Ancora un suicidio in carcere, lavorare sull’inclusione

Ancora un suicidio in carcere, lavorare sull’inclusione

Ancora un suicidio in carcere, questa volta al femminile di Rebibbia, dove una donna si è tolta la vita impiccandosi nelle cella dove era detenuta.
Si tratta del quinto suicidio di un detenuto dall’inizio dell’anno, a conferma che il tema delle condizioni di vita della popolazione carceraria e della funzione detentiva della pena sono urgenti e da affrontare
Lavorare in primis sul miglioramento della sanità in carcere, facilitando ad esempio l’accesso alle cure, ma anche sull’inclusione, sul riscatto e sul sovraffollamento delle carceri, è l’unica via percorribile per rendere la detenzione più sopportabile. Anche per questo, come Regione Lazio e in collaborazione con il garante delle persone private della libertà, abbiamo messo a punto un bando che incide proprio sull’ empowerment e sulla formazione professionale dei detenuti e delle detenute, con lo scopo di rafforzarne l’integrazione lavorativa e sociale. C’è ancora molto da fare e il primo passo deve passare proprio attraverso un atto di civiltà verso la popolazione detenuta, troppo spesso relegata ai margini
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