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18 Lug, 2013

Palazzo e popolo

La misogenia esagerata del professore si sposa perfettamente con il ragionamento (si fa per dire) secondo il quale una politica di orgine congolese non ha titoli per occuparsi di immigrazione così come una figura di livello istituzional-internazionale non avrebbe la caratura per ricoprire la terza carica dello Stato. P. la riprova, se ce ne fosse ancora bisogno, dell’emergenza culturale, prima che politica, che ormai sale dal populismo fino alle colonne della grande stampa.
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17 Lug, 2013

Un colpo al cuore del diritto

Nella luce incerta di quella sera in Florida, il vigilante George Zimmerman non ha visto una persona, un ragazzo di nome Trayvor Martin – ha visto qualcosa che il nostro vicepresidente del Senato chiamerebbe «un orango». E naturalmente ha avuto paura, e poiché poteva farlo ha sparato. Ed è stato assolto.

Gli Stati Uniti si sono dati un presidente afroamericano, l’Italia si è data una ministra nata in Congo; ma questi segnali di progresso non indicano un’uscita dal razzismo del senso comune. Come hanno efficacemente segnalato i manifestanti di Time Square, a colori invertiti – vittima bianca, sparatore nero – il procedimento e la sentenza sarebbero stati ben altri.

Ha detto Barack Obama: siamo uno stato di diritto, la sentenza è questa, cerchiamo di capire adesso che cosa fare. Ma è proprio qui il punto: che «diritto» è quello che permette un’assoluzione del genere?

La legge della Florida riconosce la legittima difesa anche a chi abbia agito solo per la percezione del pericolo, indipendentemente dal fatto che questo pericolo fosse o meno reale. E non c’è dubbio che un ragazzo nero in un quartiere bianco nell’ora sbagliata è automaticamente percepito, almeno in certi contesti, come una minaccia: una materia fuori luogo, un’invasione (ricordiamo Henry Louis Gates Jr., luminare afroamericano di Harvard, arrestato perché di sera un poliziotto lo ha visto che cercava di aprire la porta della propria abitazione?). Ora, questa idea del rischio percepito, come stato mentale soggettivo che produce conseguenze materiali sociali, la conosciamo bene anche noi: è stata alla base di tutte le politiche securitarie che hanno cercato di fondare le politiche statuali sulla paura dell’altro (del migrante, dello «zingaro», del «clandestino», dello straniero).

Questa paura non solo percepita ma attivamente alimentata ha generato da noi il fenomeno, per fortuna molto marginale ed effimero, delle ronde leghiste e paraleghiste; e anche George Zimmerman, non un poliziotto ma un volontario che si era nominato vigilante da sé, è espressione di questo impulso a «fare da sé», a prendere in mano la legge e la sicurezza – a mettersi, con consenso della legge, fuori della logica dello stato di diritto.

Su questa paura permanente, fra l’altro, si fonda anche l’altro fattore nella morte di Trayvor Martin: l’ossessione delle armi. Nella maggior parte degli Stati Uniti, l’unico elemento di moderazione sul possesso delle armi è la norma che autorizza a portarle purché siano visibili; la Florida è uno di quegli stati che invece autorizzano il possesso di armi anche nascoste. Bisogna armarsi, dice la National Rifle Association, perché solo così ci si può difendere dagli aggressori armati che stanno dappertutto: una mentalità da assedio che si traduce, dopo l’11 settembre, in quell’ossessione del terrorismo che salda le paure private alle paranoie pubbliche. Ma nel caso di Trayvor Martin, il fatto che la pistola del suo uccisore non fosse visibile ha fatto sì che l’arma non avesse neppure una funzione deterrente, ma solo una funzione omicida.

Disse Barak Obama, subito dopo l’assassinio: se avessi un figlio maschio, Trayvor Martin avrebbe potuto essere mio figlio. Non era una trovata retorica: sta a dire che la sorte di Trayvor Martin può essere la sorte di qualunque ragazzo nero, che ogni ragazzo nero costruisce i suoi percorsi nello spazio urbano città tenendo presente il pericolo che corre.

«In queste strade», dice la madre afroamericana al figlio, in una canzone di Bruce Springsteen, «devi capire le regole; se ti ferma un poliziotto promettimi che ti comporterai educatamente e non cercherai di correre via e terrai sempre le mani bene in vista». Le mani di Trayvor Martin erano bene in vista, l’arma del suo assassino nascosta. Amadou Diallo, ammazzato dalla polizia con 41 colpi, aveva in mano un portafogli che i poliziotti hanno deciso di scambiare per un’arma. Trayvor Martin non aveva in mano neanche quello. È segno che nemmeno rispettare le regole ti protegge, che il pericolo te lo porti addosso direttamente nella tua nera «American skin». Che non ti uccidono per quello che fai, ma per quello che sei. E la legge li assolve.

Allesandro Portelli, Il Manifesto

16 Lug, 2013

Serve un nuovo piano per l’occupazione femminile

I dati forniti oggi da Cgil sono spaventosi: rendono chiaro il quadro su come questa Regione sia in sofferenza. La crisi economica nell’ambito dell’occupazione femminile, soprattutto se giovani, ha enormemente accentuato le differenze di genere. In sei anni il tasso nel Lazio è aumentato del 4%. Inoltre, diminuiscono i posti di lavoro qualificato mentre aumenta quello povero, precario, discontinuo. Per rilanciare il Lazio occorre affiancare al piano di sviluppo un nuovo piano di occupazione femminile.

Dobbiamo agire sul sistema della formazione, che sia alta e accessibile, della certificazione delle qualifiche e sul facile accesso all’Università. E’ necessario individuare percorsi per combattere la precarietà e offrire nuove opportunità. Impegnarci per estendere le tutele, rendere la maternità un diritto universale esigibile per tutte. Inventarci un nuovo Welfare che faccia della cura delle persone un nuovo volano di sviluppo.

E’ necessario lavorare perché il part time sia una scelta non una costrizione. Perché le opportunità tra uomini e donne davvero possano essere ‘pari’ e le lavoratrici siano finalmente protagoniste del mondo del lavoro, non sentendosi mai più oscurate da figure maschili. Tutto questo  attraverso dei piani di occupazione mirati, da modellare insieme alle organizzazioni sindacali e alle parti sociali tutte. Sono convinta che la Giunta di Zingaretti saprà lavorare in questa direzione.

16 Lug, 2013

Offese a Kyenge, no al razzismo istituzionale

“Sostanziare l’impegno del Consiglio regionale del Lazio contro il razzismo nelle istituzioni e chiedere ogni misura sanzionatoria contro chi, come il Vice Presidente del Senato Roberto Calderoli, viola i principi fondamentali della Costituzione e la lettera della Carta dei Diritti Fondamentali dell’ Unione Europea.”

E’ questo il senso dell’ordine del giorno che oggi abbiamo depositato, subito e nell’imminenza dei fatti, insieme a tutti i gruppi della maggioranza”.
Lavoreremo perché questo ordine del giorno venga discusso in aula al più presto, nella certezza che ci sia un’ampia convergenza di tutti i gruppi consiliari presenti.

Vogliamo con esso esprimere totale solidarietà alla ministra Cècile Kyenge Kashetu, colpita da attacchi personali razzisti lesivi della sua persona e delle istituzioni che rappresenta e  condannare con fermezza e convinzione ogni forma di razzismo e discriminazione di genere.   In relazione a quanto dichiarato da Calderoli  e per rimarcarne la gravità delle parole che hanno colpito la ministra Kyenge, chiediamo al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio in caso di protratte e mancate dimissioni da parte del responsabile delle parole razziste, di assumere ogni misura sanzionatoria e o disciplinare come previsto dal regolamento del Parlamento Italiano.

15 Lug, 2013

La campanella del Socrate tornerà a suonare

Nella riunione di oggi si è stabilito l’avvio immediato dei lavori all’interno del Liceo Socrate; l’impegno di tutte le istituzioni è quello di  far ripartire le lezioni puntuali il prossimo 2 settembre.

Questa mattina ho partecipato al sopralluogo all’interno dei locali e al successivo tavolo di coordinamento delle istituzioni a cui hanno  preso parte MIUR, Regione Lazio, Provincia di Roma, Roma Capitale, Municipio Roma VIII, Ufficio Scolastico Regionale e Prefettura di Roma.

Né rinvii, né provvisorietà, entro 48 ore vi sarà la quantificazione dei danni nonché  la definizione degli interventi necessari al ripristino e al funzionamento della scuola. Due cose mi hanno profondamente colpito durante il giro di questa mattina:  il fatto che – indipendentemente dalla mano che lo ha compiuto –  si sia trattato di un gesto che ha coinvolto con tocco distruttivo l’istruzione, istituzione cardine del nostro Paese.

E  poi di senso opposto il gran senso di comunità che ha visto la cittadinanza, i professori, i genitori e gli studenti insieme a tutte le istituzioni stringersi non solo idealmente intorno al Socrate distrutto, con una catena di impegno concreto e solidarietà per riportare la scuola al suo funzionamento”. “La Regione Lazio farà la sua parte – ha concluso Bonafoni – assicurando massima  partecipazione e collaborazione per garantire che la campanella del Socrate torni a suonare puntuale il prossimo 2 settembre.

15 Lug, 2013

Summer MaTeMù Jam

Lunedì 22 luglio, ore 15.30
Via Vittorio Amedeo II, 14

E’ stato un anno pieno di emozioni, soddisfazioni e attività. Abbiamo replicato lo spettacolo ALTROVE in maggio al teatro Centrale Preneste, i nostri laboratori hanno coinvolto tantissimi ragazzi e ragazze di tutte le parti del mondo.
Il corso di italiano come seconda lingua (L2) ha aiutato e formato molti ragazzi fornendo loro lo strumento primario per districarsi nelle maglie di una quotidianità difficile.
Abbiamo vissuto insieme momenti bellissimi e momenti difficili, salutato tanti ragazzi e ragazze che hanno passato del tempo con noi e che ora vivono/Altrove./
Sono arrivate nuove facce, nuove storie.
MaTeMù chiude per il mese di agosto e vorremmo condivedere con te tutto questo vissuto.
Lo facciamo a modo nostro, attraverso l’energia di questi ragazzi che ogni giorno vivono con noi questo luogo meraviglioso.

summer_matemu'

14 Lug, 2013

Calderoli insulta Kyenge. Letta e Colle indignati

La ministra Cecile Kyenge? “Quando la vedo non posso non pensare a un orango”. Eccola l’ultima gravissima frase pronunciata dal senatore leghista Roberto Calderoli, vicepresidente di Palazzo Madama che dopo la valanga di proteste e sollevazioni dal mondo politico a quello internettiano, ha chiamato in serata la ministra per “scusarsi”. Enrico Letta è furibondo e lancia un twitter “inaccettabili oltre ogni limite le parole di Calderoli, avanti Cecile col tuo lavoro! Siamo con te”, il Pd, attraverso il suo segretario, Guglielmo Epifani, ne chiede le dimissioni mentre parte della Lega prende le distanze.
Leggi l’articolo (da zeroviolenzadonne.it)