Top

30 Ott, 2017

Il rosso e i Neri

Rubrica n.7 in diretta su #RadioPopolare

Il rosso del tramonto clamoroso che ha acceso Milano ieri sera, accanto al rosso delle fiamme in #ValSusa: tanto vento e pochi mezzi per affrontarle.

Si apre oggi la settimana che porterà alle elezioni in #Sicilia e ad #Ostia.
Mentre nel week-end Renzi ha tentato di dare un senso al Rosatellum non convincendo Mdp a sinistra e scontentando Emma Bonino coi suoi richiami antieuropei, a Ostia ieri è arrivato un endorsement esplicito ed inquietante: il signor Roberto Spada appoggia i fascisti del Terzo Millennio di #Casapound.

Intanto i neri di #ForzaNuova, a proposito di fascisti, promettono (‘nartravorta) di marciare sulla Capitale il 4 novembre, a Latina braccia tese durante la lettura dei brani del Diario di #AnnaFrank e al San Camillo in codice rosso il giovane di colore sfigurato dai razzisti in pieno centro a Roma.

Per chiudere una buona notizia, ogni tanto… Camila e Adriana spose e conviventi nel carcere di Rebibbia. Chissà che per una volta non siano i diritti #lgbtqi a dettare la strada per i diritti di tutti e tutte! Alla voce “affettività in carcere” ci sono intere pagine del diritto ancora da scrivere.

Ps la mia rubrica torna come sempre lunedì prossimo alle 7.50 in diretta su www.radiopopolare.it

Qui trovate il podcast: http://www.radiopopolare.it/podcast/il-demone-del-tardi-copertina-di-lun-3010/

29 Ott, 2017

L’amore di Camila e Adriana in una cella a Rebibbia

Ieri mattina con il Garante dei Detenuti del Lazio Stefano Anastasìa siamo stati a Rebibbia Femminile.

In carcere di solito si incontrano storie tristi, amare, storie di sconfitte. Stavolta c’è una eccezione: ecco a voi il racconto di una bellissima storia d’amore.

Adriana e Camila.

http://www.repubblica.it/cronaca/2017/10/29/news/il_nostro_amore_piu_forte_delle_sbarre_del_carcere_-179627497/

23 Ott, 2017

Referendum ruspa su Salvini

Rubrica n.6 in diretta su #RadioPopolare

I giornali oggi sono pieni di torte: i grafici del voto sull’autonomia di Veneto e Lombardia ci raccontano plasticamente di un #referendum che è stato tutt’altro che un flop.

Nel merito più che alla Catalogna ha somigliato alla Brexit, con quell’abiura al fisco solidale sulla quale hanno spinto tantissimo i “governatori”. Ma anche all’altra faccia del referendum del 4 dicembre: la’ – bocciata – la riduzione dei poteri delle Regioni. Qua – promossa – la piena attuazione del titolo V della Costituzione.

Sul piano politico il risultato somiglia molto a una ruspa stavolta manovrata contro #Salvini: ha vinto “l’altra Lega”, quella con cui Berlusconi dialoga più volentieri e che c’è da giurarci ora prenderà parola.

Nel frattempo a sinistra il dialogo almeno apparentemente prosegue e in Europa – Repubblica Ceca – per la terza volta in sei settimane si segnala un avanzamento dei #populisti e degli xenofobi!

Ieri infine – mentre i veneti e i lombardi decidevano di andare o non andare a votare – a Roma come tutte le maledette domeniche ha aperto le proprie porte allo shopping l’outlet di #CastelRomano. Quello dove lavora Valeria, la giovane mamma che per aver chiesto una domenica al mese di riposo si è vista recapitare una lettera di trasferimento coatto in altra sede.

Dice… la politica di occupa solo di se stessa. Ecco, occupiamoci di Valeria.

Ps la rubrica torna come sempre lunedì prossimo alle 7.50 circa su radiopopolare.it

Qui trovate il podcast: http://www.radiopopolare.it/podcast/il-demone-del-tardi-copertina-di-lun-2310/

16 Ott, 2017

Dal voto austriaco alla manifestazione #Nonèreato la battaglia è sull'”identitarismo”

Rubrica n.5 in diretta su #RadioPopolare

Per la seconda volta in cinque settimane ci troviamo a commentare un risultato elettorale europeo arrivato sull’onda della paura e della stretta sui #migranti.

In Italia Berlusconi e Salvini già litigano sulla vittoria del giovane austriaco #Kurz… più popolare o più di destra? Forse la risposta sta nel 26% di voti preso dagli xenofobi!

Questo lunedì si apre anche all’insegna della calcolatrice nostrana: si contano i senatori necessari a far passare il #Rosatellum a Palazzo Madama, si contano i miliardi (pochini) della manovra del governo.

Non si contano più invece le denunce ai danni del molestatore seriale Harvey Weinstein, e di tutti gli altri. L’hashtag #quellavoltache se usato fino in fondo ho il sospetto che brucerebbe ogni trend topic.

Infine, note a margine della settimana.
Nel vocabolario del 2017 è entrata a pieno titolo la parola #identitarismo.
Sabato a Roma si manifesta contro il #razzismo.

Ps la rubrica torna lunedì prossimo alle 7.50 in diretta su radiopopolare.it

Qui trovate il podcast: http://www.radiopopolare.it/podcast/il-demone-del-tardi-copertina-di-lun-1610

09 Ott, 2017

Il grande assente è ancora una volta il lavoro

Rubrica n. 4 in diretta su #RadioPopolare

4000 esuberi annunciati, fabbriche occupate, un difficilissimo tavolo che si riunisce oggi col governo e… quasi nessun giornale ne parla. La vicenda dell’#Ilva dimostra ancora una volta come il tema #lavoro in Italia non soffra della sola disattenzione della politica.

Forse siamo tutti appesi alle sorti della Nazionale di Ventura? Oggi in campo con l’Albania ci giochiamo i play-off, non so con quanto pathos da parte degli italiani. Di certo più di quello che ha ricevuto l’appello agli azzurri di dire la loro sullo #IusSoli: silenzio assordante.

In settimana poi torneremo a parlare di Stato e Giustizia: venerdì si apre il processo #Cucchi Bis, imputati cinque carabinieri. Sempre che non intervenga prima la prescrizione come ha denunciato nei giorni scorsi Ilaria Cucchi.

E delle intercettazioni dei 37 carabinieri indagati in Lunigiana qualcuno ha letto qualche riga? Nel we solo pochi quotidiani riportavano quelle parole (ma andavano cercati con la torcia i virgolettati degli uomini in divisa). Eccone uno: “Basterebbe prenderli e farli sparire, come i cinesi, un colpo alla nuca, la calce, la fossa, tappi tutto e li hai tolti di mezzo”.

A futura memoria.

Ps la rubrica torna lunedì prossimo in diretta su radiopopolare.it alle 7.50 circa!

Qui trovate il podcast: http://www.radiopopolare.it/podcast/il-demone-del-tardi-copertina-di-lun-0910/

05 Ott, 2017

Meglio vivere le piazze che scendere in strada. Noi del Piccolo America abbiamo fatto così

Valerio Giuseppe Carrocci, La Repubblica 

Caro Direttore,

io non credo che basti “scendere in piazza”: per quanti possiamo essere quest’azione non sarà mai sufficiente, e non lo sarà perché Roma ha bisogno di un processo nuovo, diverso, continuativo, Roma ha bisogno che le sue piazze vengano abitate, Roma ha bisogno di essere abitata.

02 Ott, 2017

La Catalogna, i migranti e il Nobel per la pace

Rubrica n.3 in diretta su #RadioPopolare.

Considerazioni sparse dopo il voto in #Catalogna: 1) non ci sorprende ma ci colpisce come ancora una volta l’Europa col suo silenzio emerga in tutta la sua fragilità; 2) tanti ed enormi sono i punti interrogativi aperti sulle prossime ore; 3) #Rajoy impressionante per la sua colpevole incapacità: prima del voto aveva detto “nessuno riuscirà a votare” (e si è visto), ieri sera ha dichiarato “non c’è stato nessun referendum” (peccato che con le cariche, i proiettili di gomma, il sangue e le centinaia di feriti tutte le telecamere del mondo si sono accese sulla Spagna ieri).

In Italia riparte il lavoro comune tra #Mdp e #CampoProgressista. In fondo è stato “facile”, è bastato togliere dal tavolo il nome di Renzi e mettere quello di Gentiloni, e iniziare finalmente a parlare delle cose da fare: via i super ticket della sanità, più fondi per i giovani e la scuola. Trattative sulla legge di stabilità partite, insieme. Per ora.

3900003… è il numero stampato sul braccialetto giallo che indossava Papa Francesco ieri durante l’incontro con i rifugiati a Bologna. Domani è la Giornata contro i morti in mare, quasi 400 vittime al largo di #Lampedusa nel 2013. Ma in Italia sembra che anche “pietà l’è morta”…

Il 6 ottobre a Oslo verrà assegnato il #Nobel per la Pace. Qualcuno se lo ricorda? Quest’anno uno strano silenzio dei media accompagna il riconoscimento, eppure i venti di guerra tra #Trump e la Corea del Nord non lasciano tranquillissimi i pacifisti!

Ps la rubrica torna lunedì prossimo, come sempre alle 7.50 in diretta su radiopopolare.it

Qui trovate il podcast: http://pod.radiopopolare.it/demonecopertina_1_02_10_2017.mp3

28 Set, 2017

Da ieri nella pancia della biblioteca Moby Dick un’intera sezione dedicata al Premio Strega

Ieri ho pensato che Roma ce la farà.
Che si risolleverà, che la risolleveremo.

L’ho pensato mentre ero a #MobyDick, la biblioteca voluta dalla Regione Lazio dove è stata appena inaugurata la sezione dedicata al “Premio Strega”, in pratica tutti e 71 i titoli vincitori del premio saranno disponibili per consultazione o in prestito tra gli scaffali degli ex bagni pubblici della Garbatella.

Ho pensato che Roma ce la farà sentendo parlare Massimiliano Smeriglio del distretto culturale che prende forma tra quell’hub culturale, il Palladium, Roma Tre.

L’ho pensato quando Gioacchino De Chirico ha detto: non di conservazione si tratta ma di un’operazione culturale.

Ho amato moltissimo ascoltare #PaoloCognetti coi suoi capelli rossi e le scarpe da trekking raccontare delle sue Otto Montagne, di quando adolescente marinava la scuola per andare in biblioteca, di come non esista lettura senza tensione etica.

A seguirlo una sala piena, di lettori e lettrici appassionati, attenti, pieni di domande intelligenti. Che mi hanno fatto ripensare a quello che è successo al Pigneto lo scorso we, con le strade che si sono riempite di donne belle di tutte le età chiamate a raccolta dal Festival delle Scrittrici #InQuiete.

Per questo ieri ho pensato che Roma ce la farà. Che tutto questo si risolleverà. Che tutti insieme ci risolleveremo.

26 Set, 2017

Ricollocamenti, il flop dell’Ue che rafforza i populisti

Carlo Lania, Il Manifesto

La coincidenza dei tempi non avrebbe potuto essere peggiore. Oggi scadono infatti i termini fissati due anni fa dalla Commissione europea per il programma di ricollocamento dei richiedenti asilo da Italia e Grecia e la data ha finito col sovrapporsi ai risultati delle elezioni in Germania che hanno visto una forte affermazione dell’estrema destra. Risultati che adesso non fanno sperare in niente di buono per quanto riguarda le politiche sull’immigrazione che Bruxelles potrebbe adottare a partire da domani. Ma andiamo con ordine.

Se non proprio annunciato, quello delle relocation era un fallimento abbastanza prevedibile visto l’atteggiamento riluttante, quando non proprio ostile, con cui gli Stati europei hanno dato seguito alla proposta fatta nel 2015 dal presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker di dividersi 160 mila profughi (soprattutto eritrei e iracheni) provenienti dai due Paesi che sopportano da sempre il peso della crisi dei migranti. In 24 mesi i rifugiati effettivamente trasferiti sono stati però appena 27.695, contro i 6.000 al mese ottimisticamente preventivati da Juncker. Di coloro che hanno trovato accoglienza, appena 8.451 provengono dall’Italia, contro i 34.953 posti disponibili. Altri 3.443 potrebbero aggiungersi nei prossimi giorni. Stando ai dati del Viminale sono infatti 1.256 le richieste di trasferimento già approvate, 992 quelle in attesa del via libera da parte dello Stato di accoglienza e 1.195 le domande istruite e per le quali deve essere ancora individuato un Paese destinatario.

Per correre ai ripari questa mattina a Bruxelles il commissario Ue all’Immigrazione Dimitri Avramopoulos chiederà agli Stati membri una proroga del programma, proponendo di proseguire con i ricollocamenti fino a quando non sarà varata la riforma di Dublino. E qui l’amarezza per l’insuccesso del programma rischia di trasformarsi in beffa. Insieme all’Italia a spingere di più per cambiare il regolamento che assegna al Paese di primo ingresso la presa in carico del migrante sono stati finora Francia e Germania. La cancelliera Angela Merkel ha però sempre rinviato ogni discussione a dopo le elezioni tedesche. Ora che le urne hanno parlato, le sue prime dichiarazioni sembrano frenare ogni voglia di mettere mano a Dublino. «Dobbiamo capire le paure degli elettori dell’AfD e riconquistarli», ha spiegato dopo il voto.

Il successo del partito di estrema destra tedesco rafforza la posizione di quanti sono contrari all’accoglienza e frenano anche per riformare Dublino. A partire da Ungheria, Repubblica ceca, Polonia e Slovacchia, con i primi tre paesi già nel mirino della commissione Ue, ma anche l’Austria, chiamata anch’essa al voto tra meno di un mese. I sondaggi danno in testa Sebastian Kurz, 31enne ministro degli Esteri e leader dei popolari, uno che vorrebbe confinare i migranti a Lampedusa e non perde mai occasione per minacciare la chiusura del Brennero.

A questo punto la cosa più probabile è che prima di Dublino Bruxelles decida di ritoccare il Trattato di Schengen. A spingere in questa direzione sono Francia e germania ma anche Austria, Norvegia e Danimarca, tutti Paesi che in un documento comune presentato all’ultimo vertice dei ministri degli Interni Ue hanno già chiesto di semplificare le norme che autorizzano il ripristino dei controlli alle frontiere interne prolungandone la durata massina fino a due anni (e non più sei mesi rinnovabili per un massimo di tre volte come accade oggi).

Una richiesta giustificata per motivi di sicurezza legati l pericolo di possibili attacchi terroristici, ma dietro i quali si intuisce anche la volontà di un ulteriore giro di vite nei confronti dei migranti. Lo stesso Avramopoulos non esclude che si possa andare in questa direzione, al punto di aver già annunciato di voler presentare le modifiche entro la fine di settembre. Avramopoulos andrà però incontro anche a un’altra richiesta avanzata da berlino e Parigi, quella di accelerare sui rimpatri degli irregolari. «Dal momento che solo il 36% dei migranti che non ha diritto a restare in Ue viene rimpatriato – ha spiegato il commissario – è chiaro che tutti gli attori devono aumentare il proprio lavoro in modo significativo»

25 Set, 2017

La Grosse Koalition è finita, quindi anche la Grande Coalizione in Italia?

Rubrica n.2 in diretta su #RadioPopolare.

Oggi non potevo che partire dalle elezioni tedesche: Merkel vince ma ridimensionando la Cdu al 33%, l’Spd incassa il peggior risultato di sempre, la Grosse Koalition è finita e – soprattutto – l’ultradestra neonazista (!) entra in Parlamento con 90 deputati.

Che succederà?

Di sicuro l’Europa già malconcia esce dal voto in Germania più instabile.
Di sicuro in Italia perde quota chi fa il tifo per una Grande Coalizione in salsa tricolore (il possibile governo Renzi-Berlusconi, o Berlusconi-Renzi) e persino chi prova a dare luce al cosiddetto Rosatellum 2.0.
Per fortuna eh.

Il we d’altra parte, tra il M5S a Rimini (si è ufficializzato il “culto del capoccia” come ha scritto Ainis) e Renzi a Imola ci ha raccontato di un’altra kermesse, i patrioti di Giorgia Meloni riuniti ad Atreju: niente Berlusconi e zero riferimenti a Berlusconi anche nei discorsi! In compenso tanti applausi per Salvini.

Intanto, della serie basse frequenze ma che contribuiscono a dettare il battito, sui giornali fa capolino la notizia di altre due violenze ai danni di due donne (a Rimini e a Firenze) e proprio le donne di #NonUnadiMeno si apprestano a tornare nelle piazze questa settimana. Da seguire e da esserci.

Ps la rubrica se vi va potete ascoltarla tutti i lunedì in diretta alle 7.50

Qui trovate il podcast: http://pod.radiopopolare.it/demonecopertina_1_25_09_2017.mp3