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23 Dic, 2013

“Trattati come animali, era meglio il carcere”

“Come gli animali: in gabbia”. Ahmed lo ripete due, tre volte per spiegare cosa significa vivere dentro un Cie. Lui a Ponte Galeria c’è arrivato tre mesi fa, spedito qui dal carcere di Lanciano dove ha scontato 4 anni per droga. In questi giorni di tensioni e proteste si è fatto portavoce della situazione all’interno del centro: sabato in otto hanno deciso di cucirsi la bocca con ago e filo improvvisati.
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23 Dic, 2013

Mozione Cie Ponte Galeria

Misure per il rispetto dei diritti e la tutela della dignità umana all’interno del Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria

Premesso che

– che i Centri di identificazione ed espulsione (CIE), istituiti dalla legge 6 marzo 1998, n. 40, e previsti dal Testo Unico sull’immigrazione (decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286), all’epoca con il nome di Cpt, sono strutture di trattenimento degli stranieri in condizione di irregolarità, destinati all’espulsione;

– che l’articolo 14 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, così come modificato dalla legge 30 luglio 2002, n. 189, c.d. legge “Bossi-Fini”, prevede che “quando non sia possibile eseguire con immediatezza l’espulsione mediante accompagnamento”, “il questore dispone che lo straniero sia trattenuto per il tempo strettamente necessario presso” il CIE e che quindi tali strutture siano destinate al trattenimento, convalidato dal Giudice di Pace, dei cittadini stranieri extracomunitari irregolari e destinati all’espulsione,

– che la Direttiva Europea 115/2008 definisce le modalità di trattenimento dei migranti irregolarmente presenti negli Stati membri, considerando la privazione della libertà personale soltanto come estrema ratio nella serie di misure che possono portare ai rimpatri;

– che dall’8 agosto 2009, con l’entrata in vigore della legge 15 luglio 2009, n. 94 (c.d. Pacchetto Sicurezza), il termine massimo di permanenza degli stranieri in tali centri è passato da 60 giorni a 180 giorni complessivi, rafforzando così la loro natura di luoghi di permanenza obbligatoria, caratterizzandosi come luoghi di detenzione amministrativa delle migranti e dei migranti;

– che secondo i dati forniti dalla Polizia di Stato, nel 2012 sono stati 7.944 (7.012 uomini e 932 donne) i migranti trattenuti in tutti i CIE operativi in Italia. Di questi solo la metà (4.015) sono stati effettivamente rimpatriati con un tasso di efficacia (rimpatriati su trattenuti) del 50,54 per cento. Rispetto al 2010, il rapporto tra i migranti rimpatriati rispetto al totale dei trattenuti nei CIE è incrementato di appena il 2,3%, mentre rispetto al 2011, l’incremento del tasso di efficacia nei rimpatri è risultato peri allo 0,3%;

– che la L.R. 14 Luglio 2008, n. 10 del Lazio, “Disposizioni per la promozione e la tutela dell’esercizio dei diritti civili e sociali e la piena uguaglianza dei cittadini stranieri immigrati”, interviene con estrema puntualità nel definire politiche regionali atte ad intervenire nelle condizioni di vita, di salute e di rispetto dignità negli allora CPT.

Considerato

– che il citato articolo 14 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, al comma 2, dispone che in tali centri lo straniero è trattenuto “con modalità tali da assicurare la necessaria assistenza e il pieno rispetto della sua dignità”;

– che l’articolo 21 del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394 specifica che le modalità del trattamento nei CIE “devono garantire, nel rispetto del regolare svolgimento della vita in comune, la libertà di colloquio all’interno del centro e con visitatore proveniente dall’esterno, in particolare con il difensore che assiste lo straniero, e con i ministri di culto, la libertà di corrispondenza, anche telefonica, ed i diritti fondamentali della persona” e che in tali centri devono essere presenti “i servizi sanitari essenziali, gli interventi di socializzazione e la libertà di culto” e i “servizi predisposti per le esigenze fondamentali di cura, assistenza, promozione umana e sociale”;

– che all’interno dei CIE si sono verificati gravi violazioni dei diritti umani, come denunciato sia da inchieste ed articoli di stampa, sia dalle associazioni di volontariato e dalle associazioni per la tutela dei diritti umani tra le quali Amnesty International e Medici senza Frontiere, e fin dall’indagine interministeriale presentata dall’Ambasciatore Staffan de Mistura nel 2007;

– che in particolare, come risulta dall’indagine “Arcipelago CIE” realizzata tra febbraio 2012 e febbraio 2013 da Medici per i diritti umani (MEDU) e pubblicata a maggio 2013, la struttura dei CIE è simile a quella dei centri di internamento: «L’inattività forzosa per prolungati periodi di tempo, in spazi angusti ed inadeguati, insieme all’incertezza sulla durata e l’esito del trattenimento, rendono il disagio psichico dei migranti uno degli aspetti più preoccupanti e di più difficile gestione all’interno dei centri»;

– che in particolare, ha destato preoccupazione la presenza nei CIE di un elevato numero di ex detenuti, che dopo aver scontato pene anche di diversi anni, vengono trattenuti per ulteriori lunghi periodi di tempo all’interno dei CIE, nonostante una direttiva interministeriale del 30 luglio 2007, degli allora Ministri Amato e Mastella, stabilisse che, in linea con le indicazioni dell’allora “Rapporto de Mistura”, l’identificazione per i detenuti dovesse avvenire in carcere, e non più negli allora CPT, da considerarsi come luoghi destinati più utilmente al riconoscimento di altri soggetti. Riconoscimento che, comunque, si presenta problematico e che causa un considerevole impiego di forze dell’ordine, sia per gli impegnativi compiti di sorveglianza che per quelli di accompagnamento presso i tribunali competenti;

– che tutte le criticità rilevate nel corso delle visite da parte di delegazioni di parlamentari, sono fortemente aggravate dall’allungamento del termine massimo di permanenza all’interno dei CIE che, senza riuscire a facilitare il problema dell’identificazione e dei rimpatri, ha finito per creare una sorta di limbo giuridico, caratterizzato dalla negazione di diritti – anche fondamentali – nel quale i trattenuti possono permanere fino a 18 mesi e al quale occorre urgentemente porre rimedio.

Rilevato

– che le soluzioni prospettate nel progetto di revisione del “sistema Cie”, presentato dalla Commissione de Mistura nel 2007,  muovono dal presupposto della necessità dei CIE e prevedono numerose novità sia dal punto di vista amministrativo che del funzionamento vero e proprio;

– che in tal senso, nel c.d. Rapporto Ruperto, redatto nell’anno 2013 su incarico del ministro Cancellieri, al fine di analizzare la situazione in cui versano i Centri di Identificazione ed Espulsione italiani, si coglie una sorta di ulteriore discostamento delle prassi e delle normative sul trattenimento amministrativo in Italia, rispetto alla Direttiva 2008/115/CE del Parlamento e del Consiglio, nota come “direttiva rimpatri”;

– che numerosi passi del rapporto offrono soluzioni alla questione dei migranti non condivisibili;

– che, ad esempio, nel Rapporto si prevede che molti migranti senza documenti potranno essere rimpatriati con maggiore velocità utilizzando non i CIE, ma i CPSA (Centri di primo soccorso e accoglienza), che, con procedimenti spesso informali, comportano il rischio del ricorso alle espulsioni cc.dd. collettive –  la cui pratica è da ritenersi illegittima secondo l’articolo 4 del Protocollo 4 allegato alla Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo – in violazione gli stessi accordi di Schengen;

– che un altro aspetto su cui il Rapporto si sofferma è la necessità di prevenire e contenere gli atti di ribellione, isolando in appositi spazi i rivoltosi e addirittura i “potenziali” rivoltosi, prevedendo celle speciali in carceri speciali;

– che a riguardo, la sentenza n. 1410 del 12 dicembre 2012 del Tribunale di Crotone, ha stabilito che i protagonisti della rivolta nel CIE di Crotone non sono colpevoli di danneggiamento e offesa a pubblico ufficiale in quanto agirono per “legittima difesa” e la reazione degli stranieri alle “offese ingiuste” è da considerarsi proporzionata. Il giudice ha infatti scritto che, nel caso dei CIE, si tratta di “strutture – nel loro complesso – al limite della decenza, intendendo tale ultimo termine nella sua precisa etimologia, ossia di conveniente alla loro destinazione: che è quella di accogliere essere umani. E, si badi, esseri umani in quanto tali, e non in quanto stranieri irregolarmente soggiornanti sul territorio nazionale; per cui lo standard qualitativo delle condizioni di alloggio non deve essere rapportato al cittadino straniero irregolare medio (magari abituato a condizioni abitative precarie), ma al cittadino medio, senza distinzione di condizione o di nazionalità o di razza”.

Rilevato inoltre

– che il caso di Alma Shalabayeva ha mostrato come, secondo quanto dichiarato dal Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato Luigi Manconi, in un articolo pubblicato su l’Unità del 17 luglio 2013, “la politica dei respingimenti venga praticata con brutale efficienza nei confronti di migliaia di anonimi immigrati e richiedenti asilo” e come, dunque, tale caso istituzionale “potrebbe rappresentare l’occasione per ripensare a fondo la materia e per interrogarsi, in particolare, sulla legittimità di queste forme di rimpatrio: quante espulsioni espongono lo straniero al rischio di trattamenti illegali e crudeli?”;

– che dal 21 dicembre scorso, le forme di protesta che da sempre caratterizzano la vita nel CIE di Ponte Galeria, hanno assunto una forma più cruenta e di rilevanza nazionale, portando alcuni trattenuti a cucirsi le labbra per tentare di rompere il silenzio che caratterizza le loro condizioni e le assurde ragioni del loro trattenimento.

Tanto premesso e rilevato, consapevoli che tale questione è materia dell’esecutivo e del Parlamento, ma tenendo conto del ruolo significativo che nelle relazioni istituzionali riveste la Conferenza Stato – Regioni, e del potere di indirizzo che le Regioni hanno in seno a detta Conferenza, il Consiglio regionale

Impegna il Presidente della Regione Lazio e la Giunta:

– ad intervenire per un opera di monitoraggio e trasparenza continuo e assiduo presso il CIE di Ponte Galeria, affinché vengano garantite per i cittadini migranti trattenuti, condizioni di dignità, di rispetto del diritto alla difesa, di condizioni di salute decenti e di impiego di risorse atte ad evitare ulteriori motivi di sofferenza ai cittadini migranti;

– ad operare, in collaborazione con le autorità competenti, affinché ogni accadimento che si verifica nel CIE possa essere subitamente reso noto, verificato, anche con l’ausilio di soggetti terzi, a puro carattere volontario, che operano in difesa dei diritti dei migranti;

– a svolgere un approfondito mandato ispettivo per verificare le ragioni delle recenti e continue situazioni di tensione che mettono a rischio l’incolumità dei soggetti interessati;

– ad esprimere formalmente al governo nella sua interezza, al Ministro dell’Interno, ai ministri competenti, il proprio giudizio fortemente critico nei confronti della struttura ospitata all’interno del territorio regionale, evidenziandone i costi esosi, l’inutilità strutturale nell’economia dei processi migratori, l’irriformabilità connessa tanto alle norme legislative che ne determinano l’esistenza quanto alla inadeguatezza dello stesso edificio che lo ospita, fino a chiederne la chiusura;

– ad esprimere al Governo la necessità di una radicale modifica delle norme che concernono l’immigrazione.

22 Dic, 2013

Cie di Ponte Galeria: situazione disumana, intervenga subito il Governo

Questa mattina sono stata in visita al Cie di Ponte Galeria, dove ieri nove ragazzi si sono cuciti la bocca per protestare contro lo stato detentivo in cui si trovano senza aver commesso alcun reato. Ho parlato con alcuni di loro e mi hanno chiesto un’unica cosa: di poter uscire, di tornare ad essere liberi.

In particolare, mi sono trattenuta con Kerim, 26 anni, arrivato dalla Libia dopo aver pagato 4000 euro quel viaggio della speranza che ormai abbiamo imparato a conoscere anche troppo bene. Anche Kerim, un mese fa, è sbarcato a Lampedusa. Ha iniziato a lavorare, poi, per effetto di una delle peggiori leggi di questo Paese, la Bossi-Fini, si è ritrovato rinchiuso dentro la “nostra Lampedusa”, a Ponte Galeria.

Lo stato detentivo dei reclusi nel Cie, la condizione di totale isolamento e la negazione dei diritti umani, è palese: per raggiungere le gabbie attraverso le quali sono riuscita a parlare con i ragazzi, ho dovuto oltrepassare diverse porte chiuse come i cancelli delle carceri, gli stessi detenuti possono sì muoversi dentro le diverse aree del Centro ma lo fanno sempre all’interno di altissime recinzioni invalicabili.

Da ieri, oltre ai nove ragazzi con le bocche cucite, tutti i reclusi nordafricani, dei 61 trattenuti nell’area riservata agli uomini nel Cie, sono anche in sciopero della fame e alcuni di loro stanno anche saltando le terapie mediche. A detta dello stesso direttore del Centro, Vincenzo Lutrelli, la situazione stavolta è seria, i giovani immigrati  sembrano intenzionati ad andare avanti fino a che non otterranno risposte.

Per questo, ribadendo la necessità di un’immediata cancellazione della legge Bossi-Fini, chiedo nel frattempo un intervento immediato del governo sull’emergenza Ponte Galeria, per porre fine a una situazione disumana. Come consigliera regionale presenterò a breve una mozione che impegni in questo senso la giunta regionale e garantisca un impegno per il monitoraggio e la trasparenza di tutto ciò che accade all’interno del Cie.

22 Dic, 2013

#Sogni contro imbrogli. Difendi Scup!

Lunedì 13 gennaio, ore 15.00
Piazza del Campidoglio

oppure

alle 14.00 a Scup per partire insieme

#Sogni contro imbrogli

Difendi Scup!

TERZA PUNTATA: DA CHE PARTE STARE!!!!

MANIFESTAZIONE IN PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO

LUNEDÌ 13 GENNAIO DALLE ORE 15.30

***

Scup è sotto sfratto.

Continua la battaglia per la difesa di Scup, per il nuovo welfare lo sport e la cultura per tutti.

Abbiamo respinto per due volte l’ufficiale giudiziario,  che adesso si presenterà assistito dalle forze dell’ordine per restituire il bene alla proprietà il 14 gennaio;

Questa volta difendiamo Scup, uscendo da Scup. Andiamo al campidoglio per mostrare in una piazza di tutti l’alternativa alla speculazione e la costruzione che Scup ha fatto.

E chiediamo al consiglio e all’amministrazione comunale di scegliere di stare dalla parte dei sogni contro gli imbrogli

Scup non va via. Troppo da difendere: Palestra, osteria e bar, biblioteca, aula studio e corsi di lingua, spazio bimbi e corsi per bambini, sportello di ascolto psicologico, web radio e laboratorio di immagini, un mercato di produttori e artigiani, un orto popolare e un laboratorio di progettazione, spazio per prove teatrali,  wi-fi gratuito e spazio per formazione, seminari e assemblee. Tutto popolare. Tutto questo portiamo in piazza.

Invitiamo tutte e tutti a venire

22 Dic, 2013

Anteprima “Triangle”

Mercoledì 9 gennaio, ore 16.00
Via dell’Arco di Parma, 15

Il documentario “TRIANGLE” racconta la condizione operaia femminile, i diritti del lavoro, come aspetto fondamentale di rispetto della dignità della persona umana.

Operaie tessili nel 1911. Operaie tessili nel 2011. L’incendio della Triangle Waist Company a New York, il crollo di una palazzina che ospitava un maglificio fantasma a Barletta: storie che vanno ben oltre le zone geografiche in cui sono avvenute, diventando racconto emblematico di una condizione senza confini anche temporali.

Il filo che lega le donne operaie protagoniste del documentario, da ieri ad oggi, è la necessità  di non tacere, di dare la propria voce a quella di altre mille voci silenziose, per non dimenticare, per continuare costantemente dappertutto a  vigilare.

Nel documentario sono stati utilizzati materiali d’archivio reperiti presso Cornell University  che è titolare del Memorial che ha rintracciato e custodisce tutti i materiali d’archivio esistenti: audio e video, fotografie, testimonianze scritte, ritagli stampa, ivi compresa la ricostruzione dei nomi e le storie delle immigrate italiane che lavoravano nella fabbrica tessile, e che vi trovarono la morte. Sono stati consultati i inoltre il Critical Past (Usa), NARA (USA), Istituto Luce (IT), Cineteca del Friuli (IT), Fondazione dell’Archivio Storico del Movimento Operaio e Democratico (IT), RAI TECHE (IT), Foto Calvaruso (IT), Foto Rudy (IT). Il film  è riconosciuto d’interesse culturale dal MIBAC.

TRIANGLE è una produzione Factory Film e DocLab con la coproduzione di RAI Cinema e di Istituto Luce Cinecittà, con il sostegno del MIBAC Direzione Generale del Cinema, con il sostegno di Apulia Film Commission, con il contributo di INAIL e di UDI, con la collaborazione della Fondazione dell’Archivio Storico del Movimento Operaio e Democratico.

Regia di Costanza Quatriglio
Soggetto di Nella Condorelli e Costanza Quatriglio
Montaggio di Letizia Caudullo
Fotografia di Vincenzo Condorelli (AIC)
Musiche di Teo Theardo
Produttori esecutivi Marco Visalberghi e Nella Condorelli

22 Dic, 2013

Cie, dove la “clemenza necessaria” non arriva

Cucirsi la bocca a volte può fare meno male che sentire il proprio grido afono, silenziato dal muro invalicabile e intangibile che avvolge i Cie. Nemmeno in carcere quello – “regolamentare” – è facile assistere a una protesta come quella adottata ieri da almeno cinque detenuti immigrati reclusi nel Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, a Roma.
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21 Dic, 2013

Conciate per le feste

In piedi all’ingresso del negozio, tra gli scaffali o sedute dietro un registratore di cassa, ma sempre con un gran sorriso stampato sulla faccia. Sono le commesse delle boutique o dei grandi magazzini, un esercito di donne le cui fila si ingrossano nel periodo natalizio. Commesse sempre più giovani, belle e sottopagate.
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20 Dic, 2013

L’emendamento sul gioco d’azzardo va eliminato

Da parte mia il massimo sostegno alla proposta dei consiglieri Olimpia Tarzia e Rodolfo Lena di inserire un ordine del giorno in Consiglio regionale per chiedere al Governo di intervenire con urgenza alla eliminazione dell’emendamento sul gioco d’azzardo.

Abbiamo approvato in Consiglio una legge di civiltà basata proprio sul contrasto a questo tipo di attività, spesso illecite, che producono ludopatia e grave disagio sociale ed economico nelle famiglie. Questo emendamento invece, penalizzando le Regioni che si sono schierate contro il gioco d’azzardo, si pone a vantaggio delle grandi lobbies delle slot machines andando incontro agli interessi delle organizzazioni criminali e mafiose.

Per questo sottoscrivendo appieno la decisa presa di posizione del Presidente Zingaretti contro qualunque norma statale che possa favorire il gioco d’azzardo, ribadisco il nostro convinto ‘NO’ a provvedimenti del genere.

20 Dic, 2013

Carceri, Antigone denuncia: “Persi 10mila posti letto”

I conti non tornano. L’ultimo velo sulle condizioni di vita (sopravvivenza?) in carcere lo toglie il decimo rapporto nazionale dell’associazione Antigone: al 30 giugno, il 57% dei detenuti risultava recidivo, il che implica un evidente fallimento dei compiti rieducativi degli istituti di pena e fotografa un sistema “che si autoalimenta”. L’operazione verità investe poi il sovraffollamento, che risulta ancora maggiore di quello ufficiale e schizza al 173%. Ci sono insomma 173 detenuti ogni 100 posti letto, e non 134 come si credeva.
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