L’esperienza del Covid ha reso evidente l’importanza del Servizio Sanitario Nazionale e della sua capacità di erogare servizi su base universalistica ed egualitaria. Ma sappiamo che così non è, che negli anni definanziamento e politiche diverse delle Regioni hanno creato disparità territoriali molto forti. Questo è avvenuto tanto più sul terreno della tutela e promozione e della salute sessuale e riproduttiva.
Attorno a questo tema sono spesso precipitate opzioni ideologiche, freno al sostegno delle libere scelte procreative delle donne. Ad esempio la legge 194 – che ha regolamentato l’interruzione volontaria di gravidanza, reso legale l’aborto riconoscendo alle donne il diritto di decidere per sé stesse e per la propria salute – non viene applicata dovunque allo stesso modo. L’accesso all’Ivg è spesso un percorso difficile, condizionato da posizioni etiche, caratterizzato da marcate disuguaglianze territoriali. Questo è avvenuto sul terreno dell’applicazione della legge 194, ma anche su quello della promozione della procreazione medicalmente assistita, del parto a casa, dello sviluppo della rete dei consultori familiari.
Oggi la tutela della salute sessuale e riproduttiva va affrontata in modo integrato, con attenzione verso le povertà, le diseguaglianze di genere e i comportamenti sociali a rischio, ed è fondamentale un approccio di salute pubblica. Nuove generazioni si sono rese protagoniste di politiche di prevenzione e sostegno, si pensi alla battaglia per l’abbassamento dell’iva sui prodotti igienici femminili o alla richiesta della contraccezione gratuita.
Così come una nuova consapevolezza del proprio corpo ha portato all’emersione di patologie trascurate o mai riconosciute. L’agorà libere di scegliere vuole essere un momento di confronto sullo stato dell’arte e di elaborazione di proposte a sostegno della salute riproduttiva e sessuale, della consapevolezza del proprio corpo.