Marta Bonafoni

Un bene comune a Roma, Lucha y Siesta è salva

3 Settembre 2021 – di Marta Bonafoni

“È stata una vittoria incredibile, tanto desiderata quanto insperata all’inizio di questo viaggio chiamato “Diamo Lucha alla città”. Quasi tre anni di mozioni, riunioni, emendamenti, assemblee, cortei, votazioni che si sono conclusi finalmente il 25 agosto scorso quando è arrivata l’ufficialità della vittoria. La Regione Lazio infatti si è aggiudicata l’asta per l’acquisto dell’immobile di via Lucio Sestio 10, mettendo così in sicurezza quel patrimonio di relazioni, creatività, cura e cittadinanza che è Lucha Y Siesta, un po’ casa rifugio, un po’ centro antiviolenza, ma anche spazio aperto al quartiere, luogo di formazione e lavoro, autentico presidio femminista e transfemminista della città di Roma.

Con la Regione non abbiamo però semplicemente acquisito quattro mura con un giardino intorno. Per noi la battaglia per la salvezza di Lucha ha avuto innanzitutto il respiro di una “restituzione”: abbiamo riconsegnato quel luogo alla sua libertà, dalla precarietà, dalle minacce di sgombero… come si fa ad affiancare le donne che escono da storie complicate e violente se si è costrette a vivere con la paura di essere sbattute fuori dalla sera alla mattina da quel tetto diventato “casa”? 

Per ottenere questo risultato davvero storico abbiamo condotto una trattativa difficilissima, giocando ciascuna a pieno il proprio ruolo: le attiviste, agendo il conflitto nei confronti dell’amministrazione capitolina e dell’Atac – che hanno prima messo e poi mantenuto Lucha dentro l’elenco degli immobili da vendere nel concordato fallimentare – e mettendo in campo una interlocuzione robusta, continua e competente con l’amministrazione regionale. La Regione, dal canto suo, portando avanti un gigantesco lavoro di squadra che ha visto coinvolti tutti – dal presidente Nicola Zingaretti agli assessorati al Patrimonio e alle Pari Opportunità, dalla maggioranza della Pisana fino ai dirigenti e ai funzionari degli uffici – senza mai tirarsi indietro, fino ad arrivare a fare una mossa in totale controtendenza rispetto alla storia degli enti locali degli ultimi anni in Italia. Abbiamo comprato (anziché venduto) un pezzo di patrimonio immobiliare pubblico salvandolo dalla speculazione. Non è stata per niente una partita semplice, è stato come giocare un complicatissimo giro di poker con gli occhi bendati, ma abbiamo vinto”. […]

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