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03 Dic, 2014

Dopo 36 anni una legge che mette a sistema il mondo dello spettacolo dal vivo e rimarca l’importanza delle arti

Il consiglio regionale con l’approvazione della legge 145 ha voltato definitivamente pagina. Il testo deliberato oggi, va a sanare un vulnus durato 36 anni, periodo in cui non è stato mai elaborata una legge omnicomprensiva per il settore dello spettacolo dal vivo.

“Questa legge – dichiara Marta Bonafoni – mostra grande interesse all’offerta culturale e ai suoi prodotti puntando l’attenzione affinchè a tutti i territori sia garantita un’ offerta culturale omogenea. Lo spirito della legge tiene insieme le nostre radici, la nostra memoria e la sua coltivazione con l’innovazione, ovvero la possibilità per i nuovi e le novità di accedere al mondo delle arti e della cultura. Questo provvedimento conferma che la cultura deve e può diventare non solo ossatura economica del Lazio ma parte portante del sistema culturale civile e democratico della nostra Regione.

“E’ una legge innovativa – aggiunge Cristian Carrara – che mette a sistema tutto ciò che riguarda lo spettacolo dal vivo. Ovvero la musica, il teatro, la danza e quello che attiene al mondo dell’impresa, dell’amatorialità, dell’educazione e della formazione. Questa legge si muove su tre filoni: il sostegno all’impresa culturale che riconosce il valore fondamentale non solo per la creazione di posti di lavoro, ma anche per il mantenimento vivo dell’approccio alla bellezza da parte dei cittadini. Il secondo filone è il riconoscimento e la valorizzazione di tutto ciò che è amatorialità legato ai cori, al teatro, alla danza, sottolineando il valore non solo artistico ma sociale di queste realtà che in alcuni piccoli comuni – e penso ad esempio alle bande musicali – rappresentano dei veri presidi sociali. Il terzo importante concetto contenuto in questa legge è il sostegno all’educazione dei piccoli all’arte, come occasione di crescita non solo artistica ma come sviluppo integrale della persona”.

“Un ringraziamento speciale – conclude Riccardo Valentini – va ai consiglieri del Per il Lazio che in commissione cultura sono maggioritari e che con le loro proposte hanno contribuito in modo più che fattivo alla stesura di questa legge che segna l’inizio di una nuova pagina per la cultura nel Lazio”.

03 Dic, 2014

Mafia Capitale, ora cambiare tutto con scelte forti e buona politica

La portata enorme e dirompente dell’inchiesta sulla “Mafia Capitale” venuta alla luce in queste ore, merita un’attenzione e un approfondimento da parte della politica senza precedenti, così come senza precedenti è il quadro di sistema che esce dall’ordinanza.

Il lavoro che il Procuratore Pignatone e il suo pool hanno scritto nero su bianco da una risposta definitiva alla domanda che da troppo tempo non trovava una risposta nella nostra città. A Roma la mafia esiste? Da ieri sappiamo che è così: a Roma la mafia c’è, gode di un patrimonio “relazionale” che le viene portato dall’essere Capitale d’Italia, e quindi scena in cui si muovono politici, imprenditori, professionisti, è una mafia originale e originaria che non ha l’accento meridionale e la “coppola”, come erroneamente qualcuno ancora pensava, ma ha le facce e il portamento anche dei colletti bianchi, vede uno accanto all’altro un’estremista di destra e pezzi delle cosiddette cooperative rosse, siede da pari a pari al tavolo con le altre mafie.

C’è una cosa che colpisce ancora di più, poi, nelle intercettazioni che leggiamo sui giornali. L’assalto alla “cosa pubblica” dei predoni criminali, avveniva sulla pelle degli ultimi, dei poveracci: i rom, i rifugiati, i minori non accompagnati. E a leggerli i filoni su cui gli affari della Mafia Capitale si concentravano mettono i brividi: i rifiuti, i campi rom, i residence per i richiedenti asilo. Emergenze vecchie e nuove che ora cominciamo a capire perché non sono mai state risolte: avrebbero affamato la macchina del sistema criminale.

Di fronte a questa realtà che è piombata davanti ai nostri occhi con l’inchiesta della Procura di Roma, la politica deve essere in grado di dare risposte nuove, forti, determinate: sciogliere i nodi del sistema alla base, operare con sempre maggiore trasparenza nei bandi, nelle nomine, negli appalti. Interrompere definitivamente il “business della disperazione” dando risposte sul piano dei diritti.

Su tutto, e sulle vicende personali degli indagati, vige per quanto mi riguarda il rispetto di procedimenti aperti, il garantismo di chi dice che le inchieste non sono sentenze, l’auspicio che l’iter della giustizia sia il più veloce possibile. Per chiarire, e per permettere a chi coinvolto ed estraneo, di difendersi nel migliore e più efficace dei modi.

03 Dic, 2014

Una luce nella notte dell’economia

Sarà pure la prima tappa di un cammino lungo e non scontato ma certo il progetto di legge sulla riconversione ecologica e sociale della Regione Lazio ha tutte le carte in regola per aprire percorsi inediti quanto importanti.

La proposta di legge è stata presentata il 2 dicembre ed è firmata da sedici consiglieri. In realtà è il frutto comune delle idee e delle proposte, tra gli altri, di Cgil e Fiom Lazio, Reset, Fondazione culturale responsabilità etica, Officine OZ, Action, che A Sud ed Ecosistemi hanno trasformato in un testo di didici articoli. Il lavoro di preparazione e partecipazione svolto finora è stato accompagnato dalla consigliera regionale Marta Bonafoni. Ora la proposta è stata consegnata al vicepresidente e assessore alla Formazione Ricerca Scuola Università della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio.

Non è facile in questo momento dare un volto concreto a temi come la conversione ecologica e sociale ma, come spiegano i promotori del progetto di legge, non ci sono più alternative. “Quella cominciata nel dicembre 2007 non è una crisi, è una guerra economica – dice Massimiliano Smeriglio – Sembra di essere nel romanzo di Céline, Viaggio al termine della notte, con la differenza che al momento non ci sono armistizi da firmare, non si intravede alcuna fine, è cambiato il rapporto tra luce e buio. È in questo contesto che dobbiamo lanciare nuove sfide. Abbiamo bisogno di mettere al centro i bisogni delle persone comuni, nuovi stili di vita, il tema della sobrietà ma anche il modo in cui ci sentiamo cittadini. Dobbiamo avviare processi di reale riconversione ecologica e sociale della produzione e dei consumi. La proposta di legge lavora su queste sfide”.

Il primo romanzo di Louis-Ferdinand Céline, pubblicato nel 1932, è una interpretazione suggestiva delle crisi e dei tormenti politici e morali del periodo fra le due guerre. Ieri come oggi, quelli che stanno in alto fanno di tutto per la proclamazione di Tina, There is no alternative: insomma, in tempi grigi, dobbiamo rassegnarci ai tormenti. “L’economia e la politica hanno i loro paradigmi già definiti, al centro ci sono sempre le grandi imprese – aggiunge Smeriglio – Con questa legge proviamo a smarcarci, cerchiamo altri terreni per migliorare il benessere delle persone, per offrire strumenti diversi con cui sperimentare alternative. Siamo convinti di poter offrire in questo modo un contributo importante a un dibattito che va oltre la nostra regione”.

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Regione Lazio, Sala Tevere: presentazione del progetto di legge sulla riconversione ecologica e sociale
Il progetto di legge si rivolge in particolar modo alle piccole e medie imprese in situazioni di pre-crisi. Anche per le imprese recuperate, cioè autogestite dai lavoratori e disposte a orientare in senso ecologico la propria attività produttiva, si aprono possibilità incoraggianti. Altri beneficiari della legge sono le associazioni, le onlus, le Ong, gli enti che tutelano beni comuni o che recuperano spazi pubblici in situazioni di degrado o disuso. Per tutti, la nuova bussola è il progetto di misurazione del benessere equo e sostenibile, nato da un’iniziativa di Istat e Cnel, nel dibattito internazionale sul superamento del Prodotto interno lordo.

Il punto di partenza è costituito tanto dalle imprese che chiudono e rendono più precario il lavoro, quanto da una crisi ambientale devastante, come dimostrano le 57 aree fortemente inquinate in attesa di una bonifica urgente, diffuse in tutte le regioni (nel Lazio, la Valle del Sacco e Civitavecchia).

10494944_10205116781072893_3116462308851263099_o“La proposta legislativa si preoccupa di cosa ma anche di come produrre – spiega Marica Di Pierri di A Sud – Un ruolo centrale è riservato alla formazione per la riqualificazione dei lavoratori e per la costruzione di una coscienza diffusa diversa tra i cittadini. In tutto questo la società civile è chiamata in causa non solo nella partecipazione alla preparazione del testo di legge, ma anche nel controllo della sua futura applicazione. Da qui in avanti continueremo a monitorare il percorso e a esercitare quel controllo sociale necessario. Vogliamo rendere il provvedimento uno strumento utile al cambiamento, verso un modello produttivo sostenibile, equo e redistribuitivo”.

Quali sono alcuni degli strumenti messi a disposizione dalla normativa in cerca di approvazione? Acquisti verdi, equo etichette, sostegno per la ricerca sui temi della sostenibilità, microcredito, aree di produttività ecologica. Il campo di ricaduta dei processi di riconversione include le filiere complete di produzione, la trasformazione dei prodotti e dei servizi, la modifica dell’uso di materie prime e di fonti energetiche, l’accorciamento delle distanze tra produzione e consumo, la formazione. L’ambizione è fare tutto questo attraverso la cooperazione tra mondi diversi: le piccole e medie imprese, le organizzazioni sociali, il mondo scientifico, gli enti pubblici.

Uno dei punti forti del progetto è l’affidamento della ricerca di finanziamenti alla Cabina di Regia sui fondi comunitari (che chiedono di investire proprio “su uno sviluppo sostenibile, intelligente e inclusivo”), già molto attiva nella Regione. Conclude Smeriglio: “Per una legge di questo tipo mettiamo in campo prima di tutto una cosa: le risorse per realizzarla”.

Comune-info
3 dicembre 2014

02 Dic, 2014

Riconversione: una proposta di legge innovativa per fronteggiare la crisi economica e tracciare nuovi percorsi per lavoratori e imprese

Frutto di un percorso durato un anno che ha visto collaborare nella stesura del testo forze sociali, sindacali, produttive e istituzionali, unite da un medesimo obiettivo: la salvaguardia dei livelli produttivi e di quelli occupazionali della Regione ispirata a criteri di sostenibilità ambientale e sociale.

L’istituzione si è dunque mossa insieme ai corpi intermedi, con una visione forte e nuova di sviluppo, attento a dare in contemporanea una risposta alla crisi ambientale e a quella economica che affliggono i nostri tempi.

La legge ha come obiettivo la conversione in senso ecologico delle piccole e medie imprese del Lazio, che si trovino in situazioni di pre-crisi, mette al centro la formazione professionale dei lavoratori nonché il coinvolgimento e l’informazione dei consumatori, che sempre più dovranno convertirsi anche loro a nuovi modelli di consumo. L’obiettivo e’ anche quello dell’individuazione e del recupero delle aree dismesse del Lazio, con piani che possano rilanciare l’occupazione e contemporaneamente fornire servizi al territorio.

La legge, che potrà contare su una corretta programmazione dei Fondi Europei che chiedono alle Regioni di investire proprio su uno sviluppo sostenibile, intelligente e inclusivo, nata in un quadro di collaborazione stretta con la Giunta come testimoniato dalla presenza del Vicepresidente Smeriglio, è stata sottoscritta da tutti i capigruppo della maggioranza – Marco Vincenzi (Pd), Gino De Paolis (Sel), Riccardo Valentini (Pl), Michele Baldi (Lista Zingaretti), Piero Petrassi (Cd), Oscar Tortosa (Socialisti) – dai Presidenti della commissione Attività produttive Mario Ciarla, Ambiente Enrico Panunzi, Formazione Eugenio Patanè, oltreché dai consiglieri Cristiana Avenali,Massimiliano Valeriani, Gianluca Quadrana, Rosa Giancola, Daniela Bianchi, Fabio Bellini. Un’adesione massiccia che costituisce un’ottima premessa per un iter attento e rapido della proposta di legge in Consiglio.

01 Dic, 2014

Le case della salute sono il punto focale della rete dei servizi socio-sanitari

L’inaugurazione di questa mattina della prima Casa della Salute nel territorio del I Municipio a Roma, rappresenta un primo importante traguardo per la ridefinizione di quello che sarà il sistema socio-sanitario a cui sta lavorando la Giunta Zingaretti fin dal suo insediamento.

Il sistema delle Casa della salute, che quest’amministrazione sta disseminando in tutto il territorio della Regione Lazio, rappresenta l’ossatura della nuova rete socio-sanitaria.

Strutture sanitarie pensate non come dei “piccoli ospedali” ma al contrario realtà territoriali in grado di accogliere e curare cittadini e cittadine che necessitano di prestazioni sanitarie, in alternativa ai Pronto soccorso.

La grande novità rappresentata dalle Case della salute è quella di mettere insieme servizi sanitari per offrire una rete territoriale alternativa agli ospedali.

L’integrazione socio-sanitaria, cosi ben visibile oggi nelle varie stanze che abbiamo visitato durante l’inaugurazione e finalizzata a preservare la salute pubblica anche attraverso il rafforzamento, l’efficientamento e la modernizzazione del sistema sanitario regionale, rappresenta la nostra sfida più grande, alla quale stiamo rispondendo con la forza di una squadra rappresentata da Regione, Comune di Roma e Municipio per migliorare i servizi e rispondere con un nuovo modo alle richieste di cura.

Risposte ad una domanda forte e presente nei nostri territori; la folla che attendeva il taglio del nastro è il miglior viatico per la nuova sfida.

01 Dic, 2014

Cibo criminale la mafia e i nuovi servi della gleba

Don Luigi Ciotti e Stefano Rodotà dialogano su un’industria nascosta con un giro d’affari di 15 miliardi. […] Quel boss invisibile che siede alla nostra tavola. C’è un cibo difficile da digerire, un cibo illegale, è il cibo mafioso. Il cibo che le mafie coltivano, monopolizzano, trasportano, trasformano, vendono le economie avanzate del paese vivono solo grazie al lavoro dei migranti disprezzati.
Michele Smargiassi, La Repubblica

28 Nov, 2014

Casapound soffia sul fuoco dell’intolleranza

Ennesimo e grave gesto quello compiuto oggi da Casapound che stamattina ha bloccato l’uscita del Villaggio Attrezzato di Via Cesare Lombroso nel Municipio XIV, impedendo il passaggio dei bambini e dei ragazzi del campo che si apprestavano ad andare a scuola. Lo stesso è avvenuto di fronte ad alcuni complessi scolastici della zona in cui i minori rom sono iscritti.

La denuncia che intendo rilanciare arriva da Arci Solidarietà e della cooperativa sociale Eureka che lavorano con quei minori, uniche realtà a segnalare il gravissimo attacco ai diritti dei ragazzi. Se mai ce ne fosse stato bisogno, questa e’ la conferma del fatto che c’è chi nelle periferie romane soffia sul fuoco del disagio per provocare reazioni fuori controllo.

L’azione di oggi da parte dei neofascisti di Casapound e’ stata infatti motivata da false notizie riportate dalla stampa di presunti raid compiuti da rom contro gli studenti del liceo Tacito e degli istituti Rosa Luxemburg e Domizia Lucilla. Eventi smentiti in maniera categorica dai dirigenti scolastici degli istituti citati.

Come cittadina democratica e come rappresentante delle istituzioni rivolgo un appello alle autorità competenti affinche’ siano impedite altre antidemocratiche prese di spazio da forze neofasciste, e ai cittadini e cittadine della nostra regione a praticare in modo concreto una politica di confronto, inclusione, rigettando segregazioni e divieti di sapore marcatamente fascista che toccano direttamente il diritto di tutti i bambini di accesso all’educazione e all’istruzione.

28 Nov, 2014

Consiglio Regionale

Lunedì 29 dicembre, ore 12.00
Consiglio Regionale del Lazio

Dei sei provvedimenti legislativi relativi alla sessione di bilancio restano da esaminare:
– la proposta di legge regionale n. 230 “Legge di Stabilità regionale 2015”;
– la proposta di deliberazione consiliare n. 37 “Approvazione della proposta di bilancio armonizzato del Consiglio regionale del Lazio per l’esercizio finanziario 2015-2017 in applicazione del Decreto Legislativo del 23 giugno 2011, n. 118”;
– la proposta di legge regionale n. 229 “Bilancio di previsione finanziario della Regione Lazio 2015-2017”.

Ordine del giorno

27 Nov, 2014

Contro le mafie presenza costante delle istituzioni e politiche di equità sociale

La Regione Lazio in prima linea nella lotta alle mafie e ad ogni forma di criminalità organizzata con azioni che a 360 gradi toccano tutti i differenti ambiti a rischio infiltrazioni.

“Le attività illecite – dichiara il consigliere regionale Baldassare Favara in occasione della presentazione di Mamma mafia di Danilo Chirico, nell’ambito del meeting regionale contro le mafie – legate alle organizzazioni malavitose sul territorio del Lazio sono molteplici e vanno dalla prostituzione, alle estorsioni, all’usura al riciclaggio di denaro sporco. Siamo la seconda regione per numero di transazioni economiche sospette segnalate dalla banca d’Italia e la quarta per quantità di droga sequestrata dopo la Sicilia, Calabria, Campania. Dati questi che confermano la presenza diffusa delle criminalità organizzate che la Regione Lazio contrasta con il sostegno alle attività delle forze dell’ordine locali e nazionali e con interventi di sensibilizzazione ed educazione che toccano tutti gli ambiti da quelli economici, produttivi, sociali”.

“L’antimafia – aggiunge Marta Bonafoni – deve essere un prerequisito presente in tutte le politiche messe in campo dalle istituzioni, dal welfare, al sociale, alla scuola all’educazione. La crisi economica sempre piu mordente rende piu’ esplicito il tentativo della mafia di sostituirsi allo Stato. Ecco perchè sono necessarie istituzioni sempre più forti e presenti capaci di annientare l’ingiustizia sociale della mafia con politiche di equità e benessere per tutta la comunità.”

27 Nov, 2014

Scuola, la sentenza è storica: “I precari vanno assunti”

La corte di giu­sti­zia euro­pea: il governo ita­liano sta­bi­lizzi pre­cari della scuola con il con­tratto a ter­mine. Non ci sono solo i 148 mila che Renzi vuole assu­mere. Ce ne sono almeno altri 100 mila. Col­pito al cuore il sistema della pre­ca­rietà di Stato. Torna la demo­cra­zia nelle scuole ita­liane?

La Corte di giu­sti­zia dell’Unione Euro­pea ha col­pito al cuore il sistema del pre­ca­riato nella scuola in Ita­lia. Con una sen­tenza attesa da tempo ieri la corte di Lus­sem­burgo pre­sie­duta dal giu­dice slo­veno Marko Ile­sic ha dichia­rato ille­gali i con­tratti di lavoro a tempo deter­mi­nato sti­pu­lati in suc­ces­sione oltre i 36 mesi (tre anni). Da oggi i docenti pre­cari e il per­so­nale Ata, che hanno supe­rato un con­corso nel 1999, o hanno otte­nuto un’abilitazione, hanno diritto ad essere assunti nella scuola. La Corte ha ripor­tato sui binari del diritto un paese che ha cer­cato con tutti i mezzi di restare nell’illegalità con il Dl 368 del 2001 che per­mette un numero illi­mi­tato di rin­novi con­trat­tuali solo nella scuola.

L’Italia sarà così obbli­gata, pena risar­ci­menti milio­nari e decine di migliaia di ricorsi ai giu­dici del lavoro, a tor­nare a far parte dello stato di diritto comu­ni­ta­rio dopo quin­dici anni.

La sen­tenza ha un valore epo­cale per­ché vale sia per il lavoro pub­blico che per quello pri­vato. Dun­que sia per la scuola e la pub­blica ammi­ni­stra­zione sia per le imprese. Que­sto signi­fica che la riforma Poletti (la prima parte del Jobs Act) che ha can­cel­lato la cosid­detta «cau­sa­lità» dei con­tratti a ter­mine può essere con­si­de­rata non valida poi­ché con­trav­viene alla diret­tiva euro­pea 70 del 1999. Quella che vieta i rin­novi dei con­tratti a ter­mine oltre i tre anni, ma che il governo Renzi non ha rispet­tato. Con­tro que­sta «riforma», i giu­ri­sti demo­cra­tici, la Cgil e l’Usb hanno già pre­sen­tato una denun­cia alla Com­mis­sione Euro­pea. In caso di parere posi­tivo, il ricorso pas­serà alla Corte che, alla luce della sen­tenza di ieri, non potrà che con­fer­mare il suo orien­ta­mento. Nel frat­tempo in Ita­lia, i giu­dici del lavoro saranno costretti ad appli­care la sen­tenza nella scuola o negli enti di ricerca e nella P.A.

La Corte ha smon­tato uno degli alibi usati dai governi per non fare le assun­zioni: quello dei con­corsi pub­blici. Una rarità ormai, di recente risco­perto in maniera cao­tica e ini­qua dal mini­stero dell’Istruzione. Ebbene, i lavo­ra­tori dovranno essere assunti subito senza aspet­tare l’epletamento delle pro­ce­dure concorsuali.

La sen­tenza fa inol­tre tra­bal­lare le basi sulle quali è stato costruito l’edificio della pre­ca­rietà sin dal 1997, quando il centro-sinistra di Prodi approvò il fami­ge­rato «pac­chetto Treu». Riso­lu­tivi sem­brano i punti 100 e 110 della sen­tenza a favore di otto docenti e col­la­bo­ra­tori ammi­ni­stra­tivi napo­le­tani che hanno lavo­rato per il mini­stero dell’Istruzione per non meno di 45 mesi su un periodo di 5 anni. Il primo sta­bi­li­sce che il con­tratto a tempo inde­ter­mi­nato è «la forma comune dei rap­porti di lavoro» anche in set­tori come la scuola dove il tempo deter­mi­nato rap­pre­senta «una carat­te­ri­stica dell’impiego». Il secondo punto smen­ti­sce le poli­ti­che dell’austerità con le quali i governi hanno giu­sti­fi­cato il blocco delle assun­zioni in tutto il pub­blico impiego: il rigore del bilan­cio non può giu­sti­fi­care il «ricorso abu­sivo a una suc­ces­sione di con­tratti di lavoro a tempo deter­mi­nato». Biso­gnava aspet­tare l’Europa per affer­mare la cer­tezza di que­sti prin­cipi. A tanto è arri­vata la bar­ba­rie poli­tica e giu­ri­dica nel nostro paese.

Ieri il governo Renzi ha pro­vato a fare il vago. La rispo­sta del mini­stro dell’Istruzione Ste­fa­nia Gian­nini era pre­ve­di­bile: la «buona scuola» pre­vede l’assunzione dei 148 mila docenti pre­cari nelle gra­dua­to­rie ad esau­ri­mento e il con­corso per 40 mila nel 2015. Tutto a posto allora? Per nulla. La sen­tenza della Corte chia­ri­sce la fon­da­men­tale discri­mi­na­zione com­piuta dal governo ai danni di almeno altre 100 mila per­sone che non ver­ranno assunte a set­tem­bre, pur aven­done i titoli. Si tratta dei docenti abi­li­tati Pas e Tfa, oltre che del per­so­nale Ata (almeno 15 mila). La mag­gior parte ha lavo­rato più di 36 mesi nella scuola. Si parla di 70 mila, ma anche di 100 mila.

Sui numeri non c’è cer­tezza per­ché manca un cen­si­mento serio, l’unico stru­mento per pro­ce­dere ad un vero piano per le assun­zioni. La sen­tenza è infine un colpo tre­mendo, anche finan­zia­rio, alla poli­tica degli annunci dell’esecutivo. Se, com’è pre­ve­di­bile, con­ti­nuerà sulla sua strada, allora dovrà pre­pa­rarsi a pagare milioni di euro in risar­ci­menti. Nei tri­bu­nali ita­liani giac­ciono almeno die­ci­mila ricorsi in attesa della sen­tenza della Corte. Da oggi i pro­cessi di mol­ti­pli­che­ranno a dismi­sura e si con­clu­de­ranno con una con­danna. Renzi si trova davanti a que­sta alter­na­tiva: assu­mere fino a 300 mila per­sone nella scuola, oppure ini­ziare a pagar­gli i danni.

Tutti i sin­da­cati della scuola stanno affi­lando le armi giu­ri­di­che. L’Anief, che tra i primi ha ini­ziato a per­cor­rere que­sta strada, pre­para una valanga di nuovi ricorsi per imporre il paga­mento degli scatti di anzia­nità ai pre­cari, non­ché le loro men­si­lità estive per un totale di 20 mila euro. «È una pagina sto­rica – ha detto Mar­cello Paci­fico, pre­si­dente Anief – Ora è asso­dato che non esi­stono ragioni ogget­tive per discri­mi­nare chi è stato assunto a tempo deter­mi­nato nella scuola dal 1999». La Gilda di Rino Di Meglio ha reca­pi­tato una dif­fida al governo. Se entro dicem­bre non avvierà la sta­bi­liz­za­zione dei pre­cari per­cor­rerà fino in fondo la via giudiziaria.

«La que­stione pre­ca­riato è esplo­siva – sostiene Mas­simo Di Menna della Uil Scuola – Con­ferma la mio­pia di una gestione del per­so­nale attenta al rispar­mio anzi­ché al rispetto dei diritti dei lavo­ra­tori». Piero Ber­noc­chi dei Cobas chiama alla mobi­li­ta­zione con­tro il governo che, come i pre­ce­denti, pre­fe­rirà pagare le multe piut­to­sto che rispet­tare il diritto: «Con il suo piano Renzi voleva espel­lere il 50% dei docenti met­tendo pre­cari con­tro pre­cari, fasce con­tro fasce. Non c’è riu­scito. Ora biso­gna esten­dere que­sta con­qui­sta a tutto il pub­blico impiego». «Non biso­gna illu­dere i pre­cari, non pos­sono aspet­tare gli anni del dibat­ti­mento nelle aule legali — sostiene Cri­stiano Fiorentini(Usb) — La sen­tenza non deter­mina assun­zioni imme­diate. Ci vuole una norma per la stabilizzazione».

«Il governo ha soste­nuto che la Cgil difende i lavo­ra­tori sta­bili e discri­mina quelli pre­cari — sostiene Mimmo Pan­ta­leo, segre­ta­rio Flc-Cgil — La sen­tenza della Corte di Giu­sti­zia euro­pea sulla scuola ha ribal­tato que­sta fal­sità e dimo­stra come il nostro sin­da­cato si stia bat­tendo per i pre­cari. Que­sta sen­tenza raf­forza le ragioni dello scio­pero gene­rale del 12 dicem­bre». Giunta all’indomani dell’approvazione alla Camera del Jobs Act, la sen­tenza col­pi­sce uno dei pila­stri della riforma tar­gata Renzi-Poletti: vieta cioè di rin­no­vare infi­nite volte il con­tratto a ter­mine: «Ora devono sce­gliere — con­ti­nua il sin­da­ca­li­sta — O affron­tano migliaia di ricorsi, e li per­de­ranno, oppure sta­bi­liz­zano tutti i pre­cari e non solo quelli iscritti nelle gra­dua­to­rie a esaurimento».

La sen­tenza della Corte Ue è uno di quei «casi in cui diciamo meno male che l’Europa c’è — ha com­men­tato la segre­ta­ria Cgil Susanna Camusso — Non c’è dub­bio che que­sta sen­tenza sia un pre­ce­dente per i pre­cari della P.A. e sul decreto Poletti. Il governo deve rispon­dere sul fatto che non pro­cede alla sta­bi­liz­za­zione dei precari».

Roberto Ciccarelli, Il Manifesto