Lo sgombero del Baobab, inutile e disumano
Sono rientrata da poco da piazzale Maslax.
Questa la scena che si è presentata davanti ai miei occhi, mentre tramontava il sole: i due ingressi presidiati dalla polizia, un paio di blindati e alcune volanti dentro e fuori. All’esterno una fila di migranti sul marciapiede: non sanno dove andare a partire da stasera, mangeranno qualcosa la’, stretti tra le macchine parcheggiate e la rete. Se ho fatto bene i conti dopo l’operazione di questa mattina in giro ce ne dovrebbero essere almeno 150.
All’interno i ragazzi di Baobab Experience stanno raccogliendo tutto ciò che riescono a salvare in mezzo alle tende divelte e alle baracche distrutte dalla ruspa. Lo accatastano nei carrelli e lo sistemano su un furgone.
Tra tutte le masserizie avvistate nei mucchi di roba, questi libri e un foglio per le esercitazioni. Perché nel piazzale fino a stamattina si studiava italiano. E qualcuno – su quello slargo di cemento senza Stato e carico di umanità – aveva anche trovato un amore.