Marta Bonafoni

Le sabbie mobili del passato

palazzo

Vista dal punto di osservazione di questa nostra rubrica non c’è dubbio che vi sia un’ulteriore partita dentro la partita che porterà alle amministrative del 2013. Detta con una semplificazione certo brutale ma calzante: come si schiereranno i movimenti romani innanzitutto alle primarie del centro-sinistra quindi nella sfida finale per il governo della città? E’ questo un interrogativo che sta attraversando in queste settimane le assemblee e le discussioni delle moltissime realtà che animano le occupazioni e i comitati capitolini. Al di là del nome del candidato, che pure è questione fondamentale se non oggi dopodomani, il punto del dibattere sta proprio nel come agire all’interno della costruzione di una possibile alternativa per Roma: ponendo quali temi, costruendo quali alleanze. Importante in questo senso mi è sembrato durante l’estate un dibattito che si è tenuto nella vastissima Festa dell’Unità voluto dal segretario romano del Pd Marco Miccoli. “Le occupazioni che parlano alla città” era il suo titolo e radunate sul palco davanti a una bella folla di persone c’erano alcune delle esperienze più significative di ieri e di oggi: i braccianti che ormai da 35 anni occupano le terre di Decima con la Cooperativa Agricoltura Nuova, i giovani di Scup, il Valle naturalmente, il Nuovo Cinema Palazzo che a San Lorenzo ha fermato l’apertura di un casinò proprio nel cuore della città, infine gli operai ex Rsi costretti da mesi a occupare l’ex fabbrica di Portonaccio per affermare il loro diritto al lavoro e il diritto di tutti ad avere una mobilità vera e sostenibile. Tutti temi fondamentali (un nuovo modello di sviluppo, l’accesso allo sport popolare, la cultura, la legalità, il lavoro) che sono anche altrettanti capitoli di un possibile programma di governo. Ma scritto da quanti e quali attori? Il punto di partenza per tutti pare essere il “modello Acea” ossia quell’ampia e composita coalizione sociale che ha permesso di arginare l’assalto di Alemanno all’acqua dei romani, ma più si va avanti più appare chiaro che quel modello non basta. La sfida del governo di Roma pretende anche altro, innanzitutto che tutti i soggetti coinvolti siano capaci di ripensarsi nell’oggi, con lo sguardo al futuro e al tempo stesso non restando incastrati nelle sabbie mobili della recriminazione sugli errori passati. Che sono stati errori di tutti, magari non equamente distribuiti, ma di tutti. 

(articolo pubblicato nel numero di settembre 2012 del Paese Sera)

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