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Voglio esprimere solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori di Amazon che per la prima volta in Italia hanno indetto un coraggioso sciopero.

Non facile in contesti di estrema precarietà e ricattabilità.

Ma il sostegno non basta perché è uno sciopero che ci interroga tutti sulle nuove condizioni di lavoro, in cui gli algoritmi decidono della vita degli addetti, in cui ogni diritto è andato sgretolandosi anche per colpa delle nostre nuove modalità di consumo. Dai magazzini di Amazon in queste ore sentiamo tante voci di donne e uomini che ci parlano della loro moderna catena di montaggio che sono i nostri hobby e interrogano le istituzioni sulle loro responsabilità.

E’ vero che stiamo vivendo, tra digitalizzazione e necessità indotte dalla pandemia, un tempo nuovo ma che sia allora l’occasione per ragionare anche su un “lavoro buono” che rispetti i diritti di tutti e tutte.

Alle multinazionali che fanno enormi profitti, spesso pagando pochissime tasse, diciamo che non è più sufficiente offrire occasioni di lavoro: bisogna offrire lavoro sostenibile.

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