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01 Set, 2013

Atleti e cittadini. Lo sport come spazio sociale

Venerdì 13 settembre, ore 17.30
Presentazione rivista scientifica “Atleti e cittadini. Lo sport come spazio sociale”
SCUP- Sport e cultura popolare – Via Nola, 5 Roma

In occasione della pubblicazione del numero monografico della Rivista trimestrale di Scienza dell’Amministrazione, dal titolo “Atleti e cittadini. Lo sport come spazio sociale”, SCUP vuole avviare un confronto scientifico e politico sullo sport, spaziando dalle occasioni agonistiche di alto livello (i grandi eventi) a quelle che sono le attività formative e ludiche, con valenza sociale e sanitaria, oramai riconosciute come diritto di tutti i cittadini (lo sport per tutti).

I temi saranno proposti da quattro degli autori dei saggi della Rivista e dibattuti con un’attenzione particolare per la realtà romana: seguendo l’imperativo di conoscere per governare saranno presentate analisi longitudinali e trasversali sulle politiche europee sullo sport, sulle tendenze e le criticità dello sport italiano e sulle esperienze internazionali di monitoraggio dei sistemi sportivi.

Relatori

>> Prof. Nicola Porro, Dipartimento di Scienze umane, sociali e della salute, Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale – Lo sport europeo tra welfare e performance.
>> Prof. Enzo D’Arcangelo, Dipartimento di Scienze statistiche, Università degli studi di Roma, La Sapienza – La pratica sportiva in Italia: sviluppo, tendenze e criticità.
>> Prof. Antonio Mussino, Dipartimento di Scienze statistiche, Università degli studi di Roma, La Sapienza – Il monitoraggio comparato della partecipazione sportiva
>> Prof. Ailton de Oliveira, Università Federale di Sergipe: Il diagnostico nacional do esporte e Lazer  in Brasile

Sono invitati:

>> Alessandra  Carenza palestra popolare S.Lorenzo
>> Antonello Ciancio, membro Commissione Sport del VII Municipio
>> Silvia Natali   Assessore allo Sport Municipio VII
>> Andrea Novelli, associazione Neosport
>> Eugenio Patanè, Presidente Commissione sport Regione Lazio
>> Gianluca Peciola, vicepresidente commissione sport Comune di Roma
>> Riccardo Viola Presidente Coni Lazio

01 Set, 2013

Tutti inlcusi. Il percorso verso la legge di riforma del welfare del Lazio

Giovedì 12 settembre, ore 10,00
Sala Tirreno Regione Lazio
Via Rosa Raimondi Garibaldi, 7 – Roma

Giovedì 12 settembre prossimo, nella Sala Tirreno della Regione Lazio, le linee guida saranno presentate ufficialmente nel corso di un’iniziativa che abbiamo voluto intitolare “Tutti inclusi”, proprio a rimarcare la volontà di costruire un modello di welfare che non lasci indietro nessuno, e di farlo insieme. Nel corso di quella giornata, alla presentazione pubblica seguiranno alcuni gruppi di lavoro: sarà anche quella la sede per una discussione più ampia sui temi della proposta di legge.

La Regione Lazio conta molto sulla partecipazione attiva e responsabile di tutte le realtà che operano nel welfare regionale a questo percorso di discussione che ci porterà ad avere presto, e finalmente, una legge regionale sulle politiche sociali innovativa, trasparente, efficace e condivisa.

Ore 10 – Presentazione delle Linee guida
Interventi di:
Nicola Zingaretti – Presidente della Regione Lazio
Rita Visini – Assessore alle Politiche sociali della Regione Lazio
Rodolfo Lena – Presidente della Commissione Politiche sociali e salute del Consiglio regionale del Lazio

A seguire – Gruppi di lavoro e di approfondimento sulle Linee guida
(i partecipanti potranno scegliere direttamente il 12 settembre a quale gruppo di lavoro intervenire)
Gruppo tematico 1: Governance condivisa del sistema di servizi e interventi sociali
Gruppo tematico 2: Integrazione socio-sanitaria. Per davvero
Gruppo tematico 3: Azioni di sistema, animazione territoriale e coesione sociale

01 Set, 2013

Roma e i rom: linee guide per una nuova politica

Lunedì 9 settembre, ore 12
Sala del Carroccio a Palazzo Senatorio
Piazza del Campidoglio 1 – Roma

In Campidoglio Associazione 21 luglio e Arci Solidarietà presentano un documento congiunto per una nuova politica verso i rom nella Capitale

Una serie di proposte concrete rivolte all’Amministrazione di Roma Capitale per mutare radicalmente le politiche verso rom e sinti e passare da un approccio basato sull’emergenza e sulla segregazione a nuovi percorsi di inclusione sociale.

Lunedì 9 settembre alle ore 12, presso la Sala del Carroccio a Palazzo Senatorio (Piazza del Campidoglio 1, Roma) Associazione 21 luglio e Arci Solidarietà presentano agli amministratori locali e alla stampa un documento congiunto dal titolo “Dall’ossessione securitaria alla solidarietà responsabile. La città di Roma e i rom: linee guida per una nuova politica”.

Da decenni, la presenza delle comunità rom e sinte nella città di Roma è percepita come ingombrante, minacciosa e pericolosa, come attentatrice alla sicurezza personale e alla salute pubblica, come una “diversità” da dover segregare in nome di un presunto rispetto culturale, in spazi lontani e separati dalla città, quei “campi nomadi” che sono il segno più evidente dell’emarginazione spaziale e sociale.

Eppure le comunità rom presenti rappresentano a Roma una percentuale di popolazione intorno allo 0,24%, una delle più basse in Europa.

Mega campi monoetnici e sgomberi forzati, che hanno caratterizzato i vari Piani Nomadi che si sono succeduti nella Capitale negli anni scorsi, hanno portato infatti, oltre che allo sperpero di ingenti somme di denaro pubblico, alla segregazione della minoranza rom, all’’intolleranza da parte dei cittadini residenti nella periferia, alla crescita di generazioni di rom in un contesto di emarginazione sociale a forte rischio devianza e quindi gravemente penalizzante.

Il documento congiunto di Associazione 21 luglio e Arci Solidarietà nasce quindi dall’esigenza di superare gli errori e i fallimenti del passato e dalla necessità di una politica locale di stampo nuovo, non segregante né assistenzialista, capace di individuare una pluralità di soluzioni per rispondere a specifici bisogni.

Illustreranno il documento il presidente dell’Associazione 21 luglio Carlo Stasolla e il presidente di Arci Solidarietà Valerio Tursi.

Rappresentanti della giunta capitolina e consiglieri comunali sono stati invitati per un confronto-dibattito.

Per maggiori informazioni:
Danilo Giannese
Ufficio Stampa Associazione 21 luglio
tel.  (+39) 388 4867611 – (+39) 06 64491242
email: stampa@21luglio.org
www.21luglio.org

Ufficio Comunicazione Arci Solidarietà Onlus
tel. 06 89566589
email: comunicazione@arcisolidarietaonlus.eu
www.arcisolidarietaonlus.eu

31 Ago, 2013

Il sorriso di Giovanna il nostro insegnamento

Questa mattina ho preso parte al Tempietto egizio dentro il Verano alla cerimonia in ricordo della partigiana Giovanna Marturano, scomparsa lo scorso 22 agosto.

Una cerimonia bella, partecipata, commossa e piena di quei sorrisi che tante volte Giovanna Marturano ha portato in giro insieme alla sua memoria e testimonianza.

Ascoltando i ricordi di chi con Giovanna ha vissuto e lottato, dalle donne agli insegnanti e che lei ha frequentato per raccontare la Resistenza e i valori che da essa sono nati,  sottolineo che la mia presenza qui e quella del golfalone della Regione Lazio non sono solo atti dovuti alla memoria di una donna unica ma segni concreti dell’impegno a portare avanti l’insegnamento che Giovanna ha disseminato per cento anni.

30 Ago, 2013

Dentro il Ghetto dei braccianti africani

Da lontano non si vede. Campi sterrati, campi appena piantati, campi in maturazione. Campi dietro campi: devi arrivare a cinquanta metri per vedere le prime «case», accolte in una leggera infossatura del terreno che le nasconde alla vista, ombelico della terra: il Ghetto.

Lo chiama così chi ci abita: il Ghetto. Non «il ghetto di Foggia», il Ghetto. Un nome, non un giudizio. È una città: con le sue strade, gli assi ortogonali che di notte diventano «il corso», le piazze là dove ci sono i bidoni dell’acqua potabile, i rubinetti di quella non potabile per lavarsi. Una città che ospita in questi giorni mille e trecento persone, in larga parte giovani maschi africani che di giorno vanno a fare i braccianti nei campi in Capitanata, la seconda pianura d’Italia dopo la val Padana.

Il primo impatto è straniante. Baracche, nient’altro. Un lusso le pareti di bandone o lamiera. Di regola le colonne portanti sono di assi di legno su cui viene inchiodato compensato di risulta e vecchi cartelloni pubblicitari. All’esterno grandi plastiche a fasciare le strutture, solidamente fermate dai tubi dell’irrigazione inchiodati sul legno. Vecchi infissi ripescati in discarica, rare e piccole le finestre, la luce entra dalla porta, a volte protetta da un porticato; gran uso di tapparelle come staccionata.

È cominciato così: qualche casa colonica abbandona, occupata e riattata per la stagione. L’anno dopo accanto alle case, ecco le prime baracche, che l’inverno venivano smontate, ma già qualcuno si fermava nelle case. Poi le baracche si sono moltiplicate, molte sono abitate anche d’inverno. Dopo i fatti di Rosarno, vi si sono rifugiate 150 persone. Lo scorso dicembre c’erano 250 abitanti e, dopo la chiusura di «Emergenza Nordafrica», in maggio c’erano già 500 persone. L’anno scorso erano 900, quest’anno 1.300.

Baracche. Eppure l’uniformità del sistema di costruzione dà uno stile, una riconoscibilità a queste abitazioni molto diverse dalle baracche degli immigrati campani o abruzzesi alle porte di Roma fino agli anni ‘80 affogati nel degrado. Qui grazie alla Regione Puglia c’è l’acqua, potabile e no. I bagni chimici. La raccolta dei rifiuti; se qualche plastica viene portata per i campi via dal vento battente è perché i sacchi accuratamente chiusi non vengono tutti raccolti, e i randagi li lacerano a morsi nella notte. Due volte a settimana c’è il furgone di Emergency che fa ambulatorio (ma la Asl?). C’è persino Radio Ghetto, affiancato dalle Brigate di solidarietà attiva, che trasmette nelle moltissime lingue che si parlano in Senegal, Mali, Guinea Bissau, Costa d’Avorio, Guinea Conakry. Non c’è luce: di notte sono i punti di ritrovo a colorare di neon la strada principale. Da luglio a settembre c’è il campo di lavoro di «Io ci sto», ragazzi e non che dalle 17 alle 21 insegnano italiano e insieme ai ragazzi senegalesi e maliani riparano le biciclette, indispensabile strumento di mobilità. Due volte a settimana ci sono gli «avvocati di strada» che informano su diritti del lavoro e permessi di soggiorno. Ogni tanto compare qualche sindacalista, ma senza un luogo attrezzato, una postazione, un appuntamento fisso.

È vero, non c’è solo il Ghetto. In Capitanata sono 22mila residenti, a cui si aggiungono per la stagione della raccolta altre 16mila braccianti. Oltre agli africani. Sono gli europei (rumeni, polacchi, albanesi) che occupano i ruderi delle case coloniche o trovano altri ricoveri di necessità e a volte vengono segretari e schiavizzati. Ma il Ghetto è un’altra cosa. Un bel libro, «L’urbanistica del disprezzo», descrive come vivono in Italia i rom, e perché. Più che il disprezzo, per il Ghetto c’è invece «l’urbanistica dell’esclusione», dello sfruttamento. Lontani dalla città – quando c’è scuola un pullman garantisce almeno il collegamento con Rignano, d’estate c’è solo una corsa alle 7.40 con ritorno verso le 10 – nemmeno visibili, chi sta al Ghetto non ha che da lavorare, dormire, mangiare. C’è qualche «ristorante» che funziona anche da bar – e a volte da bordello, frequentato anche da italiani – c’è un barbiere, uno spaccio, il mercato: qualche ambulante che vende abiti usati e stoffe: soprattutto tende, grandi tende da interni che vengono drappeggiate nelle stanze per nascondere le pareti e abbellirle con cura. C’è un mercato informale, a volte illegale. Ma c’è anche solidarietà, nessuno rimane digiuno anche se non ha trovato lavoro.

Ora c’è chi vorrebbe cancellarlo. Una vergogna, dicono: buttiamolo giù. Meglio una tendopoli, ingressi controllati, mensa e polizia (e magari qualche nuovo posto di lavoro per italiani). Ma chi non ha il permesso di soggiorno sarebbe escluso, di nuovo. Di nuovo dovrebbe costruirsi una baracca nascosta. Il Ghetto è una vergogna. Sotto però c’è un’altra vergogna: quella dello sfruttamento, del caporalato che, nonostante la legge lo vieti, è più vivo che mai. Una vergogna le paghe da fame, 3.50 euro l’ora contro le 7.36 del contratto. E c’è qualche azienda che si spinge anche più in basso: domenica scorsa una squadra di undici braccianti si è sentita proporre una paga di 2.50 euro. Hanno rifiutato, e ci vuole coraggio, sono tornati al Ghetto.

Alla grettezza delle aziende si aggiunge il giogo del caporalato. I caporali, o i «capineri» (africani che ormai li hanno quasi sostituiti), tengono i contatti con le aziende, organizzano le squadre e le portano sul posto di lavoro riscuotendo 5 euro a testa, contrattano e ritirano le paghe e ci fanno una congrua cresta. Di norma strappano alle aziende 5 euro l’ora, ma al bracciante ne arriveranno 3.50. Meccanismo perfettamente descritto dal corto Caponero Capobianco (http://www.iocisto.eu/i-media/video-2/162-caponero-capobianco.html).

Se un bracciante avesse un contratto normale, potrebbe pagare un affitto e vivere a Foggia. Questo è il modo giusto per distruggere il Ghetto. Qualcuno ce la fa, una sessantina di persone almeno tornano al Ghetto solo per ritrovare gli amici. Giacché il ciclo delle culture si è ampliato (si comincia con l’orzo e il grano, poi pomodoro, zucchine e melanzane, cipolle e zucche, uva e olive, broccoletti e finocchi e carote) qualche rara azienda ha scelto di dare un contratto. Ma sotto molti dei contratti registrati all’Inps c’è un inganno: si assumono parenti e amici che non andranno mai nei campi ma riscuoteranno contributi e cassintegrazione invernale, così chi lavora davvero è truffato 2 volte.

Lavoro pulito e dignità, questo è il piccone che può distruggere il Ghetto. Ogni alternativa lascia intatto il problema e lo nasconde sotto un tappeto diverso. In quella città negata c’è «un serbatoio prezioso – dice Arcangelo Maira, sacerdote scalabriniano con un lungo percorso da migrante e missionario, direttore di Migrantes per la diocesi Manfredonia-Vieste-s.Giovanni Rotondo e animatore di Io ci sto – di energie e speranze per questi ragazzi migranti. E ci sono piccole azioni positive. Come la scuola di italiano, che dà uno strumenti indispensabile di cittadinanza. Come la ciclofficina, che mantiene in efficienza un mezzo di trasporto economico così da bypassare il caponero e andare direttamente a contrattare la giornata di lavoro. Ma soprattutto l’incontro tra giovani italiani e giovani braccianti, i cui contatti con gli italiani si limitano spesso a poliziotti, caporali, mafiosi e sfruttatori. L’incontro produce rapporti, fermenti, fiducia. I braccianti hanno l’obiettivo di mandare 50 euro al mese a casa, per i loro villaggi è uno stipendio rispettabile. Ma se avessero più giustizia, una paga decente, una casa, una famiglia, magari investirebbero qui.

Trent’anni fa noi italiani raccoglievamo pomodori per 12.000 lire l’ora, 6 euro. Oggi i braccianti ne prendono 3.50 e nei mercati il pomodoro costa tre volte di più. Perché il bracciante prende la metà e il consumatore paga il triplo?». La colpa è dell’ago della bilancia, la grande distribuzione che determina il prezzo, decide quanto comprare e da chi. I loro nomi non circolano, ma le loro azioni, qui nel Tavoliere, si vedono chiaramente.

Intanto sotto il tendalino della scuola di italiano, vicino alla bandiera della pace, si impara a scrivere, la testa china sui fogli, l’emozione di sentirsi capaci, sorrisi e risate. E, alla fine, tutti in cerchio a spizzicare taralli e fare conversazione, dalla poligamia al cibo, dalla moda a come si lavora nei campi. Su quel che è avvenuto, ad esempio, qualche settimana fa: lo scorso anno 287 braccianti hanno lavorato due mesi per la stessa azienda che, alla fine, non li ha liquidati. «Alcuni non si sono arresi – dice Arcangelo Maira – hanno deciso di fare vertenza, di combattere per i loro diritti. Abbiamo cercato i loro compagni, ormai dispersi per l’Italia, in cinquanta hanno chiamato in causa una grande azienda. Un bel segno di speranza».

Ella Baffoni, L’unità

30 Ago, 2013

Percorsi di movimento per la transizione e la riconversione verso un’economia ecologica e solidale

Sabato 7 settembre, ore 9,30-12,00
Teatro Valle

E’ ormai difficile negare che gli effetti delle tre crisi sovrapposte (finanziaria, economica ed ambientale), in corso da oltre cinque anni con una intensità che non accenna a diminuire, e le gravi conseguenze sociali delle misure ancora completamente liberiste adottate dai governi di una Europa mai così messa in discussione, stanno impattando pesantemente sui nostri territori, dove assistiamo sempre più allo sgretolamento del tessuto produttivo fondato sull’attuale modello di sviluppo.

Pensiamo che il movimento variegato dell’economia solidale, possa e debba essere un laboratorio permanente di realtà ed esperienze che abbiano come obbiettivo quello di centrare la loro attività sull’utilità sociale, per la costruzione di una società a tutela dei beni comuni, una società equa, partecipata e sostenibile. Un’economia che crei ricchezza sociale e ben vivere sociale per i territori e per le comunità che li abitano.

Discuteremo in questo workshop come i movimenti di economia solidale possano provare a dare risposte non autoreferenziali alla crisi in atto, avviando proposte di transizione immediate a partire dalle tante esperienze territoriali come il Municipio dei Beni Comuni/Ex colorificio liberato di Pisa, le ex Officine RSI occupate e ScUP a Roma e tutte quelle realtà che stanno indicando come sia necessario recuperare luoghi e spazi mettendo in discussione, laddove necessario, l’imperativo categorico del rispetto della proprietà privata.

E’ a partire dalla lotta per il recupero della sua funzione sociale, che passa anche da azioni dirompenti come la liberazione di uno spazio, che passano tutte le esperienze innovative come il co-working, e tutti quei laboratori dove elaborare progetti comuni per creare circuiti economici oltre la crisi. Luoghi dove affrontare la crisi per superarla collettivamente, luoghi liberi dalle logiche di mercato e dalla mercificazione. Spazi di MercatoNonMercato dove si possano pensare e praticare modelli di gratuità, di dono e di economia della decrescita.
(a cura di) Laboratorio Urbano Reset

Introducono e moderano l’incontro Monica di Sisto (Fair Watch) e Riccardo Troisi (Reorient onlus ) di Comune Info

Guido Viale (Economista) Fabio Resino (Cooperativas de Trabajadores Autogestionados (Facta) Gabriella D’amico (Assobotteghe) Lorenzo Sansonetti (Officine Oz) Laura Greco ( Asud ) Mauro Gaggiotti (Energetica) Ummarino Luciano  (Loop /casetta Rossa)  Marta Bonafoni  (Consigliera Regione Lazio) Luca Lo Bianco (Assessorato urbanistica di Roma) Fabrizio Nizzi (Ex Cotral occupato) Bartolo Mancuso (Scup)  Luca D’Eusebio (Zappata Romana)  Carlo de Angelis ( Agricoltura Capodarco )Gianfranco Bongiovanni ( Occhio del Riciclone ) Soana Tortora (Solidarius Italia) Ciccio Auletta (Ex colorificio liberato di Pisa) un rappresentante del Teatro Valle e Cinema Palazzo ed altre esperienze attive in città.

XI° Edizione del forum di Sbilanciamoci!
Roma, dal 6 all’8 settembre 2013

Al centro del forum di quest’anno, a partire dal titolo “EUROPA DISEGUALE. Le alternative alla recessione e alle diseguaglianze”, l’analisi della crescita delle diseguaglianze in Italia e in Europa e le possibili strategie per combatterle.

Il Forum di Sbilanciamoci! si svolge ogni anno in concomitanza e simbolica alternativa al workshop degli industriali di Cernobbio organizzato dallo Studio Ambrosetti, al cui interno vengono presentate le tradizionali ricette dell’ideologia neoliberista: privatizzazioni, tagli al welfare, precarizzazione del lavoro, supremazia del mercato, allentamento dei vincoli ambientali.

Il Forum di Sbilanciamoci! si terrà quest’anno a Roma, presso le Officinezero e il Teatro Valle Occupato, due spazi che narrano e sperimentano concretamente nuove forme di socialità e di cooperazione dal basso, alternative contro disoccupazione e precarietà, percorsi di sostenibilità ambientale e di contrasto alla mercificazione della cultura e dei saperi.

Numerosi i temi in agenda delle cinque sessioni di lavoro: la crisi economico-finanziaria e la difesa dei diritti e della dignità del lavoro, la salvaguardia e la promozione del welfare, le prospettive dell’”economia verde” e di un’altra economia per un nuovo modello di sviluppo, le questioni del futuro dei giovani, del diritto allo studio e della lotta alla precarietà. La discussione sulle cause dell’aumento delle disparità di reddito, ricchezza, accesso a beni e servizi fondamentali, sarà accompagnata dall’elaborazione di proposte politiche alternative per fronteggiare la crisi, rilanciare l’economia, creare nuovo lavoro, dare speranza ai giovani, assicurare diritti e solidarietà sociale. Il tema delle diseguaglianze verrà così declinato nelle sue molteplici dimensioni e ricadute, con una particolare attenzione alla compenetrazione tra gli indirizzi delle politiche europee e di quelle nazionali.

In programma, inoltre sabato mattina, 6 workshop su: economia ecologica e solidale, immigrazione, comunicazione alternativa sull’economia, istruzione, tutela del territorio e reddito di cittadinanza.

La sera di venerdì 6 i rappresentanti di alcune delle lotte più significative condotte dai lavoratori (Irisbus, Montefibre, Fiat-Pomigliano D’Arco, Rsi, Fma Fabbrica Motori Automobilistici, Paese Sera) colpiti dalla crisi faranno sentire la loro voce nell’incontro “L’Italia è capace di futuro?”. Evento serale anche il 7 settembre: verrà presentato in anteprima nazionale l’ultimo film di Ken Loach “The spirit of ‘45″.

Una tre giorni di discussione collettiva per mettere a fuoco proposte e percorsi di lavoro di fronte ad un autunno che si preannuncia difficilissimo a causa delle condizioni sociali ed economiche del paese e di una situazione politica e istituzionale incerta e piena di incognite.

Cinque sessioni plenarie, sei gruppi di lavoro, due eventi culturali e oltre cinquanta relatori si alterneranno nel corso del Forum. Molti gli ospiti attesi. Tra gli altri, dopo il saluto istituzionale di Massimiliano Smeriglio e Luigi Nieri* (rispettivamente vicepresidente della Regione Lazio e vicesindaco di Roma), il Direttore del dipartimento delle statistiche sociali dell’Istat Linda Laura Sabbadini, gli economisti Angelo Marano, Mireille Bruyere, Martin Myant, Trevor Evans, Mario Pianta, Claudio Gnesutta, Vincenzo Comito, Felice Roberto Pizzuti, Annamaria Simonazzi, Giulio Tagliavini; i sociologi Francesco Garibaldo e Chiara Saraceno, rappresentanti delle associazioni e dei movimenti sociali quali Andrea Baranes, Marco Bersani, Federico Del Giudice, Monica Di Sisto, Marica Di Pierri, Stefano Lenzi, Giulio Marcon, Grazia Naletto, Licio Palazzini, Mauro Palma, Massimo Paolicelli, Tonino Perna, Martina Pignatti Morano, Andrea Ranieri, Raffaele Salinari, Carlo Testini, Riccardo Troisi; i giornalisti Roberta Carlini, Angelo Mastrandrea e Guglielmo Ragozzino.

Per contatti e informazioni (Dott.ssa Sara Nunzi): info@sbilanciamoci.org; tel. 06 8841880/ 06 44361190

30 Ago, 2013

Piazza bella piazza

Dal 2 al 7 settembre Festa della CGIL di Roma e Lazio

Programma

Dal 2 al 7 settembre si svolgerà la quinta edizione della festa ‘Piazza Bella Piazza’ promossa dalla CGIL di Roma e Lazio. Un appuntamento per rilanciare le proposte della CGIL contenute nel suo Piano del Lavoro.

Numerosi gli appuntamenti in programma quest’anno che coinvolgeranno l’intera regione. Dal 2 al 4 settembre in 80 piazze delle principali cittadine laziali verranno allestisti dei gazebo informativi. La festa proseguirà il 5 e il 6 settembre presso i giardini di San Giovanni, in Viale Luciano Lama a Roma dove si terranno i seguenti dibattiti: giovedì 5 settembre alle ore 17 ‘Il territorio: lavoro e cittadinanza per un nuovo welfare’, alle ore 20 ‘Città e aree interne per un nuovo modello di sviluppo’; venerdì 6 settembre alle ore 17 ‘L’Europa: opportunità per il Lazio’, alle ore 20 ‘Ripartiamo dai beni comuni. Il Lazio e l’Italia’.

29 Ago, 2013

Communia potrebbe rientrare in un progetto della Regione

Communia non è solo l’occupazione di spazi lasciati al degrado e all’abbandono ma un progetto che in questi mesi ha dimostrato di sapersi fare interprete nel territorio, dei bisogni dei cittadini e individuare risposte alle loro domande. A partire dalla difesa degli spazi del quartiere e guardando ai servizi sociali, all’affermazione di una socialità di quartiere.

Communia è stata un’esperienza che ha saputo ascoltare e coinvolgere gli abitanti di San Lorenzo, creare un nuovo spazio sociale e sventare una nuova trasformazione impropria di un immobile storico. Per questo ieri ho voluto partecipare all’incontro organizzata dai collettivi in via dei Sabelli dopo lo sgombero del 16 agosto scorso. Un’assemblea molto affollata, con la partecipazione di centinaia di persone e del quartiere, ed una massiccia e inutile presenza delle forze di polizia, del tutto ingiustificata anche a fronte delle aperture della proprieta’ dell’immobile che si e’detta disponibile al dialogo.

Bene hanno fatto e stanno facendo l’amministrazione capitolina e quella del II Municipio a seguire questa vicenda sin dalla metà di agosto: da una parte monitorando l’azione della proprietà dal punto di vista urbanistico, in un’area così particolare come quella delle ex Fonderie Bastianelli e in un quartiere già violentemente colpito dalla speculazione edilizia, e dall’altra testando la possibilità dell’apertura di un tavolo di trattativa coi movimenti ed i comitati di cittadini, anche a sgombero avvenuto.

Credo che sulla vicenda Communia occorre trovare una soluzione politica. Per quanto ci riguarda, come Regione Lazio, stiamo studiando un modello di diritto allo studio innovativo e partecipato, che sappia erogare agli studenti servizi, alloggi, biblioteche, prestito di libri e quant’altro puntando anche su forme di collaborazione e di autogestione di spazi pubblici nel territorio. L’esempio di Communia potrebbe rientrare a pieno titolo in questo nostro progetto.

13 Ago, 2013

Omofobia: serve una rivoluzione culturale

La Procura sta indagando per capire se dietro alla morte del giovane omosessuale che si è tolto la vita a Roma, si nasconda qualcuno che lo abbia istigato al suicidio. Auspico che la giustizia riesca presto a rispondere ai tanti interrogativi rimasti aperti su questa dolorosa vicenda.

E’necessaria una rivoluzione culturale che, partendo dalle scuole, introduca anche nelle famiglie e sui territori nuovi valori, perché ogni ragazzo sia libero di esprimere la propria sessualità come desidera. Quella del contrasto alle discriminazioni deve essere una priorità per tutte le Istituzioni.

Il presidente Zingaretti già quando alla guida della Provincia di Roma ha promosso e sviluppato progetti antiomofobia e per i diritti civili nelle scuole. L’impegno in Regione sara’ il medesimo, il suo programma e’ chiaro e condiviso, la maggioranza lo sosterrà con convinzione.