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Nel clamore dei numeri della manovra finanziaria in pochi si sono accorti che l’ultimo consiglio dei ministri ha dato il via libera definitivo anche ai decreti di riforma del sistema penitenziario. In pratica l’affossamento del decreto Orlando, quello che provava ad ampliare le misure alternative al carcere.

Nell’attuale clima del Paese, ieri in Consiglio regionale ci siamo proprio occupati di carcere. È stata una giornata intensa e difficile, come sempre quando succede di andare dall’altra parte dei cancelli: il rumore delle chiavi, quella luce, l’inconfondibile odore, i detenuti che ti chiamano da dietro le sbarre per dirti l’ultima cosa in ordine di tempo che gli manca la’ dentro.

A Rebibbia maschile abbiamo fatto un lungo giro ascoltando le esigenze in particolare al capitolo sanità, cultura, formazione e sport. Ossia i capitoli su cui la Regione può e deve fare di più. La mattina in commissione invece siamo tornati sulla terribile vicenda della mamma che ha ucciso i suoi figli piccoli, nel reparto asilo di Rebibbia femminile.

Io delle tante parole una cosa soprattutto ho capito: che sì, si è trattato del primo caso nella storia degli istituti penitenziari italiani. Ma – in fondo, anche se mette i brividi dirlo – quell’episodio è come se fosse silenziosamente ricompreso nel nostro sistema. Che è insufficiente, lacunoso, inumano, mostruoso. E che addirittura ora sta facendo ulteriori passi indietro.

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