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03 Apr, 2017

Caso Regeni, i genitori a papa Francesco: “Parli di Giulio nella sua visita in Egitto”

Niente è bastato. La verità sulla morte del ricercatore italiano torturato e ucciso al Cairo nel gennaio del 2016, è ancora senza contorni. Ha nomi, piccole tracce, nuove conferme, ma nessun movente. E la famiglia si appella a Papa Francesco: nel corso della sua visita in Egitto, il 28 e 29 aprile prossimi, affronti la vicenda di Giulio. “Siamo sicuri – ha detto Paola Regeni in una conferenza stampa al Senato – che il Papa non potrà in questo viaggio non ricordarsi di lui, unendosi alla nostra richiesta concreta di verità per avere finalmente la pace”.

“Sono stati 14 mesi surreali. Noi siamo una famiglia normale catapultata in questa situazione. Non possiamo abbassare mai la guardia perché abbiamo scelto di essere dentro le cose. Per avere verità per Giulio dobbiamo agire, non basta proclamare ‘verità per Giuliò e poi la bolla si sgonfia”.

Ad introdurre la conferenza stampa ‘Un omicidio di Stato’, il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani del Senato. In Aula, oltre l’avvocata Ballerini, anche Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

“Oggi siamo nelle condizioni di dire che il rapimento, la sparizione e la morte di Giulio Regeni coinvolge direttamente altissimi ufficiali della National Security Egiziana. Sappiamo, ed è dolorossisimo, che due alti ufficiali hanno contatti con amicizie al Cairo di Giulio, abbiamo i nomi di queste persone” dice la legale della famiglia Alessandra Ballerini. Che continua “abbiamo le conferme a 14 mesi dal ritrovamento del corpo, che gli apparati di polizia sono stati coinvolti nella sparizione di Giulio”.

La legale conferma di conoscere “anche il luogo di detenzione di Giulio, dove è stato almeno 8-9 giorni. Un luogo non comune ma nella disposizione degli apparati dello Stato”, quindi dove “torturare qualcuno con gli strumenti giusti. I nostri consulenti hanno visto centinaia corpi torturati e mai, dicono, avevano visto qualcosa del genere. Ci hanno detto che è morto ‘peggio di un egiziano'”. Cose che prima erano un sospetto, ora sono fili che si uniscono a formare una matassa, alla quale manca un motivo. “Per varie forme di meschinità – continua Ballerini- anche molti amici hanno venduto Giulio. Non sappiamo i mandanti, non sappiamo la regia, non conosciamo la verità processuale ma la intuiamo anche se non sappiamo il perché”.

La mamma Paola, è decisa, come dall’inizio della sua lotta per la verità. “Ci chiedono spesso di mostrare una foto di Giulio. Abbiamo pensato che sarebbero foto inedite in Occidente perché quello che hanno fatto a Giulio forse non lo hanno mai fatto neanche ad un egiziano. Quindi abbiamo pensato che una foto andava mostrata, questa” dice la mamma del ricercatore italiano Giulio scomparso in Egitto, mostrando l’immagine del figlio dipinto da alcuni writer egiziani su un muro di Berlino. Nel dipinto si vede anche un gatto, “il simbolo dell’Egitto ferito” dice la madre, e la scritta in arabo “ucciso come un egiziano”.

Stallo, molte risposte sulla morte del giovane ricercatore non ci sono ancora. “Abbiamo avuto rassicurazioni dal premier Gentiloni. Continuiamo a confidare nelle nostre istituzioni” dice Claudio Regeni, padre di Giulio. Che non si arrende, che chiede giustizia, o almeno segnali della stessa: “Non solo chiediamo che il nostro ambasciatore non torni al Cairo ma ci auspichiamo che altri Paesi, europei e non solo, facciano lo stesso”. Per il senatore Manconi, “da parte dell’Egitto, nonostante gli spiragli annunciati e gli impegni presi, possiamo dire che quello che prevale è uno stato di inerzia”. Come il padre, anche il presidente della Commissione Diritti umani del Senato, si auspica che il governo italiano continui a non inviare il Egitto “il nostro ambasciatore richiamato nei mesi scorsi”.

Il signor Claudio ricorda come con l’Egitto “gli scambi commerciali vadano a gonfie vele”. “Abbiamo diritto al verità per la nostra dignità ma anche per guardare negli occhi a testa alta i tanti giovani che stanno seguendo questa vicenda e ci stanno scrivendo – conitnua Paola Regeni -. Pochi giorni fa si è celebrato l’anniversario dei Trattati di Roma – aggiunge – ma se non cerchiamo la verità cosa insegneremo a questi ragazzi, che sono già della generazione post Erasmus, dei valori dell’Europa?”.

Resta una ferita aperta aperta, che può infettare ancora. Nell’ultimo anno la situazione della violazione dei diritti umani in Egitto “è per certi versi ancora più grave” dice Noury, portavoce di Amnesty International Italia, si parla di “sparizioni che avvengono anche alla luce del sole con una media di 3-4 persone al giorno”. Sulla morte di Regeni “l’impegno deve continuare in tutte le forme possibili, giovandosi dell’esemplare rigorosa e sobria sollecitazione e collaborazione dei familiari dei Giulio che accrescono così l’autorità morale di ogni ricerca e iniziativa di parte italiana” è il messaggio del presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano.

02 Apr, 2017

Commissione Antimafia

Venerdì 5 maggio 2017, ore 10:30
Sala Di Carlo

Audizioni in merito alla situazione della sicurezza pubblica, con particolare riferimento alla eventuale presenza di organizzazioni criminali nel territorio comunale.

Ore 10,30: Carlo Maria D’Alessandro, Sindaco Comune di Cassino
Ore 11,30: Mario Scarnati, Sindaco Comune di Fabrica di Roma

31 Mar, 2017

Il kit 3D nelle scuole della Regione Lazio: uguaglianza e opportunità

Oggi ho iniziato la mia giornata insieme agli studenti e ai docenti (e anche a qualche genitore) dell’IIS Einaudi di Roma.

Ho consegnato loro il kit 3D che la Regione Lazio sta distribuendo in più di 200 scuole del nostro territorio. Stampanti e tablet che attraverso l’innovazione tecnologica fanno entrare negli istituti un punto di vista forte e chiaro: il nostro investimento nella scuola pubblica.

Per dare a tutti gli #studenti uguali opportunità, indipendentemente dalle famiglie di appartenenza e dai quartieri in cui vivono. Per scommettere sulla formazione degli insegnanti, e sulla loro cooperazione con i ragazzi e le famiglie.

Perché investire sui #giovani vuol dire questo: non metterli al centro dei discorsi magari dimenticandoseli un attimo dopo. Ma affiancarli e rafforzarli nel loro percorso di crescita e formazione.

Alle ragazze e ai ragazzi il kit è decisamente piaciuto!
* le foto le hanno fatte loro 😀

31 Mar, 2017

Migranti, la schizofrenia del governo sui diritti umani

Raffaele  K. Salinari*, Il Manifesto

Un colpo al cerchio e uno alla botte: la contemporanea approvazione al Senato del Decreto legge Minniti-Orlando, e della nuova normativa di protezione per i Minori stranieri non accompagnati (Misna), prima firmataria l’On. Sandra Zampa del Pd, introduce per legge una schizofrenia in materia di rispetto dei Diritti umani che suscita non poche preoccupazioni. Da una parte, infatti, il decreto costruisce e costituisce una serie di procedure decisamente contrarie al fondamento giuridico irrinunciabile per ogni Diritto che sia erga omnes, e dunque democratico, cioè il principio costituzionale: la legge è uguale per tutti.

Dall’altra il nostro Paese si mette in condizioni, finalmente, di tradurre in legge ciò che ha approvato, sottoscritto e ratificato già nel lontano 1989 con la Convenzione Onu sui Diritti dei minori.

La contraddizione tra le due normative è talmente palese da creare una schizofrenia tale da compromettere il sistema giuridico nel suo complesso. Il Decreto, lo hanno detto sia associazioni, sia giuristi, tratta i migranti come esseri umani diversi, che non hanno il diritto a poter seguire le stesse norme previste per i cittadini a parte intera. A queste persone viene così, di fatto, amputata una parte di umanità.

Attraverso la riduzione dei gradi di giudizio, infatti, è come se alla loro «nuda vita», alla loro dignità, per usare delle categorie biopolitiche care a Foucault, venisse attribuita una scadenza, una sorta codice a barre impresso sui corpi al momento del loro arrivo, un marchio innessivo il loro stesso status di richiedenti asilo, creando così una condizione che deve essere evasa velocemente perché la garanzia che li mantiene nel novero degli umani scade, e dunque la merce va restituita velocemente al mittente. Ma a parte la riduzione dei gradi di giudizio, è la logica del «respingimento comunicativo» che pesa oltremodo su queste nuove procedure.

Si antipatizza con i richiedenti asilo sin da subito, non solo mettendoli in Centri creati appositamente per seguire la nuova normativa anticostituzionale, ma facendogli capire che sono strutture il cui scopo non è sostenere il loro diritto ad avere uno status che gli sarebbe dovuto per il solo fatto di essere arrivati sin qui fuggendo a costo della vita le loro situazioni d’origine, bensì che dovranno essere loro a fornire l’onere della prova, sottoponendoli ad una giustizia contra reo che li ritiene colpevoli di truffa ai danni dello stile di vita nazionale, sino a che non siano in grado di dimostrare la verità della loro condizione umana.

È evidente, e se ne sono accorti anche i Senatori – che comunque hanno risposto al vecchio adagio Senatori probi viri Senatus mala bestia – che introducendo una forma parallela di giustizia, tribunali speciali inclusi, si costituisce un piano inclinato che potrebbe includere nella sua logica altri settori e fasce sociali rispondenti, un domani, agli stessi criteri di umanità dimezzata o problematica, non da espellere magari, ma da confinare in strutture segregate.

Certo una nota positiva resta l’approvazione sulla protezione dei Minori non accompagnati. Solo una osservazione a questo proposito: le associazioni che hanno sostenuto la legge, e fornito ai legislatori le esperienze concrete su cui basarsi, hanno sempre fatto rilevare che, in materia di Diritti umani, e di minori in particolare, bisogne essere non solo giusti, ma anche lungimiranti: accogliere e rispettare oggi il diritto di un bambino, significa domani crescere un cittadino democratico e rispettoso di quelle stesse regole di convivenza civile che lo hanno voluto tale, senza nessuna distinzione.

*Presidente Terre des Hommes

30 Mar, 2017

Una profonda lesione nel sistema dei diritti

Luigi Manconi, Il Manifesto

Una giustizia minore e un diritto diseguale. L’approvazione, ieri, del decreto Orlando-Minniti sancisce l’introduzione nel nostro ordinamento di una sorta di diritto «etnico» per cui ai cittadini stranieri extracomunitari è riservata una corsia giudiziaria «propria» con deroghe significative alle garanzie processuali comuni.

Deroghe non giustificabili in alcun modo con le esigenze di semplificazione delle procedure di riconoscimento della protezione internazionale. È questa la ragione principale che ha indotto me e Walter Tocci a non partecipare al voto di fiducia richiesto dal governo sulle misure di «Accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, e per il contrasto dell’immigrazione illegale».

Con questo gesto abbiamo inteso esprimere il nostro giudizio fortemente negativo su un provvedimento di legge che introduce una profonda lesione nel nostro sistema di garanzie. Una normativa che, appunto, non prevede appello per il richiedente asilo che ha ricevuto un diniego alla domanda di protezione.

La possibilità di impugnare i provvedimenti adottati dalle Commissioni territoriali è limitata al primo grado e fortemente affievolita poiché, salvo casi eccezionali, non è previsto il contraddittorio: ovvero che il richiedente asilo compaia davanti al giudice e possa esercitare pienamente il suo diritto alla difesa.

Così una procedura che regola tutte le iniziative giudiziarie, comprese le liti condominiali, il furto di un chinotto in un supermercato e l’opposizione a una sanzione amministrativa, non viene applicata nel caso di un diritto fondamentale della persona, come la protezione internazionale, riconosciuta dalla nostra Costituzione.

L’alterazione di questa procedura e la sua riduzione a due gradi di giudizio ha conseguenze ha conseguenze pesanti sulla vita dei richiedenti asilo e sui diritti di cui sono titolari. Ne discende che un principio determinante per il nostro sistema di garanzie, vigente nell’intero ordinamento, viene negato proprio ai soggetti più vulnerabili.

E volendo entrare ancor più nel merito della questione, quanto emerge nel corso del colloquio del richiedente asilo davanti alla Commissione territoriale, in alcuni casi e per una serie di ragioni, potrebbe non bastare per disegnare il quadro completo della vita di quella persona e far emergere gli aspetti più delicati da un punto di vista umanitario.

A questo serve l’udienza col giudice, e la presenza di un certo numero di esiti favorevoli al richiedente asilo in quella sede con il conseguente riconoscimento di una forma di protezione, nonostante la decisione della commissione territoriale, non può che confermare quanto sia indispensabile garantire quell’impianto complesso – con il contraddittorio e con i suoi tre gradi di giudizio – previsto dal nostro ordinamento.

Le esigenze di riduzione dei tempi di queste procedure, dato il contesto difficile e faticoso in cui il nostro Paese si sta muovendo e si muoverà nei prossimi anni, non vanno certo trascurate. Superare tutti i limiti evidenti emersi nella gestione del fenomeno migratorio deve essere un obiettivo per tutti perché migliorerebbe le condizioni di vita non solo dei migranti, ma anche dei territori coinvolti nell’accoglienza. Ma il risparmio del tempo nelle procedure non può corrispondere a un risparmio di garanzie e diritti.

29 Mar, 2017

Sanità, conti in ordine. Ora voltiamo pagina

La sanità del Lazio sta cambiando e ora possiamo iniziare a voltare pagina. A partire dal tema chiave delle liste di attesa, sulle quali sappiamo c’è ancora molto da fare, ma che ora siamo nelle condizioni di poter affrontare.

Questo perché grazie al percorso di risanamento la spesa è sotto controllo, sta aumentando la qualità delle cure e possiamo inaugurare una nuova stagione di investimenti. Torna infatti in positivo il margine operativo lordo mentre per il secondo anno consecutivo il disavanzo è sotto la soglia del 5%.

L’equilibrio di bilancio è frutto soprattutto di una riorganizzazione che vuol dire anche una migliore qualità nei servizi, maggiori risorse per la riqualificazione dei reparti e per l’ammodernamento tecnologico ed edilizio delle strutture ospedaliere e l’assunzione a tempo indeterminato di circa 3000 persone, tra medici, infermieri e tecnici. Un passaggio fondamentale, quest’ultimo, per il quale è in corso un braccio di ferro con il Governo che ci auguriamo di vincere.