Marta Bonafoni

Biotestamento, si può ma con riserva: il medico decide

Eleonora Martini, Il Manifesto

Molte critiche ma anche un ampio consenso. Il testo di legge che introduce le Dichiarazioni anticipate di trattamento è stato licenziato ieri dalla Camera con 326 voti favorevoli e solo 37 contrari. Malgrado i tanti mugugni delle destre e degli oltranzisti pro-life, presenti anche nel centrosinistra ma questa volta messi in sordina. E malgrado gli ultimi “ritocchi” apportati al testo con gli emendamenti presentati dalla maggioranza in Aula nelle ultime ore, dopo 14 mesi di discussione in Commissione Affari sociali, che hanno mandato in aria l’asse Pd-M5S e trovato anche l’opposizione di SI e Mdp.

IERI L’ULTIMO STRAPPO, quando un altro emendamento presentato dal deputato Mario Marazziti (Ds-Cd) passa con la riformulazione suggerita dal relatore di maggioranza Donata Lenzi e depotenzia le Dat che possono essere disattese dal medico che le ritenesse «manifestatamente inappropriate o non corrispondenti alla condizione clinica attuale del paziente», oppure qualora si fossero rese nel frattempo disponibili nuove terapie.

I deputati a 5 Stelle protestano, per «la forma» e per «la sostanza»: «Sul biotestamento ci siamo confrontati per un anno e mezzo in commissione – scrivono in una nota i membri della Affari sociali – e quindi l’emendamento Marazziti avrebbe dovuto essere oggetto di discussione in quella sede. Invece, è arrivato ieri sera in Comitato dei nove e lì è sostanzialmente passato. Un blitz che appare legato a equilibri politici e non alla qualità del testo. Sottolineiamo come a fronte dell’approvazione di questo emendamento sia stata bocciata la nostra richiesta di dare maggior peso al ruolo del fiduciario del paziente. Purtroppo quanto avvenuto è un compromesso al ribasso che rende le Dat suscettibili di interpretazioni». Un emendamento, questo, che è stato bocciato anche da Sinistra italiana: «Questa norma insieme a quella approvata mercoledì, che scarica i medici dall’obbligo professionale di soddisfare le richieste del malato, sono due paletti importanti alla volontà del paziente – afferma la deputata Beatrice Brignone -. E la cosa grave è che questi puntelli sono arrivati all’improvviso in Aula, pur avendo avuto molti mesi a disposizione».

Il M5S, che aveva presentato un emendamento per legalizzare l’eutanasia approvato anche da SI, ha comunque votato a favore del testo finale, considerando la legge, alla fin dei conti, un «atto di civiltà». Si sono schierati contro invece Lega Nord, Ap, Fdi e Forza Italia che però ha lasciato ai suoi deputati libertà di coscienza. Ora il testo passerà all’esame del Senato, dove in molti sperano (con poco realismo, per via di una maggioranza ben più risicata) che possa essere migliorato.

NEI SEI ARTICOLI della legge sul fine vita viene normato il consenso informato, stabilito il diritto del paziente a rifiutare e revocare ogni trattamento sanitario, compresi nutrizione e idratazione artificiale, vietato l’accanimento terapeutico, concessa la possibilità ai medici di somministrare la sedazione continua profonda, se richiesta. Le Dat possono essere redatte anche con scrittura privata, ma dovranno essere autenticate davanti a un notaio o a un pubblico ufficiale. Non è stato istituito un Registro nazionale delle Dat per mancanza di copertura rilevata dalla Commissione Bilancio.

E fin qui, diciamo tutto bene. Il problema dei problemi sta però nel rischio che le Disposizioni anticipate diventino carta straccia nel momento in cui chi le ha redatte non sia più in grado di intendere e volere. Innanzitutto perché si istituzionalizza l’obiezione di coscienza che, seppur controbilanciata dall’obbligo per la struttura sanitaria di rispettare le volontà del paziente, rischia inevitabilmente di rendere inapplicabile il «testamento biologico». Si potrà indicare un fiduciario, una persona che si relazionerà con il medico e con le strutture sanitarie al posto del malato, ma l’ultima parola, in ogni caso, l’avrà sempre il medico, che applicherà le Dat solo se le riterrà «appropriate».

LUCI E OMBRE, DUNQUE. Gioisce invece il Pd al completo. E la Cgil saluta la nuova legge come «un passo in avanti sostanziale verso il rispetto della volontà dei pazienti e la dignità del fine vita. La risposta del Parlamento ad un obbligo costituzionale che diventa obbligo anche per il Sistema sanitario nazionale». Tutti chiedono che il testo passi ora, senza indugi, «subito al Senato».

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