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22 Lug, 2013

Ludopatia: approvati i nostri emendamenti antimafia

Nei lavori di Commissione per licenziare la proposta di legge contro la ludopatia, sono stati approvati tutti gli emendamenti presentati dal nostro Gruppo. Gli emendamenti, introducono articoli a sostegno della lotta alla criminalita’ organizzata – che spesso si cela dietro alla gestione di sale da gioco – redatti anche a seguito del contributo offerto dalle associazioni e organizzazioni antimafia. Per il Lazio ha partecipato attivamente ai lavori, proponendo numerose correzioni all’originale per migliorarne l’applicazione.

E’ necessaria una regolamentazione dell’intero settore, inasprendo sanzioni per i contravventori ed escogitando dei deterrenti per chi vuole investire in questo campo. Prevedere anche azioni socio assistenziali di prevenzione, stilando un piano integrato per le persone che soffrono di questa patologia. Intervenire contro le complusivita’ da gioco e’ un dovere per le Istituzioni, come mettere in campo tutte le forze a tutela delle fasce più deboli e vulnerabili.

E’ anche opportuno fare rete con associazionismo e strutture sanitarie, per tenere sotto controllo le conseguenze economiche e sociali che produce questa subdola patologia.

21 Lug, 2013

La Regione Lazio per la legalità

Mercoledì 24 luglio, ore 10.00

Nella sala Mechelli del Consiglio regionale del Lazio, si terrà una duplice cerimonia all’insegna della battaglia per la legalità: dalle ore 10.00 è prevista infatti, all’interno della sede della Pisana, l’intitolazione di una sala “Giovani contro le mafie” e, a seguire, l’inaugurazione di una “Bottega della legalità”.

Alla cerimonia presenzierà il presidente del Consiglio regionale Daniele Leodori, con l’intervento di don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione “Libera”, che si occupa del recupero e dell’utilizzazione a fini produttivi delle terre confiscate alla criminalità organizzata.

INVITO_LIBERAbig

18 Lug, 2013

Palazzo e popolo

La misogenia esagerata del professore si sposa perfettamente con il ragionamento (si fa per dire) secondo il quale una politica di orgine congolese non ha titoli per occuparsi di immigrazione così come una figura di livello istituzional-internazionale non avrebbe la caratura per ricoprire la terza carica dello Stato. P. la riprova, se ce ne fosse ancora bisogno, dell’emergenza culturale, prima che politica, che ormai sale dal populismo fino alle colonne della grande stampa.
Leggi l’articolo (da zeroviolenzadonne.it)

17 Lug, 2013

Un colpo al cuore del diritto

Nella luce incerta di quella sera in Florida, il vigilante George Zimmerman non ha visto una persona, un ragazzo di nome Trayvor Martin – ha visto qualcosa che il nostro vicepresidente del Senato chiamerebbe «un orango». E naturalmente ha avuto paura, e poiché poteva farlo ha sparato. Ed è stato assolto.

Gli Stati Uniti si sono dati un presidente afroamericano, l’Italia si è data una ministra nata in Congo; ma questi segnali di progresso non indicano un’uscita dal razzismo del senso comune. Come hanno efficacemente segnalato i manifestanti di Time Square, a colori invertiti – vittima bianca, sparatore nero – il procedimento e la sentenza sarebbero stati ben altri.

Ha detto Barack Obama: siamo uno stato di diritto, la sentenza è questa, cerchiamo di capire adesso che cosa fare. Ma è proprio qui il punto: che «diritto» è quello che permette un’assoluzione del genere?

La legge della Florida riconosce la legittima difesa anche a chi abbia agito solo per la percezione del pericolo, indipendentemente dal fatto che questo pericolo fosse o meno reale. E non c’è dubbio che un ragazzo nero in un quartiere bianco nell’ora sbagliata è automaticamente percepito, almeno in certi contesti, come una minaccia: una materia fuori luogo, un’invasione (ricordiamo Henry Louis Gates Jr., luminare afroamericano di Harvard, arrestato perché di sera un poliziotto lo ha visto che cercava di aprire la porta della propria abitazione?). Ora, questa idea del rischio percepito, come stato mentale soggettivo che produce conseguenze materiali sociali, la conosciamo bene anche noi: è stata alla base di tutte le politiche securitarie che hanno cercato di fondare le politiche statuali sulla paura dell’altro (del migrante, dello «zingaro», del «clandestino», dello straniero).

Questa paura non solo percepita ma attivamente alimentata ha generato da noi il fenomeno, per fortuna molto marginale ed effimero, delle ronde leghiste e paraleghiste; e anche George Zimmerman, non un poliziotto ma un volontario che si era nominato vigilante da sé, è espressione di questo impulso a «fare da sé», a prendere in mano la legge e la sicurezza – a mettersi, con consenso della legge, fuori della logica dello stato di diritto.

Su questa paura permanente, fra l’altro, si fonda anche l’altro fattore nella morte di Trayvor Martin: l’ossessione delle armi. Nella maggior parte degli Stati Uniti, l’unico elemento di moderazione sul possesso delle armi è la norma che autorizza a portarle purché siano visibili; la Florida è uno di quegli stati che invece autorizzano il possesso di armi anche nascoste. Bisogna armarsi, dice la National Rifle Association, perché solo così ci si può difendere dagli aggressori armati che stanno dappertutto: una mentalità da assedio che si traduce, dopo l’11 settembre, in quell’ossessione del terrorismo che salda le paure private alle paranoie pubbliche. Ma nel caso di Trayvor Martin, il fatto che la pistola del suo uccisore non fosse visibile ha fatto sì che l’arma non avesse neppure una funzione deterrente, ma solo una funzione omicida.

Disse Barak Obama, subito dopo l’assassinio: se avessi un figlio maschio, Trayvor Martin avrebbe potuto essere mio figlio. Non era una trovata retorica: sta a dire che la sorte di Trayvor Martin può essere la sorte di qualunque ragazzo nero, che ogni ragazzo nero costruisce i suoi percorsi nello spazio urbano città tenendo presente il pericolo che corre.

«In queste strade», dice la madre afroamericana al figlio, in una canzone di Bruce Springsteen, «devi capire le regole; se ti ferma un poliziotto promettimi che ti comporterai educatamente e non cercherai di correre via e terrai sempre le mani bene in vista». Le mani di Trayvor Martin erano bene in vista, l’arma del suo assassino nascosta. Amadou Diallo, ammazzato dalla polizia con 41 colpi, aveva in mano un portafogli che i poliziotti hanno deciso di scambiare per un’arma. Trayvor Martin non aveva in mano neanche quello. È segno che nemmeno rispettare le regole ti protegge, che il pericolo te lo porti addosso direttamente nella tua nera «American skin». Che non ti uccidono per quello che fai, ma per quello che sei. E la legge li assolve.

Allesandro Portelli, Il Manifesto

16 Lug, 2013

Serve un nuovo piano per l’occupazione femminile

I dati forniti oggi da Cgil sono spaventosi: rendono chiaro il quadro su come questa Regione sia in sofferenza. La crisi economica nell’ambito dell’occupazione femminile, soprattutto se giovani, ha enormemente accentuato le differenze di genere. In sei anni il tasso nel Lazio è aumentato del 4%. Inoltre, diminuiscono i posti di lavoro qualificato mentre aumenta quello povero, precario, discontinuo. Per rilanciare il Lazio occorre affiancare al piano di sviluppo un nuovo piano di occupazione femminile.

Dobbiamo agire sul sistema della formazione, che sia alta e accessibile, della certificazione delle qualifiche e sul facile accesso all’Università. E’ necessario individuare percorsi per combattere la precarietà e offrire nuove opportunità. Impegnarci per estendere le tutele, rendere la maternità un diritto universale esigibile per tutte. Inventarci un nuovo Welfare che faccia della cura delle persone un nuovo volano di sviluppo.

E’ necessario lavorare perché il part time sia una scelta non una costrizione. Perché le opportunità tra uomini e donne davvero possano essere ‘pari’ e le lavoratrici siano finalmente protagoniste del mondo del lavoro, non sentendosi mai più oscurate da figure maschili. Tutto questo  attraverso dei piani di occupazione mirati, da modellare insieme alle organizzazioni sindacali e alle parti sociali tutte. Sono convinta che la Giunta di Zingaretti saprà lavorare in questa direzione.