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Oggi ho assistito in Consiglio regionale alla presentazione della relazione annuale del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. Stefano Anastasia ha fotografato una situazione al collasso, che in questa prima parte del 2024 ha lasciato una scia di morti che non può lasciarci indifferenti: ieri un detenuto si è suicidato nell’istituto Mammagialla di Viterbo, cui è seguita una rivolta, mentre alcuni giorni fa è stato un agente di polizia penitenziaria a togliersi la vita a Roma.

Questa situazione drammatica interroga la politica sulla necessità di capire le cause profonde che sono alla radice del problema, e la mancanza di decisioni a lungo termine che molto spesso causano questa catena di sofferenze e di latenza del diritto. Il sovraffollamento, che nel Lazio è sopra la media nazionale, è solamente uno dei fattori che determinano queste criticità: c’è anche l`annosa carenza di personale della polizia penitenziaria e gli scarsi investimenti nei servizi sanitari. Tutto ciò è aggravato dalla logica esclusivamente securitaria e repressiva che ispira le politiche della destra e che ha un impatto funesto nella gestione in particolare delle carceri minorili. Urge anche garantire risposte per chi si trova trattenuto nei Cpr.

Parliamo di persone che non hanno commesso alcun reato e si trovano confinate da mura ostili oltre le quali non vedono alcuna prospettiva: è compito delle istituzioni attenuare tali condizioni di disagio e difficoltà. La relazione fornisce raccomandazioni importanti in tre campi. In primo luogo quello dell’assistenza sanitaria, dove si incoraggia ad attivare equipe multidisciplinari di salute mentale in tutti gli istituti penitenziari della Regione per la presa in carico delle persone con disagi psichiatrici. Nell’ambito delle politiche attive del lavoro si raccomanda la promozione periodica in tutti gli istituti e nelle Rems regionali di corsi di formazione professionale certificati. Infine, rispetto alla programmazione dell`intervento sociale si raccomanda l`attivazione di un Pua di prossimità in ciascun luogo di privazione della libertà. Il Garante ci consegna indubbiamente un quadro molto complicato, indicando al tempo stesso che la strada da percorrere è quella della scommessa sulla convivenza, del riconoscimento reciproco, dell’universalità dei diritti.

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