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27 Set, 2017

“Siamo ad una svolta nella vicenda giudiziaria e lo dobbiamo anche a voi giornalisti”

Marina De Ghantuz Cubbe, Articolo 21

Il 27 settembre Ilaria Cucchi, Luigi Manconi e Fabio Anselmo, faranno il punto sul processo “nella stessa sala del Senato dove mostrai per la prima volta le foto di Stefano”. Lanceranno anche la terza edizione del Memorial Stefano Cucchi che si terrà il 1° ottobre a Roma. La giornata per ricordare il geometra romano morto il 22 ottobre 2009 durante la custodia cautelare, è organizzata dall’Associazione Stefano Cucchi Onlus e inizierà al Parco degli Acquedotti con la maratona “Corri con Stefano” a cui ci si potrà iscrivere a partire dalle ore 8; l’inizio della corsa è previsto per le 10. Dalle 19 invece, il Memorial continuerà all’ex Dogana di San Lorenzo dove dal palco interverranno, tra gli altri, l’attrice Jasmine Trinca (che interpreterà Ilaria nel nuovo film di Alessio Cremonini), i cantanti Alessandro Mannarino e Piotta, il gruppo Assalti Frontali, ma anche Chef Rubio e il regista del film Diaz, Daniele Vicari.

Sono passati 8 anni e questa è la terza edizione del Memorial Stefano Cucchi. Qual è lo spirito con cui arrivi al primo ottobre?

“Con uno spirito molto positivo, di speranza. Ed è un segnale che mi piace lanciare a tutti quelli che pensano di non potercela fare. La nostra vicenda deve necessariamente insegnare qualcosa, deve insegnare che in fondo non bisogna mai smettere di credere nella giustizia. Sì è vero ci sono voluti otto anni, tanto dolore, tanti sacrifici, tanto tempo perso, tante energie. Ma adesso possiamo dire che ce l’abbiamo fatta. Questo è il senso del Memorial: un momento di unione, di condivisione. Ci piace ricordare Stefano non nel giorno della sua morte, non in quello del suo arresto, ma in quello del suo compleanno in modo da poterlo ricordare con un sorriso. Mi butto alle spalle tutte le mattine in cui sono andata in tribunale e mi sono chiesta se un processo era quello che Stefano volesse: oggi io vedo Stefano che sorride”.

La vicenda giudiziaria è ad un momento cruciale. Quali sono i risultati secondo te ottenuti fino ad adesso e cosa manca ancora?

“È la prima volta che io sono così positiva e serena, se di serenità si può parlare, proprio perché siamo in una fase completamente diversa da quella che ci stiamo lasciando alle spalle. Il 13 ottobre inizierà il cosiddetto processo bis per la morte di mio fratello e questa volta sarà un processo che farà in modo che in quelle aule di giustizia possa entrare la verità. Semplicemente la verità che è stata nascosta per 8 lunghissimi anni, taciuta, consentendo che qualcun altro affrontasse un processo al posto dei veri responsabili di quella morte. Dalla mia parte adesso ci sono gli agenti di polizia penitenziaria imputati nel vecchio processo. Ci sarà CittadinanzAttiva e il Comune di Roma come è avvenuto in precedenza. Ma soprattutto le persone, e sono tantissime, che non hanno mai smesso di credere che si poteva ottenere giustizia per Stefano”.
A pochi giorni dall’Assemblea nazionale di Articolo21, qual è il significato della “scorta mediatica” che in questi anni si è creata intorno al caso?

“Innanzitutto sia io sia Fabio Anselmo siamo onorati di poter intervenire alla vostra Assemblea, quindi in un momento così importante del vostro lavoro. Non potrò mai dimenticare quel giorno di otto anni fa quando fui costretta mio malgrado a rendere pubbliche in una conferenza stampa le foto del corpo martoriato di mio fratello. Davanti a noi, davanti a me che quelle foto non le avevo ancora guardate, c’eravate voi giornalisti. Avete aperto quel dossier e ho capito che quello era il momento della svolta: ho capito che ormai non erano soltanto le mie parole ma quello che mio fratello aveva dovuto subire era chiaro ed evidente nei segni che il suo corpo portava su di sé. Devo dire che, se non ci fosse stato il cosiddetto processo mediatico e senza l’attenzione dei giornalisti, quasi sicuramente non sarebbe esistito il processo Cucchi nelle aule di giustizia. È triste dirlo ma è così”.

Quella per tuo fratello è diventata da parte tua anche una battaglia per i diritti umani

“Il senso dell’associazione è proprio questo. Dopo aver vissuto questa drammatica vicenda, dopo quei maledetti sei giorni che portarono Stefano a morire, ma anche dopo quello che lui ha subito in questi anni, necessariamente le nostre vite sono cambiate per sempre. Stefano era un ultimo, per questo è andata così. Di ultimi ce ne sono purtroppo tanti di cui non interessa nulla a nessuno e siccome umanamente io ho bisogno di dare un senso a questo dolore e a questo vissuto, mi piace pensare che nel nome e tramite Stefano, si possa parlare di tutti gli altri Stefano che subiscono soprusi e che rischiano di essere dimenticati. Sempre più capisco il sogno del mio migliore amico Paolo, un missionario a cui Stefano disse che stava bene, che io dovevo andare avanti, che probabilmente non sarebbe mai arrivata la giustizia, ma che era giusto farlo per tutti gli altri come lui”.

26 Set, 2017

Grave blocco della Raggi ad apertura palestra legalità

E’ molto grave che per mere questioni burocratiche, tra l’altro di facile soluzione, si blocchi o si rallenti un processo tra i più virtuosi nel nostro paese: quello della restituzione all’uso civico dei beni confiscati alle mafie.
Ad Ostia, territorio da questo punto di vista particolarmente esposto, la sindaca Raggi dimentica di fare la sua parte e blocca l’apertura di una palestra. Se la collaborazione Istituzionale trova intoppi anche su questo viene meno non solo la credibilità di un’intera classe dirigente e l’enorme sforzo di investimento che la Regione ha fatto per rendere questi luoghi agibili, ma è svilito agli occhi dei cittadini lo stesso senso di quel sequestro e di questa battaglia.
La legalità si fa con azioni che colpiscono le mafie, si fa agendo e si fa mettendo le mani nelle situazioni più complesse. Contro la criminalità organizzata non sono ammesse distrazioni.

26 Set, 2017

Ricollocamenti, il flop dell’Ue che rafforza i populisti

Carlo Lania, Il Manifesto

La coincidenza dei tempi non avrebbe potuto essere peggiore. Oggi scadono infatti i termini fissati due anni fa dalla Commissione europea per il programma di ricollocamento dei richiedenti asilo da Italia e Grecia e la data ha finito col sovrapporsi ai risultati delle elezioni in Germania che hanno visto una forte affermazione dell’estrema destra. Risultati che adesso non fanno sperare in niente di buono per quanto riguarda le politiche sull’immigrazione che Bruxelles potrebbe adottare a partire da domani. Ma andiamo con ordine.

Se non proprio annunciato, quello delle relocation era un fallimento abbastanza prevedibile visto l’atteggiamento riluttante, quando non proprio ostile, con cui gli Stati europei hanno dato seguito alla proposta fatta nel 2015 dal presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker di dividersi 160 mila profughi (soprattutto eritrei e iracheni) provenienti dai due Paesi che sopportano da sempre il peso della crisi dei migranti. In 24 mesi i rifugiati effettivamente trasferiti sono stati però appena 27.695, contro i 6.000 al mese ottimisticamente preventivati da Juncker. Di coloro che hanno trovato accoglienza, appena 8.451 provengono dall’Italia, contro i 34.953 posti disponibili. Altri 3.443 potrebbero aggiungersi nei prossimi giorni. Stando ai dati del Viminale sono infatti 1.256 le richieste di trasferimento già approvate, 992 quelle in attesa del via libera da parte dello Stato di accoglienza e 1.195 le domande istruite e per le quali deve essere ancora individuato un Paese destinatario.

Per correre ai ripari questa mattina a Bruxelles il commissario Ue all’Immigrazione Dimitri Avramopoulos chiederà agli Stati membri una proroga del programma, proponendo di proseguire con i ricollocamenti fino a quando non sarà varata la riforma di Dublino. E qui l’amarezza per l’insuccesso del programma rischia di trasformarsi in beffa. Insieme all’Italia a spingere di più per cambiare il regolamento che assegna al Paese di primo ingresso la presa in carico del migrante sono stati finora Francia e Germania. La cancelliera Angela Merkel ha però sempre rinviato ogni discussione a dopo le elezioni tedesche. Ora che le urne hanno parlato, le sue prime dichiarazioni sembrano frenare ogni voglia di mettere mano a Dublino. «Dobbiamo capire le paure degli elettori dell’AfD e riconquistarli», ha spiegato dopo il voto.

Il successo del partito di estrema destra tedesco rafforza la posizione di quanti sono contrari all’accoglienza e frenano anche per riformare Dublino. A partire da Ungheria, Repubblica ceca, Polonia e Slovacchia, con i primi tre paesi già nel mirino della commissione Ue, ma anche l’Austria, chiamata anch’essa al voto tra meno di un mese. I sondaggi danno in testa Sebastian Kurz, 31enne ministro degli Esteri e leader dei popolari, uno che vorrebbe confinare i migranti a Lampedusa e non perde mai occasione per minacciare la chiusura del Brennero.

A questo punto la cosa più probabile è che prima di Dublino Bruxelles decida di ritoccare il Trattato di Schengen. A spingere in questa direzione sono Francia e germania ma anche Austria, Norvegia e Danimarca, tutti Paesi che in un documento comune presentato all’ultimo vertice dei ministri degli Interni Ue hanno già chiesto di semplificare le norme che autorizzano il ripristino dei controlli alle frontiere interne prolungandone la durata massina fino a due anni (e non più sei mesi rinnovabili per un massimo di tre volte come accade oggi).

Una richiesta giustificata per motivi di sicurezza legati l pericolo di possibili attacchi terroristici, ma dietro i quali si intuisce anche la volontà di un ulteriore giro di vite nei confronti dei migranti. Lo stesso Avramopoulos non esclude che si possa andare in questa direzione, al punto di aver già annunciato di voler presentare le modifiche entro la fine di settembre. Avramopoulos andrà però incontro anche a un’altra richiesta avanzata da berlino e Parigi, quella di accelerare sui rimpatri degli irregolari. «Dal momento che solo il 36% dei migranti che non ha diritto a restare in Ue viene rimpatriato – ha spiegato il commissario – è chiaro che tutti gli attori devono aumentare il proprio lavoro in modo significativo»

25 Set, 2017

La Grosse Koalition è finita, quindi anche la Grande Coalizione in Italia?

Rubrica n.2 in diretta su #RadioPopolare.

Oggi non potevo che partire dalle elezioni tedesche: Merkel vince ma ridimensionando la Cdu al 33%, l’Spd incassa il peggior risultato di sempre, la Grosse Koalition è finita e – soprattutto – l’ultradestra neonazista (!) entra in Parlamento con 90 deputati.

Che succederà?

Di sicuro l’Europa già malconcia esce dal voto in Germania più instabile.
Di sicuro in Italia perde quota chi fa il tifo per una Grande Coalizione in salsa tricolore (il possibile governo Renzi-Berlusconi, o Berlusconi-Renzi) e persino chi prova a dare luce al cosiddetto Rosatellum 2.0.
Per fortuna eh.

Il we d’altra parte, tra il M5S a Rimini (si è ufficializzato il “culto del capoccia” come ha scritto Ainis) e Renzi a Imola ci ha raccontato di un’altra kermesse, i patrioti di Giorgia Meloni riuniti ad Atreju: niente Berlusconi e zero riferimenti a Berlusconi anche nei discorsi! In compenso tanti applausi per Salvini.

Intanto, della serie basse frequenze ma che contribuiscono a dettare il battito, sui giornali fa capolino la notizia di altre due violenze ai danni di due donne (a Rimini e a Firenze) e proprio le donne di #NonUnadiMeno si apprestano a tornare nelle piazze questa settimana. Da seguire e da esserci.

Ps la rubrica se vi va potete ascoltarla tutti i lunedì in diretta alle 7.50

Qui trovate il podcast: http://pod.radiopopolare.it/demonecopertina_1_25_09_2017.mp3

23 Set, 2017

Allarme Roma

Lunedì 30 ottobre 2017, ore 9.00-13.00
Roma, FNSI (Sala Tobagi)
Corso Vittorio Emanuele II, 349

Ossigeno per l’Informazione e l’Associazione Stampa Romana organizzano il 30 ottobre prossimo il corso di formazione professionale dal titolo “Allarme Roma. Presentazione e analisi del Dossier sulle minacce e gli attacchi ai giornalisti che operano nel Lazio e nella Capitale”.

22 Set, 2017

Noi ci proviamo a costruire ponti…

Non è facile costruire ponti, nel tempo che stiamo attraversando.
Vincono la rabbia, le divisioni, il rancore.

Noi stiamo provando a fare qualcosa di diverso: nel Lazio, con la coalizione guidata da Nicola Zingaretti. E nel Paese, dentro al progetto di Giuliano Pisapia.

Lunedì Zingaretti e Pisapia saranno insieme sullo stesso palco alla festa dell’Unita’ di Roma, alle 20.30.

Un’occasione di confronto preziosa, comunque la si pensi. Per chi ha ancora voglia di cucire…

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