Top

13 Mar, 2013

Addio a Teresa Mattei, partigiana e femminista

teresa_mattei
Fu sua l’idea della mimosa, per la festa dell’8 marzo. E riuscì a spuntarla su Luigi Longo, che voleva regalare le violette, come era d’uso in Francia. Ma a Teresa Mattei apparve più giusto un fiore povero, quel velluto giallo gialle diffuso nelle campagne. È morta ieri nella sua casa di Usigliano (Pisa) la più giovane dei Costituenti. Partigiana, combattente nella formazione garibaldina, Teresa era nata a Genova il primo febbraio del 1921. A 21 anni l’iscrizione al Pci, un partito ancora clandestino. “Chicchi” il suo nome di battaglia: a lei e al suo gruppo s’ispira Roberto Rossellini per l’episodio fiorentino del celebre Paisà.
Non manca il coraggio, alla combattiva Chicchi. Anni più tardi ricorderà il ruolo giocato nell’uccisione di Giovanni Gentile, che lei conosceva dai tempi dell’università, essendosi laureata a Firenze in filosofia. «Per fare in modo che i gappisti lo riconoscessero», racconterà Teresa, «alcuni giorni prima li accompagnai presso l’Accademia d’Italia della Rsi, che Gentile dirigeva». Mentre lo studioso usciva dal suo studio, lo indicò ai partigiani. «Lui mi scorse e mi salutò».
Il temperamento d’acciaio l’aveva già dimostrato nel 1938, quando venne espulsa da tutte le scuole del regno per aver rifiutato di assistere alle lezioni in difesa della razza. Forse l’unica giovane italiana a farlo, o almeno tra i pochissimi. E nel 1955 sarà cacciata dal Pci perché contraria alla linea togliattiana. D’altra parte esempi di coraggio non mancavano in famiglia. Nel 1944 suo fratello Gianfranco, partigiano dei Gap, si tolse la vita nella cella di via Tasso a Roma pur di non tradire i suoi compagni.
Anche in Parlamento la partigiana Chicchi non mancò di dare battaglia ai suoi colleghi maschi. Un saggio recente di Laura Di Nicola ricorda la sua lotta perché le donne avessero accesso a tutti gli ordini e gradi della magistratura. Ma le parlamentari elette alla Costituente erano 21 su 558, e passò la linea che di fatto giudicava le donne «incapaci di equo giudizio» (soltanto nel 1963 potranno entrare in magistratura). La battaglia cominciata da Bianca Bianchi e Angelina Merlin, Teresa Mattei e
Maria Maddalena Rossi fu al centro di una vivace discussione sulle pagine del Mercurio diretto da Alba De Céspedes, che sostenne con argomenti modernissimi «la capacità delle donne di comprendere tutto quello che gli uomini non comprenderanno mai», proprio per la capacità di «scendere in fondo al pozzo».
In difesa dei diritti delle donne — e dei minori — Teresa Mattei continua il suo impegno nel dopoguerra, fondando prima l’Ente per la tutela morale del fanciullo, più tardi un centro studi per la progettazione di servizi e prodotti per l’infanzia. Ancora negli anni Sessanta rinnova la sua militanza dalla parte dei bambini, coniugandola con la passione per il cinema. Nel 1966 diventa presidente della Cooperativa di Monte Olimpino a Como, che con Bruno Munari e Marcello Piccardo realizza film nelle scuole.
Anticonformista nella vita pubblica, e in quella privata. Sposata due volte, suscita scandalo quando aspetta il primo figlio da Sanguinetti — suo compagno nell’azione contro Gentile — perché non ancora coniugata. Con Bruno si sposeranno a Budapest nel luglio del 1948.
Tra gli ultimi testimoni dell’antifascismo, della Resistenza e della Costituzione, Teresa Mattei portò dentro le istituzioni il punto di vista delle donne. E su posizioni spesso ribelli lo difenderà fino alla fine del suo mandato. Ora riposa nella sua casa di Lari, tra nuvole gialle di mimosa.

Simonetta Fiori, La Repubblica

11 Mar, 2013

La realtà dell’aborto attraverso gli occhi delle donne

aborto_sacrosanto
“Vorrei raccontare – scrive Lalli – questo segmento mancante, alcune storie di donne che hanno scelto di abortire e che non hanno avuto ripensamenti. Voglio esplorare una possibilità teorica che si possa scegliere di abortire, che lo si possa fare perché non si vuole un figlio o non se ne vuole un altro, che si possa decidere senza covare conflitti o sensi di colpa”.
Leggi l’articolo del Corriere della Sera

09 Mar, 2013

Aborto, RU486 e obiezione. Le proposte della Laiga

aborto_pillola_ru486
“Non difendiamo il diritto all’aborto ma la salute riproduttiva della donna”. Un tema che per decenni l’Italia “ha rifiutato di affrontare”. Anna Pompili, ginecologa dell’università La Sapienza di Roma è una degli esperti intervenuti alla due giorni di convegno di Laiga, l’associazione degli operatori sanitari impegnati per l’applicazione della legge 194.
Leggi l’articolo de L’Unità

08 Mar, 2013

“Femen, i nostri corpi nudi non a disposizione”

femen-5
“Noi vogliamo dare una nuova interpretazione del corpo della donna, vogliamo distruggere la visione della donna come oggetto sessuale, una Barbie. Il nostro corpo non è più sotto il controllo di uomini come Berlusconi, che lo comprano, lo usano a proprio piacimento, facendo show alla tv. Noi vi offriamo è una nuova visione e interpretazione del corpo delle donne”.
Leggi l’articolo de Il Manifesto