Marta Bonafoni

Oltre duemila all’assemblea nazionale di “Non una di meno”

“Siamo una marea, diventeremo oceano”. Con queste parole si conclude a Bologna la due giorni di “Non una di meno” sui temi del femminismo e contro la violenza di genere.

In oltre duemila da tutta Italia hanno costruito la seconda tappa del percorso verso lo sciopero generale dell’8 marzo che si svolgerà in maniera diffusa in tutte le città d’Italia.

Welfare, lavoro, migrazioni e linguaggio sono stati solo alcuni degli argomenti affrontati nei tavoli tematici nelle aule dell’università di Bologna, tutti declinati in una lettura di genere per il protagonismo femminile e lgbtqi.

“Contro la strumentalizzazione del sessismo in chiave razzista e per la libertà di circolazione per le richiedenti asilo” è l’approccio per la libertà di movimento delle donne migranti. “Vogliamo ribadire che la nostra autodeterminazione sessuale non si tocca, siamo orgogliosamente poco produttive e anomale” hanno raccontato dal microfono dell’aula gremita di donne che hanno applaudito.

Contro le politiche di welfare sono state contestate le pratiche che vogliono la donna riproduttiva e obbligata alla maternità .

Sull’obiezione di coscienza è stato denunciato quanto la situazione in Europa stia peggiorando e per questa ragione una delle rivendicazioni è stata proprio l’abolizione dell’articolo 9 della 194 che prevede gli obiettori dagli ospedali pubblici: “Combattere la retorica dell’aborto come evento traumatico. Se lo stato ci nega i diritti ci auto organizzeremo. Diffonderemo l’autogestione per l’utilizzo consapevole di farmaci e tecniche per l’interruzione volontaria di gravidanza”.
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Relativamente ai centri anti violenza la volontà espressa dall’assemblea è stata quella di “sottrarli alla logica di istituzionalizzazione che li vuole rendere dei servizi neutri” sottolineando che il centro anti violenza deve essere un “centro di elaborazione di politiche femministe e non un servizio assistenziale”.

Sul tema della narrazione nei media mainstream delle tamatiche di genere l’appello è stato quello all’attenzione alle parole perché la violenza sulle donne non venga giustificato con espressioni quali “raptus di follia”.

Il prossimo appuntamento sarà quello del 22 e 23 aprile a Roma per continuare dopo lo sciopero nazionale di marzo.

Intanto diverse le iniziative promosse per le prossime settimane: hashtag ‘disturbanti’ sui social contro le frasi sessiste, conferenze stampa coordinate da tutte le città di Italia e flash mob in piazza con i colori del movimento nero e fuxia. Inoltre per invitare allo sciopero dell’8 marzo è stato annunciato che verranno apposti dei timbri sulle banconote.

da Zic (Zero in condotta)

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