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09 Apr, 2013

Immigrati: Bonafoni-Peciola, sospendere il prelevamento dei minori

minori_migranti
“Sulla questione dei minori stranieri ospitati nelle strutture del Comune di Roma si è creata un’attenzione mediatica distorta che sta già procurando riflessi negativi sulla vita dei tanti minori immigrati della nostra città”. Lo dichiarano in una nota congiunta Marta Bonafoni, consigliera della Regione Lazio e Gianluca Peciola, coordinamento Sel Area Metropolitana di Roma.

“Non entriamo per ora nel merito di un’inchiesta giudiziaria che deve seguire il suo iter, ma quello che sta accadendo da diverse settimane a Roma ad opera del personale di polizia municipale e su impulso dell’amministrazione comunale ha alcuni elementi che prima di qualsiasi clamore dei media necessitano di approfondimenti molto accurati. Ci chiediamo, alla luce del sospetto avanzato dai magistrati che ipotizzano la presenza di finti minori nei centri, perché non si provvede a controlli mirati anziché a prelievi di massa? E chi sta dando l’autorizzazione a procedere a esami medici che necessitano o dell’ordine del magistrato o della richiesta medica?
Quesiti delicatissimi, una situazione assai poco chiara che nei giorni scorsi ha anche portato al rilascio di 3 minori stranieri che a seguito dei controlli erano stati condotti al Cie di Ponte Galeria, per poi essere sottoposti a nuovi esami medici e risultare viceversa minorenni. In un contesto tanto delicato le azioni in corso stanno già producendo i loro primi concreti effetti negativi: i ragazzi prelevati vengono sottoposti a una nuova visita medica nonostante siano gia’ stati dichiarati minori da una struttura ospedaliera pubblica. Dalla nuova visita medica, evidentemente condotta con criteri discutibili, molti risultano maggiorenni e di conseguenza vengono espulsi e denunciati per truffa aggravata. inoltre, in molti saputo dei controlli stanno fuggendo mettendo a repentaglio i loro diritti e la loro condizione di minori senza riferimenti familiari”.

“Chiediamo che le operazioni di prelevamento dei giovani stranieri dalle strutture del Comune di Roma vengano immediatamente sospese, in quanto gli eventuali accertamenti dovranno essere effettuati su ordine della magistratura e con tutte le garanzie previste dall’ordinamento e in ogni caso è inconcepibile che eventuali carenze o errori della pubblica amministrazione si traducano con la lesione dei diritti dei giovani migranti”, concludono.
AgenParl

09 Apr, 2013

I rom in fila per votare: che scandalo, signora mia!

porrajmos
Giusto alla vigilia della Giornata internazionale dei rom, sinti e camminanti, qualcuno – qualcuna, in tal caso – probabilmente ignara della ricorrenza, lancia una delle consuete sparate razziste ai loro danni. Solo che questa volta non si tratta del solito Alemanno, né del leghista o neonazista di turno, bensì di una dirigente regionale del Pd, Cristiana Alicata.
Leggi l’articolo di Annamaria Riversa su Micromega

08 Apr, 2013

“Docce fatiscenti, celle sovraffollate e taglio dei fondi per il lavoro”

Sabato mattina (6 aprile) la deputata Celeste Costantino (Sel) e la consigliera regionale Marta Bonafoni (Per il Lazio) hanno visitato il carcere femminile di Rebibbia:
“Il sovraffollamento dei reparti, il servizio docce fatiscente, un taglio netto delle detenute occupate in lavori interni, la carenza del personale penitenziario conseguenza dei tagli operati nel settore: è questa la situazione che abbiamo trovato questa mattina nel corso della nostra visita nel carcere di Rebibbia femminile”.

È quanto dichiarano la deputata di Sel Celeste Costantino e la consigliera regionale del gruppo Per il Lazio Marta Bonafoni che stamattina per 4 ore hanno visitato nella sua interezza l’istituto penitenziario romano. “Siamo consapevoli di aver fatto un sopralluogo in una delle strutture detentive meno problematiche d’Italia – dicono Costantino e Bonafoni – e proprio per questo la nostra denuncia sullo stato delle carceri nazionali vuole essere alta e circostanziata”.

Questo il racconto: “In un istituto con una capienza massima di 281 ristrette sono ad oggi detenute 380 donne, 17 delle quali con i loro bambini. Proprio la situazione che abbiamo trovato nel reparto nido – aggiungono – ci ha colpito per il suo ordine e la sua efficienza, così come abbiamo riscontrato una buona condizione nel reparto di massima sicurezza. Molto diversa la situazione nei cosiddetti camerotti, dove in stanze per 3 ristrette convivono anche 5 donne”. E insistono: “Soprattutto vogliamo denunciare la situazione di degrado e pericolo delle docce (agibili solo 4 su 16): da almeno due mesi 250 detenute sono costrette a lavarsi nelle docce poste al piano terra dei reparti e all’interno di locali fatiscenti, pieni di infiltrazioni d’acqua, pericolosi anche dal punto di vista della sicurezza delle donne”.

Un ragionamento a parte merita il capitolo lavoro: “le occasioni di lavoro dentro il carcere, unica possibilità di recupero vero nonché di autonomia delle detenute – rimarcano Costantino e Bonafoni – sono state tagliate del 70% a causa dei mancati stanziamenti, e la stessa presenza di personale penitenziario risulta dai racconti degli stessi agenti del tutto insufficiente a un corretto rapporto detenuta/agente”.

“Per questo – dichiarano la deputata Costantino e la consigliera regionale del Lazio Bonafoni – intendiamo innanzitutto sollecitare il provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria a ripristinare quanto prima un uso completo e sicuro delle docce del carcere e alla messa in sicurezza dei camerotti. Non solo: è indispensabile ripristinare i fondi per permettere alle detenute di partecipare a programmi di inserimento lavorativo”.

La visita di oggi, collegata ad altre analoghe di parlamentari di Sel in tutta Italia, è servita anche per porre l’attenzione su un pacchetto di proposte di legge sulla giustizia depositate da Sinistra ecologia e libertà  in Parlamento: sull’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano, sull’abolizione del reato di immigrazione clandestina e sull’abrogazione della cd. “ex legge Cirielli” su recidiva e prescrizione dei reati.

07 Apr, 2013

Gestione Pubblica dell’acqua anche nel Lazio? Inizia il conto alla rovescia

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Il nuovo Consiglio regionale del Lazio appena insediato ha 365 giorni di tempo per discutere ed approvare la proposta di Legge regionale “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”, approvata da 39 comuni del Lazio e sottoscritta da circa 40mila cittadini: le delibere comunali approvate con la maggioranza dei due terzi obbligano infatti il Consiglio regionale a discutere entro un anno il testo, legiferando secondo quanto indicato nella proposta stessa, oppure ad andare a referendum propositivo regionale.

Dopo la grande vittoria referendaria del 12 e13 giugno 2011, quando 2.500.000 di abitanti del Lazio hanno votato contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali e per l’acqua pubblica fuori dal mercato, dopo la presentazione della proposta di legge, è ora necessario che la Regione Lazio dia seguito alla volontà popolare, attraverso la gestione pubblica dell’acqua, come stanno facendo altri enti locali nel resto del Paese.

Per questo oggi abbiamo atteso i consiglieri regionali all’ingresso del Consiglio Regionale, consegnando loro il “kit dell’acqua”: uno strumento attraverso il quale affrontare le questioni legate alla gestione del servizio idrico nella direzione indicata dai cittadini, con il quale si richiede a tutti un incontro per la costituzione di un inter-gruppo consiliare sull’acqua.

Per questo abbiamo voluto incontrare oggi il Presidente del Consiglio regionale, Daniele Leodori, al quale sono state consegnate le firme a sostegno della proposta di legge regionale e chiesto di avviare immediatamente i lavori per la discussione della legge, affinché si giunga alla sua approvazione entro un anno, attraverso un percorso scadenzato di discussione pubblica e partecipata che permetta di affrontare insieme alle comunità locali le criticità della gestione del servizio idrico nella nostra regione.

Durante il breve incontro, al quale erano presenti anche le consigliere Marta Bonafoni e Cristiana Avenali, il Presidente Leodori si è impegnato per avviare al più presto il percorso di discussione della legge, nel rispetto dei tempi e dei passaggi istituzionali, in un’ottica di ampliamento della discussione a tutte le realtà interessate.

Quello di oggi è stato dunque solo una prima iniziativa diretta al nuovo consiglio regionale, un’iniziativa che abbiamo deciso di mettere in atto insieme alle altre cruciali vertenze della Regione: sanità e gestione dei rifiuti, perchè sui servizi essenziali finisca il tempo delle speculazioni e nasca quello degli interessi collettivi

Si scrive acqua, si legge democrazia

07 Apr, 2013

Scuola e cultura, Italia maglia nera. Triste primato insieme ala Grecia

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Ad un paese sommerso dall’austerità, praticata dai governi di ogni colore e dai sapienti che continuano a mostrare inutilmente le loro presente eccellenze tecniche e amministrative, ieri l’Eurostat ha spiattellato una realtà urlata da anni dagli studenti, dagli artisti che occupano i teatri e i cinema, dagli sfrattati che si riappropriano delle case sfitte
Leggi l’articolo de Il Manifesto

07 Apr, 2013

Carcere di Rebibbia: “Docce fatiscenti, celle sovraffollate e taglio dei fondi per il lavoro”

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Stamattina in visita nel penitenziario la deputata Celeste Costantino (Sel) e la consigliera regionale Marta Bonafoni (Per il Lazio): “Urge intervento del provveditore regionale”. E Sel rilancia il suo pacchetto di proposte di legge sulla giustizia

“Il sovraffollamento dei reparti, il servizio docce fatiscente, un taglio netto delle detenute occupate in lavori interni, la carenza del personale penitenziario conseguenza dei tagli operati nel settore: è questa la situazione che abbiamo trovato questa mattina nel corso della nostra visita nel carcere di Rebibbia femminile”. È quanto dichiarano la deputata di Sel Celeste Costantino e la consigliera regionale del gruppo Per il Lazio Marta Bonafoni che stamattina per 4 ore hanno visitato nella sua interezza l’istituto penitenziario romano. “Siamo consapevoli di aver fatto un sopralluogo in una delle strutture detentive meno problematiche d’Italia – dicono Costantino e Bonafoni – e proprio per questo la nostra denuncia sullo stato delle carceri nazionali vuole essere alta e circostanziata”.

Questo il racconto: “In un istituto con una capienza massima di 281 ristrette sono ad oggi detenute 380 donne, 17 delle quali con i loro bambini. Proprio la situazione che abbiamo trovato nel reparto nido – aggiungono – ci ha colpito per il suo ordine e la sua efficienza, così come abbiamo riscontrato una buona condizione nel reparto di massima sicurezza. Molto diversa la situazione nei cosiddetti camerotti, dove in stanze per 3 ristrette convivono anche 5 donne”. E insistono: “Soprattutto vogliamo denunciare la situazione di degrado e pericolo delle docce (agibili solo 4 su 16): da almeno due mesi 250 detenute sono costrette a lavarsi nelle docce poste al piano terra dei reparti e all’interno di locali fatiscenti, pieni di infiltrazioni d’acqua, pericolosi anche dal punto di vista della sicurezza delle donne”.

Un ragionamento a parte merita il capitolo lavoro: “le occasioni di lavoro dentro il carcere, unica possibilità di recupero vero nonché di autonomia delle detenute – rimarcano Costantino e Bonafoni – sono state tagliate del 70% a causa dei mancati stanziamenti, e la stessa presenza di personale penitenziario risulta dai racconti degli stessi agenti del tutto insufficiente a un corretto rapporto detenuta/agente”.

“Per questo – dichiarano la deputata Costantino e la consigliera regionale del Lazio Bonafoni – intendiamo innanzitutto sollecitare il provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria a ripristinare quanto prima un uso completo e sicuro delle docce del carcere e alla messa in sicurezza dei camerotti. Non solo: è indispensabile ripristinare i fondi per permettere alle detenute di partecipare a programmi di inserimento lavorativo”.

La visita di oggi, collegata ad altre analoghe di parlamentari di Sel in tutta Italia, è servita anche per porre l’attenzione su un pacchetto di proposte di legge sulla giustizia depositate da Sinistra ecologia e libertà  in Parlamento: sull’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano, sull’abolizione del reato di immigrazione clandestina e sull’abrogazione della cd. “ex legge Cirielli” su recidiva e prescrizione dei reati.

05 Apr, 2013

Legge 40, sul divieto dell’eterologa. La questione torna davanti alla Consulta

Fecondazione assistita
Il tribunale di Milano risolleva il dubbio di legittimità costituzionale sul ricorso di una coppia infertile a causa di una patologia del marito. Per i giudici, quel “no” mina la “possibilità di poter realizzare liberamente la propria vita familiare”

MILANO – Il divieto di fecondazione eterologa, previsto dalla legge 40, “condiziona” la “possibilità delle coppie eterosessuali sterili o infertili” di “poter concorrere liberamente alla realizzazione della propria vita familiare”.
Lo scrivono i giudici di Milano che hanno sollevato la questione di incostituzionalità della legge davanti alla Consulta. L’ordinanza del tribunale è stata emessa sul ricorso di un pool di avvocati coordinati dalla costituzionalista e avvocato Marilisa D’Amico, a nome di una coppia infertile a causa della azoospermia del marito, che ai giudici aveva chiesto di poter accedere all’eterologa.

La Corte costituzionale si è occupata numerose volte della Legge 40 anche in relazione al divieto di fecondazione eterologa previsto dalla Legge 40. La Consulta però aveva rinviato la questione ai tribunali di merito interessati dai ricorsi (Milano, Catania e Firenze), sollecitando una nuova valutazione alla luce di una sentenza della Camera grande della Corte europea dei diritti dell’uomo; sentenza che, decidendo sul caso di una coppia austriaca, aveva di fatto legittimato il divieto.

Fatta quella valutazione, il tribunale di Milano ha deciso ora di risollevare il dubbio di incostituzionalità davanti alla Consulta che stavolta però dovrebbe pronunciarsi nel merito: dovrà dire, cioè, se il no alla fecondazione eterologa previsto dalla legge 40 si scontri o meno con il dettato costituzionale.

La nuova ordinanza “è una buona notizia – commenta l’avvocato Costantini – e dimostra che la questione non è affatto chiusa anzi, si è di nuovo sbloccata. Ora si tratta di esaminare il problema alla luce del diritto europeo, ma soprattutto di quello italiano. Presumibilmente l’udienza della Consulta sarà fissata fra giugno e settembre”.