. Lo ha sempre fatto, in tutte le sue ricerche che hanno scandito una vita accademica all’insegna di un nomadismo intellettuale che l’ha portata a soggiornare in molti paesi – Argentina, Italia, Regno Unito, Stati Uniti – per comprendere una tendenza ormai divenuta realtà, la globalizzazione. Dal suo nomadismo intellettuale è infatti nato Global Cities (Utet), il libro che l’ha fatta conoscere al pubblico (e che è stato più volte aggiornato), ma anche le altre opere sui conflitti dentro e contro la globalizzazione (Globalizzati e scontenti, Il Saggiatore), le migrazioni (Migranti, coloni, rifugiati, Feltrinelli).
Benedetto Vecchi, Il Manifesto
21 Ott, 2015
La folla dei vicini l’ha assolto subito e il corteo che a sera canta l’inno d’Italia lo festeggia.
Passa da Vaprio d’Adda l’incarnazione della politica della paura, con il signor Francesco Sicignano che ha ammazzato un ladro e quando arriva la sera saluta dal balcone più alto, e non nasconde un sorriso. Forse è automatico sorridere, se questa è considerata una guerra, come non pochi gridano, se si è scampato il pericolo, e se il morto è niente più di un nemico. Ma un nemico disarmato.
Piero Colaprico, La Repubblica
21 Ott, 2015
Tra le tante insidie linguistiche che fanno presa nel nostro tempo c’è la “governabilità”, una parola venuta dal tempo dei discorsi
sulla “grande riforma” costituzionale che hanno preso campo alla fine degli anni Settanta e, da allora, ci accompagnano tutti i giorni. Cerchiamo di rimettere le cose a posto, a cominciare dal vocabolario.
Gustavo Zagrebelsky, La Repubblica
20 Ott, 2015
“Sembra prevalere il buon senso, quello che insieme ai comitati di cittadini, al Sindaco Montino abbiamo sostenuto da tempo: le priorità per il futuro dello scalo aeroportuale Leonardo Da Vinci non sono l’allargamento e opere faraoniche, ma la razionalizzazione e ristrutturazione di ciò che già esiste.” A dichiararlo in una nota Marta Bonafoni, Consigliera Sel alla Regione Lazio, commentando quanto dichiarato oggi dal Ministro Delrio.
“Tornano quindi in campo gli obiettivi contenuti nella prima parte della Convenzione-Contratto di programma ENAC-AdR del 21 dicembre 2012 che parlano, per lo sviluppo di Fiumicino Sud, appunto, della costruzione, della riorganizzazione e della ristrutturazione, entro l’attuale perimetro, delle infrastrutture esistenti. Un approccio che, ribadiamo, serve a tutelare un territorio anche sul piano ambientale e della vivibilità.
In Regione Lazio giacciono due mozioni, una di Sel e a seguire del Pd, che vanno proprio in questa direzione: riteniamo quindi importante che anche il Consiglio regionale si esprima quanto prima per mettere la parola fine ad un progetto di raddoppio dell’aeroporto, non giustificabile neanche da studi specifici sul traffico di passeggeri, e alle tante preoccupazioni di cittadini e Istituzioni del territorio.”
20 Ott, 2015
Mercoledì 2 dicembre, ore 10.00
Consiglio Regionale del Lazio
Il presidente Daniele Leodori, a seguito delle decisioni prese nella Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari del 25 novembre, ha convocato la seduta ordinaria n. 50 del Consiglio regionale alle ore 10,00 di mercoledì 2 dicembre 2015 per question time e trattazione dei seguenti argomenti:
20 Ott, 2015
Un bracciante afgano di 36 anni precipitato durante la raccolta delle olive ad Albano e ora ricoverato con un pesante trauma cranico, un operaio romeno di Velletri arrivato in ospedale con una mano quasi tranciata di netto da una motosega. Due fatti, entrambi avvenuti lo scorso week-end in provincia di Roma, che non possono essere considerati episodi minori ma la spia di quanto andiamo dicendo da tempo: la Regione Lazio non è esente da quell’odioso fenomeno di sfruttamento del lavoro che passa sotto la voce “caporalato”.
Di fronte a una situazione sommersa di tale gravità, che – è bene sottolinearlo – oltre ai lavoratori svantaggia le imprese “sane”, noi possiamo e dobbiamo fare la nostra parte.
Da tempo insieme ad altri numerosi Consiglieri della maggioranza ho depositato una proposta di legge che intende proprio sconfiggere il caporalato in agricoltura; le tristi morti di quest’estate nel sud e nel nord Italia e la risposta immediata del ministro Martina devono adesso funzionare da stimolo anche per il Lazio, che in tempi brevissimi è in grado con l’assessorato all’Agricoltura di recepire a livello regionale il decreto nazionale e di dare finalmente il via in Consiglio all’iter di una legge che può rappresentare un’avanguardia nel panorama della legislazione regionale.
I tempi sono maturi per far fare all’agricoltura del Lazio un passo in avanti di civiltà, nel campo dei diritti dei lavoratori agricoli e dello sviluppo delle imprese legali.