Marta Bonafoni

Carceri: misure alternative e strumenti per colloqui

Le notizie che arrivano da Foggia e da Modena, dove sono morte sei persone, denotano una situazione allarmante nelle carceri italiane. Così come le rivolte o sommosse che secondo alcune fonti riguarderebbero 27 Istituti di Pena al momento nel nostro Paese, tra cui Rebibbia che è il più grande carcere del Lazio.

Nella nostra Regione, dove già esiste una situazione di sovraffollamento in tutti gli Istituti, nelle strutture di Cassino, Rebibbia NC, Velletri e Frosinone, ci sono state agitazioni e chiaramente non è immune da questo quadro generale. Anche in questi minuti ci arrivano notizie di fumo dall’interno del carcere di Rebibbia e di familiari che protestano ai cancelli fuori, e di fumo anche a Regina Coeli: ci sono le camionette dei vigili del fuoco all’esterno.

L’emergenza COVID-19 colpisce tutti, senza esclusione. È necessario compiere il massimo sforzo per spiegare l’eccezionalità di questa situazione ai detenuti, che in queste ore assistono ad un ulteriore restringimento della loro condizione; è necessario implementare azioni di prevenzione e screening per la popolazione detenuta e gli operatori della sanità e della sicurezza; è necessario ancor di più individuare misure alternative al carcere e favorire la detenzione domiciliare, per alleggerire la tensione negli istituti.

Per consentire ed agevolare i contatti con i familiari, vietati dalle ordinanze del Governo, sarà importante anche predisporre una tecnologia per garantire colloqui via Skype fino a quando non sarà ripristinata la possibilità di visita negli stessi.

Sul tema delle carceri una maggiore attenzione è necessaria sempre, una volta di più durante un’emergenza come questa, senza precedenti.

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