Marta Bonafoni

“Liberi o meglio morire”. I senza speranza del Cara

Qualcuno prende il microfono e spiega: “Se parliamo, se ci lamentiamo, se la prendono con noi: non ci picchiano, questo no. Però se qualcuno di noi ha il colloquio per il permesso la settimana successiva, questo viene rimandato di mesi”. Ecco perché alcuni rispondono di no alle domande, non vogliono essere fotografati, forse. Più in là dalla folla, di fronte al cancello presidiato dai militari italiani, si ferma un pullman, da lì scendono altre persone e mano a mano scaricano grandi quantità di cibo: semola, patate, uova, verdura: “Immaginate voi di mangiare ogni giorno per un anno: riso e maccheroni, maccheroni e riso”, spiega Ahziz.
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