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10 Nov, 2015

Per una nuova Carta del Sociale

Sabato 12 dicembre, ore 10.00
Co-Working Millepiani
Via Niccolò Odero, 13- Roma

Il Welfare è in forte sofferenza, i tagli imposti dal Governo e il progressivo depauperamento dei bilanci comunali per gli interventi e progetti del sociale, ci hanno imposto nel tempo una difesa strenua dei servizi esistenti e del lavoro, ma anche una profonda riflessione all’interno delle nostre organizzazioni sociali, associative e del volontariato. Il rivelarsi poi di Mafia Capitale, anziché generare un reale cambiamento ha prodotto un attacco generalizzato alle organizzazioni del Terzo Settore, impedendo la valorizzazione delle innovazioni sociali, delle nuove forme di solidarietà, dei nuovi interventi per le emergenti povertà, realizzati dai tanti progetti attivi e promossi nel tempo e a rischio chiusura o già chiusi. Purtroppo il nostro mondo non è stato né ascoltato e né compreso e la nuova pagina del sociale a Roma è stata riscritta da persone che, di questo mondo,  non solo non ne hanno mai avuto esperienza, ma non hanno nemmeno avuto la capacità di ascoltare o quanto meno assimilare quella vocazione originaria delle organizzazioni del sociale che è mutualistica e solidale. Le regole riscritte per il welfare della città, sono state regole elaborate dall’alto e senza alcun legame, nemmeno apparente, con i territori, con gli utenti dei servizi, con gli operatori e le organizzazioni del sociale.
Regole di accesso alle gare e agli appalti e quindi ai servizi, la cui retorica di legalità, impone e obbliga, ancora una volta bandi la cui valutazione massima non è data dalla qualità del servizio ma dall’offerta economica più vantaggiosa o al massimo ribasso, a tutto svantaggio della qualità anche dei contratti di lavoro. Modalità di affidamento dei servizi che prevedono la scelta dell’organizzazione  sulla base del c.d.  “sorteggio elettronico” ( delibera Sabella) a garanzia di trasparenza e legalità! Più che regole, queste sono veri e propri diktat che impoveriscono l’intervento sociale e sviliscono il concetto stesso di processi di progettazione condivisa e territoriale  e percorsi della resilienza, in barba anche alla legge 328/00.
Quest’inasprimento delle regole inoltre sta ridisegnando una città ancora una volta punitiva ed escludente, inaccessibile per i poveri, i migranti, i disabili e i tanti cittadini alle prese con il riconoscimento dei loro diritti.
In questo contesto così già gravemente appesantito si unisce la progressiva perdita di servizi  e di tantissimi posti di lavoro.
Come rete trasversale del sociale cittadino, non possiamo più assistere inermi e notevolmente sfiduciati a uno smantellamento sistemico dei presidi di welfare territoriale e cittadino, non possiamo più procedere in maniera disordinata e spesso confusa, solo per la pura sopravvivenza delle proprie organizzazioni e di quel minimo di intervento che ancora abbiamo.
E’ imprenscindibile a questo punto incontrarci nuovamente per riscrivere insieme, dal basso, le regole e gli strumenti del sociale, nell’epoca della crisi, dei tagli e delle mafie.
Le giornata del 12 dicembre vuole essere un’ occasione necessaria, innanzitutto per ritrovarci insieme, coop, associazioni, sindacati, volontariato, lavoratori, operatori sociali, informale sociale, cittadini beneficiari degli interventi, reti di nuovo mutualismo, mondi diversi e differenti ma che riconoscono, nell’intervento sociale, nelle pratiche del  welfare e del lavoro, un terreno comune, condiviso e sopratutto necessario da difendere , da sostenere e implementare.
Vogliamo parlare e confrontarci insieme sulle nuove progettualità, sui sistemi di accreditamento, sulle risorse , sul patrimonio pubblico esistente indisponibile, sui terreni pubblici abbandonati. Vogliamo confrontarci sulle esperienze innovative e su come si intercettano le nuove povertà. Vogliamo capire come si ricolloca la funzione pubblica a favore della cittadinanza sofferente. Il convegno come un’ occasione per dire a tutti, al mondo della rappresentanza e delle istituzioni, ai media, che le nostre realtà sono quelle che per prime hanno subito il danno maggiore da mafia capitale! Vogliamo capire insieme gli strumenti e i mezzi per rappresentare in maniera efficace, attraverso la scrittura di una ” Carta Comune del Welfare” da elaborare insieme nella giornata del 12.

PROGRAMMA DEI LAVORI
Ore 10,00 Apertura dei lavori
Il Lavoro Sociale , Giulio Marcon, Deputato alla Camera e già portavoce della Rete Sbilanciamoci
Quale Welfare futuro per le economie sociali e solidali, Luigi Corvo, Docente di economia Università Tor Vergata

Ore 11,30 Inizio dei lavori su tre sessioni di tavoli tematici e interdisciplinari
I Tavolo: Nuove progettualità
Le nuove povertà al tempo della crisi , dei tagli e delle mafie.
Cosa intendiamo per innovazione sociale e impatto sociale.
Pratiche efficaci a confronto.
Come intercettiamo le nuove povertà, quali sono i nuovi strumenti

II Tavolo: Sistemi di affidamento
Il nuovo mutualismo e il governo delle politiche sociali
Le unità di misura per la qualità , la dignità del lavoro sociale e il riconoscimento della specificità dell’intervento sociale.
Percorsi di accreditamento, sistemi di affidamento e coprogettazione

III Tavolo:  Sostenibilità del sociale
Le scelte politiche di bilancio
Come disegnare una fiscalità differente e progressiva
La valorizzazione delle  competenze
Il patrimonio pubblico per il lavoro sociale

Ore 13,00 pausa pranzo “street foood” presso co-working

Ore 14,30 Ripresa dei lavori
Ciascun tavolo farà un lavoro di sintesi dell’ elaborato della mattina, individuando massimo 5 punti essenziali e funzionali alla scrittura della nuova carta del sociale
Ore 16,30 Coffee break
Ore 17,00 fino alle ore 18,00  Plenaria dei tavoli e ratificazione della Nuova Carta del Sociale

10 Nov, 2015

La marcia dei diritti

Sabato 12 dicembre, ore 14.00
da Piazza del Colosseo a Piazza della Madonna di Loreto
Roma

Scendiamo in piazza per liberare i nostri diritti presi in ostaggio dai pregiudizi, dalle ideologie e dai fondamentalismi e per sfidare il Governo su matrimonio per tutte e tutti, laicità, genitorialità, contrasto della violenza e della discriminazione di genere.

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Ci mettiamo in marcia. Sabato 12 dicembre alle ore 14:00, da Piazza del Colosseo a Piazza della Madonna di Loreto, Roma scende in piazza per la libertà, la laicità, la democrazia. Con La Marcia dei Diritti sfidiamo ogni integralismo culturale, rivendicando con forza la parità dei diritti delle persone LGBTI, il riconoscimento dei nuovi diritti per tutte le coppie conviventi e per tutte le forme di famiglia e azioni efficaci a contrasto del sessismo e della violenza sulle donne.

Sabato 12 dicembre ci riprendiamo la voce che ci spetta su temi che toccano nel profondo le nostre vite e la nostra dignità.

Sfidiamo il Governo a una radicale inversione di tendenza sul terreno dei diritti civili. Nonostante i continui episodi di omo-lesbo-transfobia, l’allarmante aumento della violenza di genere e degli attacchi ideologici contro l’educazione al rispetto e alle differenze e la creazione ad arte della psicosi collettiva della fantomatica ideologia gender, l’attuale Governo ha scelto di lasciare vacante il Ministero delle Pari Opportunità e ha chiuso anzitempo la strategia nazionale contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Ciò che si discute ora nel Palazzo, inoltre, è una legge di compromesso che tuttavia finora il Parlamento non è comunque riuscito ad approvare.

Vogliamo una politica in grado di estendere finalmente il matrimonio civile a tutte le coppie, di contrastare le discriminazioni subite ogni giorno dalle persone LGBTI, di riconoscere i diritti di tutte le coppie conviventi non sposate, di garantire immediatamente i pieni diritti delle figlie e dei figli delle famiglie omogenitoriali, di promuovere un sistema di istruzione pubblico, laico e di qualità in cui si preveda l’educazione alla sessualità e al rispetto delle differenze. La Marcia dei Diritti inizia il 12 dicembre e non si fermerà fin quando non raggiungeremo tutto questo.

Il vuoto politico e legislativo in Italia è ormai intollerabile e ci pone tra gli ultimi in Europa, con la recente condanna di Strasburgo, e in contrasto con la nostra stessa Carta Costituzionale.

Nella giornata di oggi 20 novembre ricorre inoltre il TDoR (Transgender Day of Remembrance), in ricordo delle vittime transgender e transessuali. Scegliamo non a caso questo giorno per ribadire ancora una volta le nostre istanze contro ogni forma di violenza e discriminazione.

Il 12 dicembre ci mettiamo in marcia, fianco a fianco, con i colori dell’arcobaleno. I nostri passi saranno scanditi dalle rivendicazioni di giustizia, laicità, eguaglianza e libertà, rivolte a chi ancora di passi non ha saputo e voluto compierne alcuno.

Sito Web: http://www.marciadeidiritti.it
Social: https://www.facebook.com/lamarciadeidiritti
E-mail: info@marciadeidiritti.it
Adesioni: adesioni@marciadeidiritti.it
Contatto stampa: stampa@marciadeidiritti.it

09 Nov, 2015

Solidarietà ai giornalisti del Velino in sciopero

“Esprimiamo la nostra vicinanza ai giornalisti del Velino e la nostra preoccupazione per il loro futuro. Quando si attraversa una crisi come quella che sta riguardando il Velino sono in ballo in primo luogo i destini di lavoratori e professionalità preziosi, ma anche l’esistenza di una pluralità di soggetti dell’informazione che sono fondamento della democrazia. Auspichiamo una soluzione immediata, garantendo da parte nostra di tenere alta l’attenzione.” A dichiararlo sono Gino De Paolis, Marta Bonafoni e Daniela Bianchi Consiglieri Sel alla Regione Lazio.

09 Nov, 2015

Leggo per legittima difesa

11-13 dicembre
Officina Via Libera
Via dei Furi, 25 – Roma

La rassegna di libri, teatro e musica al Quadraro.
Tre giorni per difendersi dalla paura con le parole.

Più di quindici libri, più di quindici scrittori, due spettacoli teatrali, reading musicali, interviste e incontri, un percorso nella città orizzontale del Quadraro, uno spettacolo per bambini, una libreria e tanti lettori appassionati.
Si parte venerdì sera con un viaggio nel mistero delle parole intraducibili di ‘Lost in translation’, per concludere domenica con la “straziante, meravigliosa bellezza” di ‘Non essere cattivo’.

Nel mezzo c’è la vita: il cibo, l’amore, l’adolescenza.

Tutte le attività sono libere e gratuite…gli spettacoli sono “a cappello”

PROGRAMMA

VENERDI’ 11 DICEMBRE

19:00 “LOST IN TRANSLATION. Cinquanta parole intraducibili dal mondo” di Ella Frances Sanders
Interviene Ilaria Piperno, modera Guido Vitiello.
Disegnano Elisa Amato e Walter Teddy Killer.

20.00 Aperitivo e degustazioni

20:30 SIAMO UOMINI O CAPORALI?
Interviene Elena Chiattelli con “Affocolento. Dissertazioni agrodolci di una cuoca ribelle”. Musiche di Ludovica Manzo.
Funky Tomato – Il pomodoro e la dignità. Parole e immagini
Condisce Marta Bonafoni.

Parole e musica da “500 e altre storie” con Alessandro Pieravanti ed Eric Caldironi (voce narrante e chitarra de IL MURO DEL CANTO).

leggo-legittima-difesa

09 Nov, 2015

Dal rapporto di Antigone uno stimolo al superamento del carcere per i minori

La funzione riabilitativa del carcere è fondamento della nostra Costituzione: un obiettivo a cui tendere sempre, con un impegno costante, per correggere le troppe strutture di un sistema che si manifesta duro, inumano e incapace di interpretare la propria funzione. Ciò è vero sempre, ma si fa ancora più centrale quando le persone coinvolte sono minori.

Per questo motivo nel leggere i dati forniti dal rapporto annuale di Antigone sullo stato delle carceri minorili, conveniamo con molta forza sull’esigenza di proseguire sul percorso avviato ormai da anni e puntare al totale superamento del carcere classicamente inteso: dalla concezione delle strutture che dovrebbero assomigliare più a scuole che a luoghi di reclusione, dal personale esperto e competente per la funzione educativa, fino alla formulazione di modelli di relazione con l’esterno che consentano al minore di restare connesso con la società circostante e quindi aggiornato e messo nelle condizioni di tornare ad essere cittadino attivo e consapevole.

Il rapporto specificatamente relativo al Lazio mostra una realtà oggettivamente residuale caratterizzata da numerosi casi recidivi e soprattutto stranieri: un dato che riscontriamo ad ogni livello nel sistema penitenziario italiano e che ci deve far riflettere su quello che è utile nel contesto riabilitativo e di inclusione sociale. Solo con un impegno costante e soprattutto dinamico, perché legato alla trasformazione della nostra società, potremo fare del carcere qualcosa di migliore rispetto alla una strada senza ritorno per coloro che lo attraversano, tra l’altro troppo spesso appartenenti alle classi più deboli della società.

In questo senso, trova nuovo impulso anche il nostro impegno in Consiglio regionale per la nomina, il prima possibile, del Garante dei detenuti, come figura in grado di monitorare, approfondire e tenere sempre accesa una luce sul tema. Ne vale del livello di civiltà del nostro paese e del Lazio, ma anche della sfida ad una società migliore: puntare sulla formazione e il lavoro le chiavi per riuscirci.

09 Nov, 2015

Gallino, nel suo pensiero la Resistenza della sinistra

Quando ho sentito a Bruxelles la notizia della morte di Luciano Gallino mi è tornata in mente un`immagine della più bella autobiografia mai scritta, Dei miei sospiri estremi di Luis Bunuel. Verso la fine del libro e della vita, ormai ottuagenario, il grande maestro surrealista, “ateo per grazia di Dio”, racconta un sogno, quello di uscire qualche volta dal cimitero per andare soltanto fino all’edicola, comprare l’ultima edizione e vedere a che punto sia giunta la follia del mondo. Fino agli ultimi mesi, ormai provato dalla malattia, dalle operazioni e dai ricoveri, Luciano Gallino è rimasto un uomo profondamente appassionato al futuro del nostro Paese, dell’Europa, del mondo.
Curzio Maltese, Il Fatto Quotidiano

08 Nov, 2015

VII Commissione

Giovedì 10 dicembre, ore 15.00 
Sala Latini
Consiglio Regionale del Lazio

– PL 290 del 22 settembre 2015, concernente “Disposizioni in materia di riordino della rete assistenziale e ospedaliera”, di iniziativa della Giunta
– PL 286 del 14 settembre 2015, concernente “Abrogazione comma 24 art. 2 della legge regionale 30 dicembre 2014, n. 17”, primo firmatario consigliere Storace
– PL 48 del 31 luglio 2013, concernente “Modifiche alla legge regionale 16/6/1994 n. 18 concernente ‘Disposizioni per il riordino del servizio sanitario regionale ai sensi del DL 502/92 e ss.mm. Istituzione delle Aziende Sanitarie locali e delle Aziende ospedaliere'”, primo firmatario consigliere Sbardella

08 Nov, 2015

VII Commissione

Mercoledì 9 dicembre, ore 12.00
Sala Etruschi
Consiglio Regionale del Lazio

Audizione con il subcommissario per l’attuazione del piano di rientro dott. Giovanni Bissoni e il dirigente della Cabina di regia SSR dott. Alessio D’Amato sulla situazione dell’ospedale Israelitico.

07 Nov, 2015

Io ho conosciuto Chiara, per questo quella sentenza mi fa male

Nel marzo scorso ho conosciuto Chiara Monda nella sua stanza d’ospedale.
Tornata a casa ho scritto una cosa, che volevo tenere per me. Senza darle risalto, senza “pubblicità.

La sentenza dell’altro giorno, lo sconto di pena per il suo ex che l’ha massacrata di botte, mi ha indotto a ripensarci. Così ho chiesto il permesso ai suoi parenti, e qui di seguito pubblico la cronaca di quel pomeriggio così intenso.

Perché dopo la sentenza, c’è bisogno di pensare e ancora pensare e pensare ancora.
Il mio dunque vuole essere un contributo. Leggete vi prego fino in fondo.

17 MARZO 2015 – CHIARA

Oggi ho conosciuto Chiara.

Dopo aver tanto letto di lei, dopo averla avuta compagna di viaggio durante l’approvazione della legge contro la violenza sulle donne, oggi sono andata a trovarla nella sua stanza d’ospedale.

Chiara da poco prima dello scorso Natale è ricoverata al Santa Lucia, sull’Ardeatina.
Condivide la sua stanza con una signora, ma le sue compagne di camera in questi tre mesi sono cambiate spesso.

C’è una bella luce in clinica, spazi larghi e nuovi, tanto dolore silenzioso e dignitoso.
Definitivo nel suo essere composto.

Sul lato del letto di Chiara attaccate al muro ci sono tante foto: la Lazio, il suo cane Molly, sua cugina.
E poi Chiara. Chiara sola e Chiara che accarezza Molly.

Lei è su una grossa sedia a rotelle.
La prima cosa che penso quando la vedo e’ che mai l’avrei riconosciuta solo dalle foto apparse sui giornali nei giorni del fatto.

E’ tutta diversa.
Taglio colore e credo anche consistenza dei suoi capelli: prima biondi, lunghi, sembrano morbidi nello scatto che ha fatto il giro delle tv. Ora castani, corti, paiono duri.

Gli occhi che erano luminosi e felici ora sembrano spenti. Occhi di bambola. Senza nessuna voluttà.

Occhi stanchi oggi, perché Chiara ha riposato poco e in palestra l’hanno fatta lavorare molto. Ha fatto su e giù col braccio diverse volte.
Per noi sarebbe una sciocchezza, ma Chiara è completamente ferma da un anno.

Chiara è stata in coma. Chiara e’ morta anzi lui l’ha uccisa due volte, mi dice la zia Antonella. Quando l’ha ridotta così, prima strangolata, poi sbattuta con la testa al muro, poi infierito sul suo capo a colpi di calci dati con pesanti scarpe da lavoro.
E poi quando le ha lasciato una coscienza.

Chiara capisce tutto. In questi giorni si festeggia il fatto che stimolata dai medici alla richiesta prendi la penna blu ha piano piano allungato il braccio e afferrato la penna blu. Stessa scena si è ripetuta con la penna rossa. Invece quando i dottori le hanno detto prendi la penna gialla Chiara li ha guardati come a dire: ma che mi prendete in giro? La penna gialla infatti non c’era.

Piange Chiara. Ma non col suono, o con il movimento del petto e delle spalle.
A Chiara scendono lacrime silenziose e lente. Come quel giorno che ha sentito la voce della nonna al telefono.

Davanti a me il papà, Maurizio, la esorta con successo a stringere il suo peluche (Molly anche lui), che tiene sulle gambe, insieme a una marea di altre cose: un cuscino, un telo per non sentire freddo, i tubi dei vari sondini. Ne ha uno per mangiare, uno per respirare, intuisco gli altri. Le sue dita sono minuscole, molto più piccole di quel corpo gonfio per la sofferenza inerte della sua quasi morte. Sulle unghie smalto celeste.

Sul viso ha delle bollicine rosse. E quello che sembra un leggero graffio che manda in apprensione Maurizio, che sapendo già di non ottenere risposta le chiede: Chiara che hai fatto qui?

E’ vestita con una tuta blu ma c’è anche del viola: tutto è ordinato e coordinato in lei, si vede che qualcuno la cura. Papà Maurizio va la’ tutti i giorni, ha gli occhi larghi e lucidi, anzi larghi e opachi. Gli occhi di chi non dorme da secoli.
Mi racconta la sorella Antonella che a volte si addormenta in stanza da Chiara e siccome alle dieci la clinica chiude deve scavalcare il cancello.

Anche la mamma è accanto a Chiara. Sembra vivere in un mondo tutto suo.

Mentre guardo Chiara che, se potesse e ci riuscisse sbadiglierebbe per quanto è stanca, e chiude gli occhi e li riapre come fanno i bambini sul seggiolino della macchina mentre si viaggia, mi accorgo che sul braccio sinistro, nella parte interna, ha un tatuaggio. La lettera Emme.

Non la Emme di Molly, ne’ di mamma. Non la Emme di Maurizio il papà.
Emme come l’altro Maurizio. Lui.

Che ci ha messo nove ore per iniziare e finire di ammazzarla quel giorno. Quando ha scoperto che si scambiava dei messaggi con un suo amico.

Che poi già più di una volta era stato denunciato dal papà di Chiara perché la maltrattava. Ma Chiara era maggiorenne (ha compiuto vent’anni il 30 dicembre scorso) dicevano che era lei a decidere. E nessuno ha dato peso a quel suo piccolo ritardo che la seguiva dalla nascita.

Dicono i medici che Chiara non ricorda il momento della sua morte. Quelli come lei rimuovono il trauma.
Però Antonella è convinta che quell’atteggiamento con la mano, che spesso è messa tesa e dritta come a parare un colpo, sia perché lei ancora tenta di difendersi.

Quel giorno non ce l’ha fatta. Ha fatto un solo squillo sul telefono del padre prima di morire Chiara. Dice proprio così Antonella, prima di morire Chiara.

Non tornerà più quella di prima, questo si sa. Magari tornerà a parlare, sarebbe un miracolo. Ma non camminerà più. A casa ci saranno da fare i lavori per adeguare gli ambienti alle nuove necessità della famiglia. E poi bisognerà avere due infermieri a darsi il cambio. E chi pagherà tutto questo?

A quello hanno dato 20 anni di carcere, con l’aggravante per la “crudeltà” con cui ha infierito su di lei. Ma risulta nullatenente quindi zero euro di risarcimento.

Il dopo è per Maurizio un incubo peggio dell’oggi, al punto che arriva a desiderare ancora adesso – con pudore e mezze parole – che le cose fossero andate diversamente da così. Che Chiara se ne fosse andata e basta.

Chiedo al papà il permesso di farle una carezza prima di andare. Con il dorso della mia mano destra le sfioro due volte il suo braccio destro. Ha la pelle liscissima. E bianca come il latte.

Ecco da cosa la riconoscerei vedendo la foto, penso.
Quel pallore della pelle era già il suo, non è cambiato.
Quella pelle bianca è Chiara.

Apre gli occhi quando sente il mio tocco.
Mi sembra che mi guardi come a dire chi sei non ti conosco.
Ma è più curiosa che infastidita.
Almeno così voglio pensare.

Piacere Chiara.
Conoscerti è stato forte.