DL Lavoro, un impianto sbagliato
L’impianto all’interno del decreto deliberato il primo maggio ci dice che è una truffa chiamarlo decreto lavoro, perché quello che libera è ulteriore precarietà, di cui non sentivamo davvero il bisogno.
L’ho ripetuto oggi, durante il Filo diretto con gli ascoltatori di Radio Immagina: si interviene sul cuneo fiscale, ma solo fino al primo gennaio, e se un ristoro in busta paga sicuramente pesa nei bilanci delle famiglie, noi crediamo che ad esempio un investimento sul rinnovo dei contratti e quindi su buste paga strutturalmente di diverso peso sarebbe andato in una direzione migliore rispetto a questo intervento spot.
Si liberalizzano invece di fatto i contratti a tempo determinato con l’aumento delle causali, che si tradurrà in un’ulteriore frammentazione non solo di quei contratti, ma della vita delle persone. Si allarga la possibilità di ricorso ai voucher, la più precaria forma di lavoro, e si smantella il reddito di cittadinanza.
Come PD da subito abbiamo detto che quello sul reddito era un provvedimento da correggere, ma bisogna ricordare che questo strumento ha permesso a un milione di persone di salvarsi dalla condizione di povertà assoluta durante la pandemia. Smantellarlo, spezzettarlo, renderlo di difficile accessibilità per le persone più fragili, spesso donne, spesso sole, con figli, è un errore clamoroso che va esattamente nella direzione opposta del messaggio che propagandisticamente la presidente del Consiglio ha lanciato il primo maggio.
Puoi ascoltare l’intervista integrale di Radio Immagina a Marta Bonafoni cliccando qui.