Legge 194 e obiezione di coscienza sono due vulnus anche per le cittadine del Lazio
La denuncia della donna che in un ospedale romano è stata lasciata da sola ad abortire nel bagno, perché nel reparto erano presenti solo medici obiettori porta alla luce in maniera cruda e dolorosa la situazione presente negli ospedali di tutta Italia e nel Lazio in particolare per quanto concerne l’applicazione di una legge dello Stato qual è la 194.
E’ sconvolgente scoprire il doppio dramma di questa coppia, in cui la donna è costretta ad interrompere la gravidanza a causa di una malattia genetica trasmessa al figlio, ma che allo stesso tempo come previsto dalla Legge 40 non può accedere alla diagnosi preimpianto.
Siamo consapevoli che la situazione della nostra Regione è particolarmente grave: i medici obiettori sono oltre il 90% e questo fa sì che, ogni giorno anche senza lo stesso clamore, le donne che chiedono l’applicazione della 194 siano costrette a vivere sulla loro pelle la stessa umiliazione e il dolore vissuti dalla donna e dal suo compagno all’Ospedale Pertini e raccontati oggi da Repubblica.
Come consigliera del Gruppo per il Lazio ho posto la questione obiezione di coscienza e consultori, tra le priorità del mio lavoro sul territorio.
Per questo con la Cabina di regia sulla sanità, stiamo lavorando per individuare delle soluzioni pur consapevoli che solo un intervento nazionale potrebbe davvero fornire una soluzione.
Intanto dello specifico della nostra Regione, abbiamo avviato dei tavoli tecnici coinvolgendo gli operatori del settore per rilanciare i reparti di ostetricia e ginecologia degli ospedali del Lazio, così come i consultori e per dare nuovo vigore e forza al settore materno-infantile, alla salute della donna della coppia e del bambino intervenendo anche per una maggiore efficacia della contraccezione.