Caso Regeni, i genitori a papa Francesco: “Parli di Giulio nella sua visita in Egitto”
Niente è bastato. La verità sulla morte del ricercatore italiano torturato e ucciso al Cairo nel gennaio del 2016, è ancora senza contorni. Ha nomi, piccole tracce, nuove conferme, ma nessun movente. E la famiglia si appella a Papa Francesco: nel corso della sua visita in Egitto, il 28 e 29 aprile prossimi, affronti la vicenda di Giulio. “Siamo sicuri – ha detto Paola Regeni in una conferenza stampa al Senato – che il Papa non potrà in questo viaggio non ricordarsi di lui, unendosi alla nostra richiesta concreta di verità per avere finalmente la pace”.
“Sono stati 14 mesi surreali. Noi siamo una famiglia normale catapultata in questa situazione. Non possiamo abbassare mai la guardia perché abbiamo scelto di essere dentro le cose. Per avere verità per Giulio dobbiamo agire, non basta proclamare ‘verità per Giuliò e poi la bolla si sgonfia”.
Ad introdurre la conferenza stampa ‘Un omicidio di Stato’, il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani del Senato. In Aula, oltre l’avvocata Ballerini, anche Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
“Oggi siamo nelle condizioni di dire che il rapimento, la sparizione e la morte di Giulio Regeni coinvolge direttamente altissimi ufficiali della National Security Egiziana. Sappiamo, ed è dolorossisimo, che due alti ufficiali hanno contatti con amicizie al Cairo di Giulio, abbiamo i nomi di queste persone” dice la legale della famiglia Alessandra Ballerini. Che continua “abbiamo le conferme a 14 mesi dal ritrovamento del corpo, che gli apparati di polizia sono stati coinvolti nella sparizione di Giulio”.
La legale conferma di conoscere “anche il luogo di detenzione di Giulio, dove è stato almeno 8-9 giorni. Un luogo non comune ma nella disposizione degli apparati dello Stato”, quindi dove “torturare qualcuno con gli strumenti giusti. I nostri consulenti hanno visto centinaia corpi torturati e mai, dicono, avevano visto qualcosa del genere. Ci hanno detto che è morto ‘peggio di un egiziano'”. Cose che prima erano un sospetto, ora sono fili che si uniscono a formare una matassa, alla quale manca un motivo. “Per varie forme di meschinità – continua Ballerini- anche molti amici hanno venduto Giulio. Non sappiamo i mandanti, non sappiamo la regia, non conosciamo la verità processuale ma la intuiamo anche se non sappiamo il perché”.
La mamma Paola, è decisa, come dall’inizio della sua lotta per la verità. “Ci chiedono spesso di mostrare una foto di Giulio. Abbiamo pensato che sarebbero foto inedite in Occidente perché quello che hanno fatto a Giulio forse non lo hanno mai fatto neanche ad un egiziano. Quindi abbiamo pensato che una foto andava mostrata, questa” dice la mamma del ricercatore italiano Giulio scomparso in Egitto, mostrando l’immagine del figlio dipinto da alcuni writer egiziani su un muro di Berlino. Nel dipinto si vede anche un gatto, “il simbolo dell’Egitto ferito” dice la madre, e la scritta in arabo “ucciso come un egiziano”.
Stallo, molte risposte sulla morte del giovane ricercatore non ci sono ancora. “Abbiamo avuto rassicurazioni dal premier Gentiloni. Continuiamo a confidare nelle nostre istituzioni” dice Claudio Regeni, padre di Giulio. Che non si arrende, che chiede giustizia, o almeno segnali della stessa: “Non solo chiediamo che il nostro ambasciatore non torni al Cairo ma ci auspichiamo che altri Paesi, europei e non solo, facciano lo stesso”. Per il senatore Manconi, “da parte dell’Egitto, nonostante gli spiragli annunciati e gli impegni presi, possiamo dire che quello che prevale è uno stato di inerzia”. Come il padre, anche il presidente della Commissione Diritti umani del Senato, si auspica che il governo italiano continui a non inviare il Egitto “il nostro ambasciatore richiamato nei mesi scorsi”.
Il signor Claudio ricorda come con l’Egitto “gli scambi commerciali vadano a gonfie vele”. “Abbiamo diritto al verità per la nostra dignità ma anche per guardare negli occhi a testa alta i tanti giovani che stanno seguendo questa vicenda e ci stanno scrivendo – conitnua Paola Regeni -. Pochi giorni fa si è celebrato l’anniversario dei Trattati di Roma – aggiunge – ma se non cerchiamo la verità cosa insegneremo a questi ragazzi, che sono già della generazione post Erasmus, dei valori dell’Europa?”.
Resta una ferita aperta aperta, che può infettare ancora. Nell’ultimo anno la situazione della violazione dei diritti umani in Egitto “è per certi versi ancora più grave” dice Noury, portavoce di Amnesty International Italia, si parla di “sparizioni che avvengono anche alla luce del sole con una media di 3-4 persone al giorno”. Sulla morte di Regeni “l’impegno deve continuare in tutte le forme possibili, giovandosi dell’esemplare rigorosa e sobria sollecitazione e collaborazione dei familiari dei Giulio che accrescono così l’autorità morale di ogni ricerca e iniziativa di parte italiana” è il messaggio del presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano.