Marta Bonafoni

Communia potrebbe rientrare in un progetto della Regione

Communia non è solo l’occupazione di spazi lasciati al degrado e all’abbandono ma un progetto che in questi mesi ha dimostrato di sapersi fare interprete nel territorio, dei bisogni dei cittadini e individuare risposte alle loro domande. A partire dalla difesa degli spazi del quartiere e guardando ai servizi sociali, all’affermazione di una socialità di quartiere.

Communia è stata un’esperienza che ha saputo ascoltare e coinvolgere gli abitanti di San Lorenzo, creare un nuovo spazio sociale e sventare una nuova trasformazione impropria di un immobile storico. Per questo ieri ho voluto partecipare all’incontro organizzata dai collettivi in via dei Sabelli dopo lo sgombero del 16 agosto scorso. Un’assemblea molto affollata, con la partecipazione di centinaia di persone e del quartiere, ed una massiccia e inutile presenza delle forze di polizia, del tutto ingiustificata anche a fronte delle aperture della proprieta’ dell’immobile che si e’detta disponibile al dialogo.

Bene hanno fatto e stanno facendo l’amministrazione capitolina e quella del II Municipio a seguire questa vicenda sin dalla metà di agosto: da una parte monitorando l’azione della proprietà dal punto di vista urbanistico, in un’area così particolare come quella delle ex Fonderie Bastianelli e in un quartiere già violentemente colpito dalla speculazione edilizia, e dall’altra testando la possibilità dell’apertura di un tavolo di trattativa coi movimenti ed i comitati di cittadini, anche a sgombero avvenuto.

Credo che sulla vicenda Communia occorre trovare una soluzione politica. Per quanto ci riguarda, come Regione Lazio, stiamo studiando un modello di diritto allo studio innovativo e partecipato, che sappia erogare agli studenti servizi, alloggi, biblioteche, prestito di libri e quant’altro puntando anche su forme di collaborazione e di autogestione di spazi pubblici nel territorio. L’esempio di Communia potrebbe rientrare a pieno titolo in questo nostro progetto.

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