Mozione ius soli
Conferimento della cittadinanza onoraria ai minori, figli di genitori stranieri, nati e cresciuti nei Comuni del Lazio
Premesso che
– il tema del conferimento della cittadinanza agli immigrati, in particolar modo a quelli di seconda generazione, nati e cresciuti in Italia al pari dei figli dei cittadini italiani con cui quotidianamente vivono e crescono, è argomento ormai non più rinviabile non fosse altro per le dimensioni demografiche che ha assunto;
– nella Convenzione Europea sulla Nazionalità, conclusa fra gli Stati membri del Consiglio d’Europa il 6 novembre 1997, ancora in attesa di essere ratificata dal nostro Paese, è previsto che ciascuno Stato, nell’ambito del diritto domestico, faciliti l’acquisizione della cittadinanza per le persone nate nel territorio e ivi domiciliate legalmente ed abitualmente;
– va data piena applicazione alle finalità della L.R. 14 Luglio 2008, n. 10, Disposizioni per la promozione e la tutela dell’esercizio dei diritti civili e sociali e la piena uguaglianza dei cittadini stranieri immigrati.
Considerato che
– a partire dalle due proposte di legge lanciate dalla campagna “L’Italia sono anch’io” in cui 22 grandi e autorevoli organizzazioni della società civile hanno raccolto firme per dimostrare come siano maturi i tempi per una radicale riforma delle leggi relative al conferimento della cittadinanza, che ormai risalgono al 5 febbraio 1992 (legge 91) ancora basate sullo ius sanguinis;
– il Parlamento è attualmente impegnato per definire una nuova disciplina in materia di cui presto si dovrà discutere in aula;
– numerosi Comuni e Province hanno già conferito la cittadinanza onoraria a minori nati o cresciuti in Italia dimostrando di voler anche formalmente prendere atto delle profonde modificazioni sociali e strutturali intervenute grazie ai processi migratori di cui è stato investito il Paese intero.
Rilevato che
– l’articolo 3 della Costituzione Italiana stabilisce che tutti i cittadini hanno parità e dignità sociale e che sono uguali davanti alla legge senza discriminazioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali;
– a livello europeo l’Italia possiede la legislazione più restrittiva in materia di accesso alla cittadinanza, soprattutto se confrontata con quella di Paesi come Germania, Francia, Spagna, Irlanda e Belgio;
– i minorenni nati o cresciuti nella regione Lazio ammontano secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno a quasi 66 mila unità che frequentano ormai abitualmente le scuole e gli istituti di formazione esistenti;
– Milano,Torino, Bologna, Napoli, Pordenone, Crotone, Catanzaro, Perugia, Savona, Arezzo, Cremona, Ferrara, Salerno, La Spezia: sono soltanto alcuni degli oltre 160 Comuni che negli ultimi mesi hanno voluto anticipare la riforma della legge sulla cittadinanza – da tutti questi consigli comunali definita anacronistica – stabilendo che tutti i bambini sono cittadini, a prescindere dalla provenienza;
– l’elenco si allunga di settimana in settimana e include intere province come Pesaro-Urbino, Grosseto, Ravenna, Piacenza, Livorno e centri più piccoli come Sesto San Giovanni, Aversa, Cantù, Scandicci, Nichelino, Sant’Arcangelo di Romagna.
Impegna il Presidente della Regione Lazio e la Giunta
– a verificare quanti Comuni del Lazio si siano dotati di un regolamento per il conferimento della cittadinanza onoraria;
– a verificare quanti Comuni del Lazio abbiano già conferito la cittadinanza onoraria ai minori stranieri nati in Italia;
– a proporre a tutti i Comuni compresi nella Regione Lazio che ancora non lo hanno fatto, a promuovere iniziative atte a conferire la cittadinanza onoraria ai minori nati in Italia e a far sentire, almeno simbolicamente, i minori immigrati più favorevolmente accolti in funzione di migliori e più condivisi processi di inserimento sociale;
– a far sì che tale processo, che va compiuto in tempi rapidi, porti a definire nell’intero territorio regionale, una politica di accoglienza fondata sulla parità dell’accesso ai diritti.