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07 Giu, 2013

Cucchi, continuare nella ricerca della verità

“Nell’esprimere la mia totale vicinanza ad Ilaria e a tutta la famiglia Cucchi, voglio sottolineare, pur nel rispetto della sentenza di ieri, che l’uccisione di Stefano resta una ferita aperta”. Lo ha dichiarato Marta Bonafoni, consigliera regionale Gruppo ‘Per il Lazio’.
“In vista del ricorso in appello già preannunciato dalla famiglia Cucchi – ha sottolineato Bonafoni – voglio assicurare fin da subito, al di là della partecipazione di questo momento, un sostegno pieno e fattivo sulla strada della verità”.
“Il carcere è un universo attraversato da contraddizioni molto forti – ha concluso la consigliera regionale – lo conferma la manifestazione di oggi della FP Cgil Polizia Penitenziaria che ha manifestato davanti ai cancelli di Rebibbia Nuovo Complesso, per protestare contro il sovraffollamento degli istituti penitenziari e la grave carenza di personale (2500 agenti su 4250 previsti). Un sistema al collasso sul quale bisogna mettere al più presto le mani”.

06 Giu, 2013

“Così la giustizia ci ha traditi”. Lo sfogo della sorella tra le lacrime

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Gli agenti accusati delle percosse da cui tutto è scaturito – almeno secondo la famiglia Cucchi – sono tornati a casa assolti. Conclusione assurda, per il papà di Stefano. Accanto a lui, la moglie Rita aggrappata al senatore Luigi Manconi che ha seguito passo passo indagini e processo, piccola com’era piccolo Stefano, dà voce alla sua indignazione: “Me l’hanno ammazzato un’altra volta, è una sentenza inaccettabile, ma noi proseguiremo la nostra battaglia”.

04 Giu, 2013

“Quella è una lesbica, ora la curo io”. Bufera su due giornalisti della Bbc

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Il comico Bob Mills ha proseguito promettendo di “convertire” la Balding all’eterosessualità e paragonandola a un equino: “È una cavalla che apprezza la potenza che ha tra le cosce”, ha detto alludendo alla passione della giornalista per l’ippica, “ma tutti sappiamo che non c’è femmina che non possa essere curata”.
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03 Giu, 2013

Costi disumani

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Stanziamenti pubblici significativi, mancanza di trasparenza nell’utilizzo delle risorse, risultati limitati rispetto a quelli auspicati ed esposizione dei migranti al rischio di violazioni dei diritti umani: queste le conclusioni del dossier “Costi disumani. La spesa pubblica per il contrasto dell’immigrazione irregolare” presentato il 30 Maggio da Lunaria.

Secondo l’associazione tra il 2005 e il 2012 sono almeno 1 miliardo e 668 milioni di euro le risorse nazionali e comunitarie stanziate per il controllo delle frontiere esterne, per lo sviluppo dei sistemi tecnologici finalizzati a migliorare le attività di sorveglianza e di identificazione dei migranti, per la realizzazione dei programmi di rimpatrio, per la gestione dell’intero sistema dei centri di accoglienza degli immigrati irregolari, per la cooperazione con i paesi terzi in materia di contrasto dell’immigrazione irregolare.

331,8 milioni di euro per il controllo delle frontiere esterne; 111 milioni hanno finanziato l’acquisto di nuove tecnologie, sistemi di identificazione e comunicazione nell’ambito del Pon Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno; 60,7 milioni di euro sono stati stanziati nell’ambito del Fondo Europeo per i Rimpatri, oltre un miliardo di euro è stato impegnato per l’allestimento, il funzionamento, la gestione e la manutenzione di CIE, CPSA, CDA e CARA, 151 milioni di euro hanno finanziato progetti di cooperazione con i paesi terzi in materia di immigrazione.

55 milioni di euro l’anno il costo minimo stimato a regime per l’allestimento, la gestione, la manutenzione, la sorveglianza dei Cie e l’esecuzione dei rimpatri dei migranti in essi detenuti, se la capienza teorica rimanesse quella attuale.

Un investimento pubblico significativo nelle “politiche del rifiuto” che non riesce frenare l’immigrazione “irregolare”, né potrebbe essere altrimenti.

Lunaria chiede al Parlamento di monitorare in modo più stringente la spesa pubblica in materia di contrasto dell’immigrazione irregolare e l’operato del Governo e di riformare la disciplina sull’ingresso, il soggiorno e le espulsioni dei migranti. Il modo migliore per “contrastare l’immigrazione irregolare” è quello di facilitare l’ingresso e il soggiorno regolare dei migranti in Italia. L’associazione auspica anche che si arrivi al più presto alla chiusura dei Centri di Identificazione ed Espulsione. In attesa di una riforma complessiva, viene chiesta l’attivazione immediata del Parlamento al fine di ridurre il periodo di permanenza massimo nei centri e che siano evitati quei bandi al ribasso per la gestione dei centri che determinano un’ulteriore peggioramento delle condizioni di vita dei migranti nei Cie e numerose violazioni dei diritti umani.

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03 Giu, 2013

Ostia, corteo contro il femminicidio “Mai più violenza sulle donne”

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Un lungo corteo per dire ” mai più!” Alla violenza sulle donne. Sono partite da piazza della stazione vecchia a Ostia oltre 1000 persone per manifestare contro il femminicidio. “Vogliamo far sentire la nostra voce contro la violenza sulle donne” ha detto Manuela Campitelli, presidente dell’associazione Punto D e organizzatrice del corteo” abbiamo ricevuto adesioni da tutta la città, siamo davvero soddisfatti di questa giornata. L’idea è nata in seguito alle ultime due uccisioni, Michela e Alessandra, non dobbiamo dimenticare”

01 Giu, 2013

Il flop delle unioni civili

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Dovevano essere il registro di una speranza, di diritti ancora da realizzare. Sono diventati un flop, la rappresentazione di un sogno mancato, a leggere i numeri risicati di chi si iscrive. Pochi, duemila in tutto il Paese, e sempre meno ogni anno, sono infatti gli italiani che decidono i mettere i loro nomi in coppia sui libroni che raccolgono le unioni civili.
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31 Mag, 2013

La strage delle donne e i negazionisti di buona volontà

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Abbiamo alle spalle (recenti) un mondo patriarcale e un codice penale che giudicavano con sfrenata indulgenza, o con malcelata simpatia, gli uomini che ammazzavano le “loro” donne; e ora ci illudiamo di vivere in un mondo più affrancato dai pregiudizi e più libero per tutti. Anzi, un altro dato, secondo cui le uccisioni di donne sono molto più frequenti al nord che al sud, segnala una relazione complicata se non inversa fra liberazione dei costumi e insofferenza maschile.
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30 Mag, 2013

Mozione violenza di genere sulle donne-femminicidio

Misure urgenti per il contrasto della violenza di genere sulle donne-femminicidio

Premesso che

la violenza contro le donne, quale violenza basata sul genere ed aberrante forma di violazione dei diritti umani, ha subito nel corso degli ultimi anni una drammatica escalation: solo nel 2012 una donna ogni tre giorni è stata uccisa a causa della violenza di genere, 124 il numero delle vittime. Nei primi quattro mesi del 2013, si contano già almeno 30 casi di femminicidi e gli ultimi tre si sono consumati proprio nel territorio della Regione Lazio

Considerato che

1) Gli attuali strumenti di protezione delle donne vittime di violenza di genere, come i centri antiviolenza e le case rifugio presenti sul territorio regionale, appaiono insufficienti rispetto all’entità del fenomeno e non riescono a fare fronte alle richieste di sostegno, soccorso ed appoggio da parte delle vittime, poiché numericamente insufficienti e privi di risorse, umane e materiali.

2) Gli interventi di contrasto alla piaga del femminicidio appaiono oggi più che mai urgenti e indifferibili.

3) I suddetti interventi, in attesa di una predisposizione nel futuro di un quadro globale di politiche fondate su un approccio integrato al fenomeno a livello sociale, culturale, economico, nell’immediato devono:
– rafforzare, in via immediata, gli strumenti di tutela delle donne già vittime di violenza, potenziando la funzionalità dei centri antiviolenza, garantendone la presenza capillare sul territorio e ampliando il numero delle case rifugio, in ossequio alle indicazioni del Consiglio d’Europa, che raccomanda un posto letto per vittime di violenza in un centro antiviolenza ogni 10.000 abitanti ed un centro d’accoglienza ogni 50.000 abitanti (Raccomandazione Ue – Expert Meeting sulla violenza contro le donne – Finlandia 8-10 novembre 1999, sugli standard dei centri);
– avviare un confronto con le organizzazioni non governative e le associazioni attive nella lotta contro la violenza di genere, finalizzato alla elaborazione e progettazione di interventi a medio e lungo termine, nel quadro di una politica di genere che miri a contrastare la piaga del femminicidio e della violenza contro le donne sul piano socio-culturale, attraverso l’implementazione di azioni di prevenzione, sensibilizzazione, educazione e promozione del rispetto della donna e tra i generi, di formazione professionale per i soggetti che a tutti i livelli si occupano delle vittime della violenza di genere, di lotta alla esclusione sociale, economica e lavorativa delle donne;
– avviare e/o approfondire l’analisi del fenomeno in questione – in linea tra l’altro con il dibattito che si è recentemente sviluppato a livello nazionale – attraverso la realizzazione di indagini tra la popolazione, il rilevamento e la raccolta di dati, la ricerca e gli studi sulla violenza di genere, domestica ed extrafamiliare, quali strumenti indispensabili per l’implementazione di efficaci politiche di lotta alla violenza contro le donne.

Considerati altresì

– gli artt. 2, 3 e 13 della Costituzione italiana
– la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, sottoscritta ad Istanbul l’11 maggio 2011, la quale, oggi in via di ratifica dallo Stato italiano, rappresenta indiscutibilmente il riferimento cardine per la individuazione e specificazione del contenuto degli obblighi che incombono sullo Stato e sulle Regioni, di protezione della integrità psicofisica delle donne, del loro diritto all’autodeterminazione ed all’autonomia, alla sicurezza ed alla libertà personale;
– la Convenzione Europea per la Salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali ed i suoi Protocolli;
– la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani;
– le Raccomandazioni del Comitato dei Ministri agli Stati membri del Consiglio d’Europa: Raccomandazione Rec(2002)5 sulla protezione delle donne dalla violenza e Raccomandazione CM/Rec(2007)7 sulle norme e meccanismi per la parità tra le donne e gli uomini;
– la Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW, 1979);
– la Carta Sociale Europea;
– il Rapporto della Relatrice Speciale ONU contro la violenza sulle donne, le sue cause e conseguenze, Rashida Manjoo, presentato al Consiglio dei Diritti Umani nella sua XX sessione (A/HRC/20/16/Add.2) del 15.6.2012, che ha stigmatizzato le inefficienze dello Stato italiano nell’attuazione delle politiche e delle misure di lotta alla violenza di genere.

Impegna

il Presidente della Regione Lazio e la Giunta a provvedere:

– al rifinanziamento e alla diffusione dei centri antiviolenza;
– alla previsione di una discussione sull’istituzione di un Osservatorio regionale sulla violenza di genere;
– all’istituzione di una rete regionale operativa tra tutti i soggetti coinvolti per contrastare la violenza di genere, per promuovere attività di prevenzione e garantire adeguata accoglienza, protezione e sostegno alle vittime di maltrattamenti;
– all’immediata convocazione di un tavolo con le organizzazioni non governative e le associazioni operanti nel territorio regionale nella lotta contro la violenza di genere, per l’individuazione delle misure di contrasto del femminicidio e di ogni forma di abuso e discriminazione nei confronti delle donne.