Cara Cécile, ti scrivo
Una lettera difficile, indirizzata al ministro dell’Integrazione dalla scrittrice Igiaba Scego.
A volte serve molto coraggio per dire un NO. Rosa Louise McCauley Parks ha detto il No con cui poi è passata alla storia il primo dicembre del 1955. In quei tempi le leggi Jim Crow imponevano la segregazione razziale in tutti i luoghi pubblici. Anche sull’autobus. Le prime quattro file erano per i bianchi, quelle in fondo invece per i neri. Ma se l’autobus era troppo pieno i neri avevano l’obbligo di cedere il posto ai bianchi. Pena gravi sanzioni. Quel primo dicembre chiedono a Rosa di cedere il suo posto e lei semplicemente non lo fa, dice No. E quel No ha cambiato la vita del mondo, non solo dei neri, ma di tutti noi esseri umani. Quel No ha cambiato anche la mia di vita. Ogni volta che penso alla mia laurea, al mio dottorato, ai miei libri penso a Rosa. Se non fosse stato per quel suo No io, una afrodiscendente, ora non sarei dove sono e soprattutto non avrei questa sicurezza che contradistingue la mia quotidianità.
Cara Cécile, lo so che conosci la storia di Rosa Parks. La conosciamo tutti. Ma era necessario richiamarla alla memoria ora, qui, in questo istante perché sto per chiederti una cosa molto difficile. Non so nemmeno bene come formulare questo mio pensiero, ci provo e scusami se l’ho presa un po’ alla lontana.
Io vorrei chiederti di dire anche tu un No, ovvero chiederti di lasciare l’incarico ministeriale che ti è stato assegnato.
Uff l’ho detto! L’ho scritto! Non è stato facile. Lo penso già da un po’ sai? Ma solo ora sono riuscita a visualizzare meglio questo mio pensiero. Non mi importa se diranno che questa è la “solita polemica” o che mi voglio fare pubblicità o che sono del partito di quelli controcorrente per forza. Io so solo che il mio è semplicemente un atto d’amore e un attestato di stima nei tuoi confronti. Una forma di solidarietà, a modo mio, come quella mozione del Senato votata da 260 senatori dopo le parole orrende pronunciate contro di te da Calderoli. Come tanti in questi mesi, ho amato la tua pacatezza nel rispondere agli insulti razzisti, il tuo sorriso celestiale, la cocciutaggine nel riportare a galla temi scomodi. Però, e me lo sto chiedendo in questi giorni terribili di scandali e menzogne, che senso ha la tua presenza in un governo come questo che non rispetta la nostra intelligenza? Che calpesta il diritto d’asilo come se niente fosse?
Il mio a “mia insaputa” ascoltato in questi giorni è un copione già visto. Non è giusto riproporci ogni volta la stessa minestra… riscaldata male per giunta!
L’Indignazione è palpabile.
Mi fa tremare. Mi fa piangere.
E oltre il danno a volte fa capolino anche l’incubo.
Il 4 luglio scorso è successo qualcosa che personalmente mi ha atterrito.
A Palazzo Chigi, un palazzo che hai imparato a conoscere bene in questi mesi, si è svolto l’ennesimo vertice Italia-Libia. Quel giorno i patti bilaterali tra i due paesi sono stati rafforzati e tutto questo, ahimè, sulla pelle dei richiedenti asilo che dalla Libia scappano per le continue violazioni dei diritti umani. Il ministro Abdelaziz ha promesso di “controllare” le coste libiche e di bloccare le partenze dei migranti. Controllare che significa per il ministro libico? Ce lo siamo chiesti? Una parola neutra che nasconde una realtà libica fatta di violenze, supplizi, precarietà e paura a danno dei migranti anche in questo post Gheddafi. Non te lo devo raccontare io delle donne stuprate nelle carceri libiche e degli uomini umiliati da soldati violenti. Io conosco tante ragazze passate per la Libia e che poi sono approdate in Italia con un pancione di sei mesi e tanta paura negli occhi. Molte associazioni quali Amnesty International sono preoccupate per il risvolto di questo ennesimo vertice Italia-Libia sui diritti di uomini e donne in transito presso il paese nordafricano. “La comune volontà di proseguire e rafforzare ulteriormente i rapporti bilaterali” non si trasformerà temo in più diritti per chi è costretto a fuggire da guerre, fame, siccità. Credo piuttosto il contrario.
E poi è forse giunta l’ora di dire agli italiani che è una percentuale minima quella dei migranti che fanno il viaggio per mare e che la maggior parte di loro è richiedente asilo. Dobbiamo cominciare a ripristinare la verità…
sì la verità…
Ma non solo sulla migrazione, su tutto.
A proposito di questo, mi chiedo ogni sera che fine abbia fatto la discussione sulla legge elettorale. Se un senso avevano le larghe intese era quello di fare questa benedetta legge o no? Ma non se ne parla, non si sa molto, tutto è molto nebuloso e direi accidentato.
Non credi che ci meritiamo di più tutti quanti noi?
E noi figli di migranti non ci meriteremmo uno ius soli? Si parla tanto di questo tema, ma rimane tutto sempre troppo vago. Tu, lo so, incontri ogni giorno associazioni, ragazzi, ragazze, genitori, insegnanti. Ma basta? Io temo che non ci sia una volontà politica di fare questa legge in questa legislatura. Vorrei sbagliarmi ma, ora come ora, vedo un dibattito stagnante e non sai quanto mi fa soffrire questo.
Non voglio darla vinta ai leghisti, cara Cécile. Non immaginare questo ti prego. Loro vogliono vederti fuori dai giochi, finita, Ko. Ma sai, alla fine sono loro ad essere fuori dai giochi, finiti, Ko. Quando nella città natale di Bossi vanno al suo comizio 16 persone vuol dire che sono ormai kaputt in tutti i sensi o no? Ti insultano non solo per il loro innato razzismo, ma anche perché ci provano a riavere una loro visibilità perduta attraverso te. Non ragionar (e nemmeno noi lo dovremmo fare più) di loro, ma guarda e passa. Io temo che nel futuro, invece, dovremmo affrontare un razzismo ben più subdolo rispetto a quello leghista, un razzismo che cavalcherà la lotta di classe e la crisi economica. Un razzismo che sarà portato avanti da gruppi estremisti e non solo. Dobbiamo stare attente alle Marine Le Pen nostrane, cara Cécile. Quelle dalla faccia pulita e dalla lingua affilata. Per questo che ti chiedo un atto di disubbidienza ora. È necessario… prima che sia troppo tardi.
Non fraintendermi, vederti in Tv è una gioia, sentirti parlare pure. Ma tu hai bisogno di strumenti reali per poter davvero incidere nella società. Ora come ora non ce l’hai temo.
Rosa ha disubbidito è ha cambiato il mondo, come del resto lo ha fatto Mandela e più recentemente la piccola Malala. Sono gli atti di disubbidienza che ci hanno permesso di progredire nei diritti umani.
Sento che tu hai in mano un grosso potere ora, ovvero quello di cambiare la sinistra (che ne ha proprio bisogno!) e con essa anche il paese.
Ma ti devi sottrarre ad un governo che non ha più senso di esistere. Un governo affogato da scandali e brutte figure. Suona anarchico quello che ti sto dicendo, ma non lo è. Non sono supportata da nessuna ideologia in questo momento, ma solo dal grande affetto che provo per te.
Ti vorrò bene sempre, anche se non dirai No e starai al tuo posto fino all’ultimo giorno di questa legislatura. Io capirò la tua scelta e questo non diminuirà di certo la stima che ho di te. Solo che avevo bisogno di esplicitare questo pensiero che mi tormenta il cuore già da un po’. Spero che tu capirai l’amore presente in questa lettera. Amore per te, per l’Italia, per me stessa, per il prossimo. Penso solo, e per questo ti ho scritto, che tutti noi avremmo bisogno di una politica trasparente e vicina alla nostre vite. Quella espressa dalle larghe intese semplicemente non lo è.
Con affetto, Igiaba Scego