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Ci sono almeno due modi per conservare memoria degli anni della guerra e del fascismo. Ascoltare i testimoni e fare nostri i loro racconti prima che se ne vadano, per raccoglierne il testimone. E curare i luoghi della Resistenza romana, trasformarli in simboli vivi e “parlanti”.

Ieri è stato forte ed emozionante partecipare alla partecipatissima assemblea indetta da partigiani, antifascisti e reti civiche a #ForteBravetta, luogo di fucilazioni fino al 1945, parco lasciato all’incuria dall’attuale amministrazione a Cinque Stelle.

Le associazioni chiedono che quel parco viva: nel ricordo certo, riaccendendo la luce perpetua che veglia sul monumento ai martiri. Ma ancor di più nel presente: connesso al quartiere, alla città, alle scuole, alla Valle dei Casali.

Non è un’operazione impossibile e come Regione Lazio daremo il nostro contributo.
Perché dietro alla storia del rilancio di Forte Bravetta c’è anche un’idea di città e di società: capace di piantare i piedi nelle sue radici migliori, quelle dell’inclusione e della libertà, quelle di #RomaCittàAperta.

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