Dottor Binario: esperienza modello da mettere a sistema
Quando Marco, nome di fantasia, è arrivato al Binario 95 della Stazione Termini in difficoltà, malato di tubercolosi e senza un posto dove alloggiare, ha trovato non solo il modo per farsi fare un tampone anti covid ma anche una comunità e una rete che lo hanno assistito e aiutato a ritornare nel suo paese in Sud America, finalmente sano dopo un lungo periodo di stenti sulle strade della Capitale.
Quello che fa Dottor Binario, il progetto di tutela e prevenzione sanitaria avviato dall’ONDS (Osservatorio Nazionale della Solidarietà nelle Stazioni italiane) e realizzato da Binario 95 in partenariato con l’Istituto San gallicano, Roma Capitale e con il supporto della Regione Lazio e delle Ferrovia dello Stato italiane ed altri organismi istituzionali e del privato sociale, è molto di più di un contributo per la prevenzione e il monitoraggio del Covid-19 in favore delle persone senza dimora della capitale. “Vengono per il tampone anti covid – spiega il dott. Aldo Morrone, direttore scientifico dell’Istituto San Gallicano e coordinatore del progetto – ma poi li prendiamo in cura e ci occupiamo della salute della persona”. Ad oggi, spiega il dott. Morrone, sono stati fatti 1200 test a persone in condizione di estrema fragilità (non sono senza fissa dimora ma anche minori non accompagnati, operatori e volontari delle associazioni, pensionati fragili), tra questi non solo tamponi sierologici e molecolari per diagnosticare il covid ma anche test sierologici per l’epatite A,B e C. “L’incidenza del covid è alta ma poi abbiamo trovato anche una presenza elevata di epatite, tale da doversi porre il problema della terapia di questi soggetti. Con l’occasione del covid curiamo quindi queste persone, del resto l’Oms ha dichiarato che nessuno va lasciato solo in questo momento”, commenta ancora Morrone durante il webinar “Dottor Binario: un’eccellenza in prima linea contro il covid” organizzato dalla consigliera alla Regione Lazio della Lista Civica Zingaretti, Marta Bonafoni, e che ha visto la partecipazione, oltre che del dottor. Morrone, anche dell’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato e di Alessandro Radicchi, direttore di Binario 95.
“Dott. Binario è una bella storia – ha commentato Marta Bonafoni – e non è facile incrociare belle storie; non lo è durante pandemia e non lo è per chi si occupa degli ultimi. Invece questa storia dimostra che si possono mettere intorno a un tavolo soggetti diversi, che magari di solito faticano a parlarsi, per una giusta causa. E’ una storia che funziona e che sta dando i primi risultati, portando il suo contributo a lenire quella ferita nella ferita della pandemia che sono le disuguaglianze, sempre più crudeli”.
“Ora questa esperienza deve diventare un pezzo del servizio sanitario regionale”, chiede Bonafoni. Una necessità sulla quale concordano anche Radicchi e Morrone. Spiega Radicchi: “il lavoro di questa realtà deve diventare strutturale, bisogna studiare un percorso che preveda alloggi da destinare agli infetti, anche perché, lo ricordiamo, le persone senza fissa dimora non possono accedere ai centri di accoglienza senza un risultato negativo. Per questo occorre una procedura chiara”. Anche per il dott. Morrone “questo progetto per ridurre il contagio può essere strutturato in maniera molto intelligente nei prossimi mesi dalle istituzioni”.
Un appello che raccoglie l’assessore D’Amato che promette l’avvio di un protocollo in tempi brevissimi: “mi sono sempre battuto per accesso pubblico e gratuito non solo per i test diagnostici ma anche per le cure. Altre regioni chiedono fino a 150 euro per un tampone, mentre noi ci siamo battuti affinché il servizio pubblico conservasse la sua centralità accanto a questo lavoro straordinario che fanno le associazione del Terzo Settore come Binario 95. L’attenzione della Regione sulla fascia più fragile della popolazione deve essere costante non solo in tempi di pandemia ma in generale come misura di prevenzione sanitaria. Dobbiamo già da oggi costruire percorsi che possano includere e non escludere, questa è la questione di fondo. Lavoreremo – ha continuato D’Amato – per costruire un protocollo che faccia sentire la persona senza fissa dimora presa in carico dal sistema sanitario ma soprattutto dobbiamo rafforzare l’integrazione socio-sanitaria che è uno degli elementi fondanti di un nuovo modo di vedere la salute, non solo come sanità ma come benessere psicofisico”.
Ad oggi Dott. Binario ha effettuato oltre 1200 test a persone fragili e operatori e volontari del Terzo Settore di cui 605 tamponi molecolari per il covid-19, 306 test sierologici per il covid-19 e 400 test sierologici per l’epatite ABC. Il progetto si avvale del prezioso contributo di medici e infermieri volontari.
“Peraltro Binario 95 è un bel posto, a dimostrazione che non è vero che la fragilità sta in luoghi altrettanto fragili: la bellezza può aiutare molto, in questo periodo”, ha chiosato Bonafoni.