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Quindi adesso si è capito che la storia del femminicidio di #ElisaPomarelli è fatta da parole sbagliate e da un rimosso altrettanto colpevole.

Le parole sbagliate sono quelle utilizzate indifferentemente dai quotidiani della destra e da quelli cosiddetti progressisti, ancora una volta beccati in flagrante nel dipingere la violenza maschile contro le donne come “raptus, amore malato, ossessione giustificata”. Il rimosso sta nel non riuscire a leggere praticamente da nessuna parte dell’omosessualità di Elisa, della ragione ovvia del suo rifiuto a quell’assassino che si fingeva amico vero.

Ecco, a me pare che la matrice di quelle parole sbagliate e di quel rimosso sia la stessa che ha armato la mano di Massimo Sebastiani. Una cultura intrisa di odio per la libertà e per le scelte libere delle donne. In fondo la stessa che ha dato fondo al peggio, nei giorni scorsi, contro le ministre Bellanova e De Micheli. In fondo ancora la stessa che fa finire sotto un attacco “indifferente” la Casa delle Donne Lucha Y Siesta.

È la cultura maschilista e misogina che attraversa in lungo e in largo il nostro Paese. È un problema di tutte e tutti, grosso così. Questo sì “un gigante”, e tutt’altro che buono. Sarebbe il caso che l’agenda del nuovo governo lo mettesse al centro – ma proprio al centro centro – della propria azione politica.

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