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15 Dic, 2014

L’Italia dimentica il reddito minimo

Il reddito minimo, una somma garantita a chi non ha lavoro e a chi, soprattutto le donne, pur avendo un impiego non riesce a mettere insieme un salario decente. È soprattutto un modo di vedere la nostra società. E quindi la vita. […] Il reddito minimo non è una tutela soltanto per chi lo riceve, ma per l’intera società. Evita che migliaia di persone scivolino nell’emarginazione
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11 Dic, 2014

Mafia Capitale: con il Social Pride perché la cooperazione sociale non sia vittima del malaffare

Questa mattina ho partecipato alla conferenza stampa con la quale il Social Pride ha raccontato l’altro pezzo della storia dell’inchiesta di Mafia Capitale, il pezzo che ancora mancava: quello delle cooperative e delle associazioni oneste che in questi anni si sono viste respingere i bandi, rifiutare i progetti, che hanno denunciato meccanismi poco chiari nel quasi totale disinteresse della politica e dei media.

Hanno ragione, gli uomini e le donne del Social Pride: l’inchiesta sulla Cupola che secondo l’ordinanza del Procuratore Pignatone gestiva una larghissima fetta degli appalti sulla manutenzione del verde e sull’accoglienza a Roma rischia di far restare una vittima certa sul terreno, la cooperazione onesta, i tanti modelli positivi di collaborazione tra il pubblico e il privato sociale che in questi anni hanno continuato a lavorare – facendo innovazione – nonostante i grandissimi ostacoli che ora cominciamo a capire fino in fondo da cosa fossero rappresentati.

Ora le amministrazioni di Roma Capitale e della Regione Lazio si trovano di fronte a un bivio: rispondere all’inchiesta internalizzando tutti i servizi o, peggio, privatizzandoli di fatto. Oppure rilanciare con un modello totalmente nuovo di politiche sociali, che punti con coraggio sulla sussidiarietà, che si ispiri a criteri di giustizia sociale accanto a criteri di legalità, che non scambi mai più la mediazione sociale per merce di scambio o peggio di “collusione”, ma la valorizzi per quel che è: funzione pubblica a tutto tondo, capace di raggiungere l’obiettivo ultimo e principale della Cosa Pubblica, il benessere delle persone e della comunità, il bene comune.

Come Regione Lazio abbiamo degli strumenti già a disposizione che aspettano solo di essere definitivamente varati: la Legge di recepimento della 328 sui servizi sociali, l’istituzione del Tavolo d’inclusione rom, l’approvazione della Legge istitutiva del Garante dei diritti dei rifugiati. Alla tanta parte sana della cooperazione sociale assicuro tutto il mio impegno per imprimere un’accelerazione a questi atti: la risposta migliore, più giusta e più forte che possiamo dare al malaffare che da anni si arricchiva, sulle spalle dei più fragili.

11 Dic, 2014

Lavoratori di Tor Vergata scendono dal tetto: una vittoria per il diritto al lavoro

Svolta decisiva per la vertenza dei lavoratori della cooperativa Società Arcobaleno, occupati presso il Policlinico Tor Vergata, che da due giorni protestavano sul tetto dell’ospedale per chiedere garanzie occupazionali all’azienda e difesa dei posti di lavoro da parte della Nuova Sair, cooperativa subentrante.

Grazie all’impegno tangibile della Cabina di Regia della Regione Lazio che si è concretamente occupata della protesta favorendo il dialogo tra la direzione del Policlinico Tor Vergata, i lavoratori in protesta e i vertici della nuova cooperativa, la vertenza ha avuto un esito positivo con l’impegno formale a non lasciare nessuno senza lavoro ed a verificare l’impiego di eventuali lavoratori in esubero in altri reparti solo con il loro accordo.

Una significativa vittoria di tutti che ha visto lavoratori, istituzioni e imprenditori impegnati seppur nei loro differenti ruoli nella difesa del diritto inalienabile per ogni essere vivente, ovvero il lavoro.

Naturalmente come sempre accade la Regione, nonché la sottoscritta continueranno a monitorare questa vertenza fino alla risoluzione definitiva.

11 Dic, 2014

Solo la scuola cambia la vita dei bambini

“Questo premio non è solo per me: è per tutti quei bambini dimenticati che desiderano un’istruzione. È per quei bambini spaventati che vogliono la pace. È per quei bambini senza voce che vogliono un cambiamento. Sono qui per far valere i loro diritti, far sentire la loro voce… Non è il momento di compatirli. È il momento di darsi da fare affinché questa sia l’ultima volta che vediamo negata l’istruzione a un bambino. L’istruzione è uno dei beni della vita, e una necessità”.
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10 Dic, 2014

“Da anni denuncio il business sui rifugiati”

Sono più di dieci anni anni che padre Giovanni La Manna segnala nelle sedi istituzionali l’anomalia di centri di accoglienza enormi, dormitori che non facevano integrazione, ma spuntavano dal Comune rette eccessive. Per fornire più o meno solo vitto e alloggio: né corsi di lingua, né assistenza legale, ma nemmeno i biglietti dell’autobus o i pannolini. Già presidente dell’Associazione Centro Astalli, ora membro della Commissione asilo politico, padre La Manna da molti anni è un punto di riferimento nell’accoglienza della Capitale. Nato nel 1981, il Centro Astalli oggi gestisce una mensa da 400 pasti, un ambulatorio, quattro centri di accoglienza, una scuola di italiano e molti altri servizi di prima e seconda accoglienza.

Nelle intercettazioni Salvatore Buzzi dice: «C’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno».
Noi definiamo gente senza scrupoli i trafficanti, che sfruttano persone disperate e in fuga. Ma chi ha la fortuna di arrivare sperimenta un’ulteriore forma di sfruttamento, con privazioni che non rispettano la dignità e i diritti. Se l’accoglienza è un parcheggio, è solo per fare soldi sulla loro pelle.

Lei se n’è accorto da anni. Come?
Da noi arrivavano continuamente rifugiati, formalmente accolti da altri
centri, che ci chiedevano beni di prima necessità. Mi sono chiesto: se noi spendiamo soldi per gli occhiali, i biglietti dell’autobus, i pannolini e il latte in polvere, come mai gli altri centri li indirizzano da noi? Mi sono preso la briga di chiamare i responsabili di quelle strutture: mi rispondevano con imbarazzo, ma spesso si trattava di dipendenti che tengono al posto. Un andazzo cominciato tra il 2005 e il 2006. Era evidente che c’era chi cercava di fare soldi con il sociale.

Ricorda i casi più eclatanti?
L’apertura del Centro Enea, dove per un rifugiato il Comune pagava una cifra enorme, oltre 70 euro a persona al giorno. Noi con meno della metà facciamo un’accoglienza dignitosa, capace di farsi carico di tutta la persona. Era l’ultimo anno dell’amministrazione Veltroni (accordo sottoscritto da Campidoglio e Viminale con un finanziamento di un milione e 140mila euro in due anni, ndr). E la convenzione è andata avanti per anni, fino a quando non è esplosa la crisi e qualche funzionario mi ha chiesto quanto costa davvero l’accoglienza. Ma allora con quale criterio avevano pagato finora? Poi dal 2010 dal C.A.R.A. di Castel Nuovo di Porto: da lì hanno cominciato ad arrivare da noi per l’assistenza legale o la scuola di italiano. Insospettiva anche il numero di posti. Per fare un’accoglienza onesta ed efficiente devi trattare numeri piccoli: 40 o 50. Se apri centri da 400 o 500 posti, che staff dovresti avere per spiegare a tutti qual è l’iter dell’asilo e seguire tutte le pratiche? E non c’è solo Roma. Mineo, in Sicilia, c’è ancora: più di 3 mila persone.

Anche perché sui grandi numeri si possono fare economie di scala.
Vede, alla mensa siamo noi a fare la spesa per controllare la qualità. Il Terzo settore non può ragionare come un’azienda. In un mondo in cui si tagliano le risorse umane, dobbiamo dare una testimonianza diversa. Noi abbiamo assunto due cuoche. E poi trattiamo con persone fragili, molte sono vittime di tortura che hanno bisogno di assistenza psicologica e psichiatrica.

Come mai non era emerso nulla?
Se chi deve controllare si limita a a leggere le carte fornite, vedrà un film molto lontano dalla realtà. Bisogna fare ispezioni, parlare con gli ospiti, vedere cosa mangiano. C’è il mediatore culturale? Come va la scuola di italiano? L’assistenza medica? Quella legale?

E le istituzioni preposte?
Al Consiglio territoriale sull’immigrazione o alle convocazioni in Comune o al Ministero io queste cose le dicevo. Non mi meraviglia che non siano state ascoltate.

Come si potranno scongiurare altri latrocini sulla pelle dei poveri?
Governare questo fenomeno significa avere chiaro cosa significa accoglienza e verificare se si svolge come da accordi. Il problema è stato sempre affrontato con logiche emergenziali. L’’emergenza Nord Africa’ insegna. È da farisei dire che sono sbarchi imprevedibili. Così però si possono ‘bypassare’ tutti i passaggi di legge: niente gare, niente appalti, tutte assegnazioni dirette.

E la mancata integrazione favorisce la xenofobia e il razzismo.
Così si alimentano le occupazioni di stabili in condizioni indegne. Le definiscono elegantemente come ‘accoglienza
informale’…

10 Dic, 2014

L’incontro sulla vicenda del Policlinico Tor Vergata primo importante passo

Sulla vertenza dei lavoratori del policlinico Tor Vergata che da ieri protestano al freddo sul tetto dell’ospedale, ho avuto rassicurazioni anche io dalla cabina di regia della sanità regionale.

La cabina sta seguendo da vicino la situazione, oggi le lavoratrici sono state raggiunte al presidio dal delegato della cabina, Egidio Schiavetti, e la mobilitazione ha raggiunto un primo importante risultato: domani la direzione generale del policlinico incontrera’ le due imprese, quella uscente e quella subentrante, da cui dipendono i lavoratori, e quindi le rappresentanze sindacali. L’impegno e’ quello di arrivare a quel passaggio mantenendo gli attuali livelli occupazionali, quindi zero licenziamenti.

La Regione vigilera’ su questo. Mi auguro che viste le notizie positive arrivate in queste ore le lavoratrici e i lavoratori scendano quanto prima dal tetto, forti del primo risultato ottenuto e potendo contare tra l’altro sul mio interessamento alla vertenza.