Marta Bonafoni

Affettività detenuti sia diritto riconosciuto, bene mozione

È un segnale molto positivo l’approvazione in Consiglio regionale della mozione siglata dalla presidenza del Consiglio, che anch’io ho sottoscritto, sulla presentazione al Parlamento di una proposta di legge relativa alla ‘Tutela delle relazioni affettive e della genitorialità delle persone ristrette’.

Il testo, che prende spunto dai risultati di un’indagine condotta in materia di ‘Affettività e carcere’ in quattro istituti penitenziari della Regione Lazio dall’Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale, mira ad allineare l’Italia ai Paesi europei in cui già esistono modalità più ampie di contatto delle persone detenute con i propri familiari e una maggiore tutela del loro diritto all’affettività e alla sessualità, andando così finalmente a colmare questo ritardo che grava sulle spalle della popolazione ristretta nelle carceri italiane.
Tanti i punti qualificanti della proposta, tra cui: la creazione negli istituti di apposite aree dove le persone detenute possano esercitare, in assoluta privacy, il diritto all’affettività e alla sessualità; l’istituzione di ‘permessi familiari’; l’ampliamento della durata e della frequenza delle telefonate; la revisione del concetto di ‘minori’.

Ci auguriamo che questa mozione – assieme a quella a firma mia e del collega Alessandro Capriccioli approvata lo scorso dicembre in Consiglio per non far entrare più i bimbi in carcere con le loro mamme, argomento sul quale ancora in queste ore ci ha giustamente richiamato l’associazione ‘A Roma Insieme-Leda Colombini’ – possa indurre Governo e Parlamento ad ampliare nella normativa nazionale la garanzia del riconoscimento dei diritti e della dignità di detenuti e detenute, adempiendo così al divieto di trattamenti penali contrari al senso di umanità stabilito dalla nostra Costituzione.

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