ColtiviAMOci modello di inclusione da replicare

ColtiviAMOci modello di inclusione da replicare

Comunità più inclusive e attente alle persone con disabilità per un mondo del lavoro sempre più accessibile e aperto alle diversità. È l’obiettivo centrato con soddisfazione dal progetto ColtiviAMOci, promosso dalla Cooperativa sociale ‘Il Pungiglione’, in partenariato con ‘Folias’ Cooperativa sociale.

Un percorso intenso in cui dieci giovani tra i 18 e i 25 anni con disabilità hanno sperimentato il lavoro di squadra, coltivando insieme un orto sinergico in uno spazio pubblico messo a disposizione dal Comune di Monterotondo, alle porte di Roma, tra i palazzi di un quartiere che si propone di diventare modello di progettualità ecologica e sociale.

Proprio lì, al Parco di Giò, con l’assessore regionale al Lavoro Claudio Di Berardino, stamattina ho potuto ascoltare e toccare con mano i risultati raggiunti da ragazze e ragazzi nei dieci mesi di questa preziosa iniziativa finanziata dalla Regione Lazio nell’ambito del Fondo Sociale Europeo, attraverso il sostegno e l’orientamento di operatori sociali, psicologi, educatori e figure professionali specializzate. Storie di vita che ci hanno raccontato i nodi di una nuova idea di socialità, che supera la disabilità per approdare a un’integrazione reale e a una possibilità concreta di futuro lavorativo per tutte e tutti.

Dieci giovani, grazie alla programmazione regionale e ai progetti di inclusione sociale, hanno potuto credere nelle proprie passioni, coltivare desideri, essere accompagnati nell’emersione delle loro competenze, sono scesi a coltivare il proprio giardino anche in piena pandemia, restituendo uno spazio pubblico alla collettività, assieme alle loro famiglie che hanno condiviso questo percorso di crescita.

Ora il nostro impegno sarà indirizzato a trovare strumenti per dare continuità a questa esperienza, permettere ai semi germogliati al Parco di Giò di dar vita a piante forti, replicare questo modello di inclusione con la collaborazione del Terzo Settore, senza il quale non è possibile immaginare politiche sociali e di inclusione.

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