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07 Feb, 2014

Dall’Onu alla Regione Lazio amplifichiamo con la nostra mozione l’appello contro le discriminazioni sui gay

I consiglieri Bonafoni (Gruppo per il Lazio) e Quadrana (lista Civica Zingaretti)  depositano una mozione sull'”Istituzione del registro delle unioni civili”

Nel giorno dell’inaugurazione dei giochi olimpici di Sochi, con la durissima presa di posizione dell’Onu nei confronti delle politiche di Putin contro gli omosessuali, abbiamo depositato in Consiglio regionale una mozione in favore dei diritti del mondo lgbt. Il riconoscimento delle unioni civili è un passaggio significativo per garantire sul nostro territorio l’affermazione dei diritti di tutti le coppie, formate da individui di sesso uguale o diverso.

Un tassello che intende tenere alto e vivo un dibattito che riteniamo fondamentale e che ha al centro l’estensione dei servizi e delle prestazioni a tutte le famiglie, come disegnato dalla riforma del welfare regionale in discussione in Consiglio. Nonchè la lotta all’omofobia a partire dalle scuole.

Il fenomeno delle unioni civili tra l’altro è in espansione. Aumentano le coppie che scelgono di formare una famiglia al di fuori del vincolo matrimoniale, ed è doveroso per le  istituzioni fare delle modifiche legislative che tengano conto dei cambiamenti della società.

In Italia invece le unioni di fatto non sono disciplinate da nessuna normativa specifica, un ritardo che intendiamo denunciare con la presentazione della nostra mozione. L’affermarsi di nuove culture e modalità di relazioni ha determinato nell’ultimo decennio in Italia e non solo, un progressivo e sostanziale cambiamento dei rapporti interpersonali, delle forme di convivenza, del modo di intendere il “nucleo famigliare”.

Nella Regione Lazio già alcuni comuni come Tarquinia, Ariccia,  Ciampino, Pomezia, Cassino, Bassano Romano, Canepina hanno approvato l’istituzione di registri delle unioni, così come hanno fatto alcuni  Municipi del Comune di Roma. Impegnare la Giunta regionale e il Presidente della Regione Lazio per l’approvazione di una legge statale che istituisca in ogni Comune della Regione il Registro delle unioni civili non è un atto di sovvertimento dell’ordine precostituito, ma la concretizzazione di uno sguardo laico e libero sulla società  che ci circonda e in cui siamo immersi per mettere a punto strumenti anche giuridici che garantiscano a tutti i pari diritti.

Sempre in attesa di una legge nazionale da troppo tempo evocata.

06 Feb, 2014

Inaugurato lo sportello antiviolenza all’ospedale Grassi di Ostia

Un utile contributo per il contrasto alla violenza di genere, uno sportello di aiuto e orientamento anche per fornire indicazioni e numeri sull’entità del fenomeno in un territorio già duramente attraversato dalla violenza contro le donne, come conferma il drammatico caso della ragazza di Casal Bernocchi, ridotta in coma dal suo ex compagno.

Lo sportello antiviolenza dell’Ospedale Grassi di Ostia, inaugurato oggi ufficialmente, sarà gestito dall’associazione Differenza donna, le cui operatrici saranno presenti all’interno del Grassi tre volte alla settimana. Per il contrasto della violenza di genere è necessaria un’azione coordinata e multipla che tocchi tutti i differenti ambiti. Da quello legale, giudiziario, culturale, sociale, sanitario e legislativo.

Per questo in Consiglio regionale lavorando in modo serrato e continuo siamo riusciti, anche attraverso l’impegno concreto di tutti i consiglieri della V commissione, a licenziare il testo base della legge 33 per il contrasto della violenza sulle donne. Credo però che, anche in considerazione della vastità e frammentazione del territorio del decimo municipio, sia indubbia e assolutamente da sostenere la necessità di avviare esperienze come questo sportello in tutte le strutture socio-sanitarie pubbliche, come presidi territoriali e insostituibili punti di riferimento per l’emersione del fenomeno della violenza domestica.

05 Feb, 2014

Al CIE di Ponte Galeria rassegnazione e attesa per le risposte del Governo

Con le bocche scucite, ma ancora con la disperazione negli occhi. Questa mattina sono tornata nel Cie di Ponte Galeria per accertarmi delle condizioni dei migranti trattenuti nel centro, ormai a tre giorni dalla sospensione della protesta che aveva visto nuovamente 13 ragazzi cucirsi la bocca, rifiutare i pasti e saltare le visite mediche contro la loro condizione detentiva.

La loro protesta si è effettivamente interrotta ma le loro condizioni non sono affatto migliorate e la loro denuncia non è affatto venuta meno. Sono stati loro stessi a confermarcelo: “Ci siamo scuciti la bocca perché sfiniti, stanchi, alcuni di noi anche malati. Ma abbiamo sospeso la protesta anche per via della nostra rassegnazione, perché nulla sta cambiando dentro il Cie”. “Chiediamo la grazia – ha sintetizzato uno di loro – ci aspettiamo l’intervento di Napolitano, un segnale da Papa Francesco”.

Anche al Cie tra l’altro l’alluvione ha lasciato il segno: sempre secondo i racconti dei ragazzi nei giorni scorsi l’acqua scendeva dal soffitto delle stanze e nei bagni c’era solo acqua fredda. Per il resto questa mattina al Cie la vita quotidiana degli 80 trattenuti (63 uomini e 17 donne) scorreva come da routine, tra convalide, colloqui, visite mediche. Una routine fatta però da sbarre e porte chiuse dietro le quali stazionano anche per mesi cittadini stranieri che spesso non hanno compiuto alcun reato.

Per questo sono uscita dalla visita di questa mattina ancor più persuasa dalla necessità di superare la legge Bossi-Fini e di chiudere i Cie, istituzioni detentive irriformabili. Rinnovo infine l’auspicio che la mozione già depositata in Consiglio Regionale e firmata da tutti i capigruppo di maggioranza arrivi al più presto all’attenzione e al voto dell’aula della Pisana anche in vista del corteo no Cie del 15 febbraio prossimo, manifestazione alla quale parteciperò anche io.

05 Feb, 2014

Giusto o sbagliato non può essere reato

Aderisco alla piattaforma nazionale antiproibizionista che porterà a manifestare a Roma il prossimo 8 febbraio tutte le realtà antiproibizioniste per chiedere l’abolizione della legge Fini-Giovanardi sulle droghe. Un’adesione totale che vuole amplificare anche nella Regione Lazio lo slogan del comitato promotore contro questa legge sbagliata, ingiusta e iniqua.

Una legge, la Fini – Giovanardi, che ha contribuito in modo sostanziale al peggioramento della convivenza civile, criminalizzando intere fasce di giovani e ingrossando in modo abnorme il numero di detenuti per reati lievi.

Sono infatti 26.000 su un totale di 65.000 i detenuti reclusi per violazione della Fini-Giovanardi, una normativa che ha peggiorato indiscutibilmente la vivibilità delle istituti di pena non segnando in nessun modo passaggi decisivi nella lotta alle mafie che gestiscono il traffico e lo spaccio di stupefacenti.

La mobilitazione di sabato sarà anche un modo per fare pressione civile in vista del pronunciamento della Corte Costituzionale sulla incostituzionalità della legge 49/06 previsto per il prossimo 11 febbraio.

04 Feb, 2014

M5S, le nostre colleghe della Regione Lazio si dissocino dagli attacchi sessisti

Come donne elette nel centrosinistra e nel centrodestra della Regione Lazio desideriamo esprimere la nostra vicinanza e solidarietà alla Presidente della Camera Laura Boldrini e alle deputate del Pd fatte oggetto in questi giorni di attacchi e insulti sessisti, gravissimi, da parte dei militanti e dei parlamentari del Movimento Cinque Stelle.

Una tale deriva ci indigna e ci preoccupa: in democrazia mai il confronto può e deve passare il segno, diventare offesa, umiliazione o aggressione. Siamo soltanto 6 consigliere regionali a firmare questo comunicato, perché ancora così scarsa è la rappresentanza femminile nelle nostre istituzioni e ancora non pienamente riconosciuto il contributo che le donne danno nei loro molteplici ruoli. Per questo troviamo inquietante il silenzio in cui sono piombate in questi giorni le nostre 4 colleghe, le consigliere regionali del M5S.

Di solito così attive nelle dichiarazioni sia per mezzo di agenzie che nei social network in queste ore non si trova traccia invece di una loro presa di posizione e di distanza rispetto a quello che sta accadendo in Parlamento e nei mezzi di comunicazione vicini al movimento di Beppe Grillo.

A loro, con le quali abbiamo condiviso da ultimo un interessante dibattito intorno alla legge sulla violenza contro le donne, a loro che abbiamo sentito parlare di dignità femminile offesa, di violenza anche verbale, di un corretto uso di un linguaggio non sessista, chiediamo ora di essere coerenti e conseguenti, e di dissociarsi da quanto sta avvenendo per mano e per bocca dei loro colleghi grillini.

Le consigliere regionali del gruppo Per il Lazio Cristiana Avenali, Daniela Bianchi, Marta Bonafoni, Rosa Giancola, Teresa Petrangolini e della Lista Storace Olimpia Tarzia

04 Feb, 2014

Violenza sulle donne: rabbia per la donna ridotta in coma dal suo convivente

Voglio esprime il mio più sincero dolore e la mia vicinanza alla giovane donna di 19 anni, colpita dal suo convivente che l’ha ridotta in coma. Oltre il mio pensiero per lei e per le  tante altre donne colpite dalla violenza di genere sento però dentro di me una grandissima rabbia  che non è un mio sentimento privato, ma che condivido con tante altre donne impegnate contro la violenza maschile.

E’ intollerabile e non concepibile pensare a relazioni di coppia che da conflittuali e difficili virano sulla violenza e la donna è sempre quella che paga il prezzo più alto: la vita, come è accaduto in moltissimi casi che non smetteremo mai di denunciare, la dignità di esistere, la salute. E’ il momento davvero di dire basta.

Dalla Pisana abbiamo iniziato un cammino impegnativo che ha portato all’approvazione in commissione Cultura e Pari Opportunità di una legge regionale contro la violenza di genere. Ma credo che un incisivo intervento vada fatto su più fronti e non solo su quello legislativo. A cominciare dalle istituzioni nazionali dove uomini misogini ritengono possibile insultare le loro colleghe deputate e poi celarsi dietro scuse ipocrite.

03 Feb, 2014

Rompere il silenzio intorno ai rifugiati del Cara di Castelnuovo di Porto

Da soli ad affrontare la grande piena, aiutati solo dagli operatori del Centro, fatti prigionieri come loro dall’alluvione di venerdì scorso. Il Cara di Castelnuovo di Porto sorge in una piana vicinissima al Tevere ed è destinato ad allagarsi ad ogni aumento di acqua. Venerdì mattina ospiti e operatori lo hanno constatato in diretta quando hanno trovato il pian  terreno della struttura, che ospita 750 persone (80 dei quali bambini), e tutte le vie d’accesso completamente allagate e impraticabili.

L’acqua – ci hanno raccontato alcuni di loro – superava i sessanta centimetri d’altezza. Un fiume che ha allagato tutto: la mensa, le cucine, l’ambulatorio medico, gli uffici e tutti i locali destinati alle famiglie di richiedenti asilo – soprattutto quelle con bambini – ubicate al pian terreno. Chi era dentro – ci hanno raccontato i presenti – non poteva uscire, e chi era fuori non poteva arrivare. Alcuni operatori hanno lanciato l’allarme ma secondo i loro racconti né la Protezione Civile nè i Vigili del Fuoco sarebbero intervenuti fino alla sera, quando con un canotto sono state evacuate però solo 24 persone.

Sempre secondo le loro denunce, ancora oggi nessuno sarebbe intervenuto ad aiutare ospiti e operatori, a liberare i locali dal fango e dai detriti, mentre manca l’acqua potabile e con le cucine allagate sono stati garantiti solo pasti di fortuna. L’alluvione è stata una catastrofe per tutta la nostra regione ed ha toccato gangli vitali come l’agricoltura, i trasporti oltre che la stabilità di intere aree. Non è pero accettabile che nella sciagura ci siano cittadini più sciagurati di altri come gli uomini e le donne del Cara. Anche in questo la Regione e la sua nuova maggioranza devono dare segnali di discontinuità.

In questa direzione un passaggio importante  è rappresentato dall’arrivo al voto giovedì prossimo in Commissione Politiche Sociali alla Pisana della legge sull’istituzione del Garante dei diritti dei rifugiati. Una figura che si occuperà anche di supervisionare le strutture destinate ad accogliere i rifugiati e i richiedenti asilo della nostra Regione, accertando la loro idoneità e la loro rispondenza a tutti gli standard, di legalità e civiltà. Un importante collegamento tra le istituzioni e i centri che potrà scongiurare casi di silenzio assordante come quello del Cara di Castelnuovo di Porto.

30 Gen, 2014

Aderisco alla manifestazione del 1° febbraio “Porque yo decido”

Aderisco alla mobilitazione europea di sabato 1 febbraio, in segno di solidarietà con le donne spagnole che, proprio quel giorno, consegnano “Porque yo decido”. Si tratta di messaggio indirizzato alle istituzioni contro la proposta di una nuova legge sull’interruzione di gravidanza: un attacco all’autodeterminazione delle donne che vuole cancellare la legge Zapatero autorizzando l’interruzione di gravidanza solo in caso di violenza sessuale o di salute fisica e psichica.

Da qui rilanciamo un grido d’allarme, e una mobilitazione forte contro il tentativo spagnolo di riportare indietro l’orologio della storia cancellando i diritti conquistati negli anni dalle donne.

La mobilitazione delle spagnole si è estesa in tutta Europa, da Roma e dal Lazio la vogliamo rafforzare anche per chiedere al Parlamento Europeo l’adozione della risoluzione Estrela, che suggerisce agli Stati membri l’assunzione di una legislazione europea in difesa dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne.

A Roma l’appuntamento è alle 15.30 davanti all’ambasciata spagnola in piazza Mignanelli-Piazza di Spagna, con l’adesione di  moltissime associazioni e realtà femminili.

Aderisco, anche per chiedere, come fanno le donne in tutti gli altri Paesi europei, di garantire la pluralità delle posizioni etiche e il rispetto della libertà di scelta delle donne in fatto di maternità. Un appello che dalla Regione Lazio rilancio in particolare agli eletti e alle elette nel Parlamento Europeo per una presa di posizione che garantisca il diritto di decidere sul proprio corpo.

27 Gen, 2014

Subito in Consiglio Regionale la mozione per la chiusura dei CIE

La notizia della nuova protesta partita nel Cie di Ponte Galeria, dove 13 persone provenienti da Lampedusa si sono cucite le labbra, mi addolora ma non mi sorprende. Gia’ sul finire dell’anno scorso avevamo avvertito di come la protesta sarebbe potuta riprendere da un momento all’altro, in assenza di novita’ per la condizione dei detenuti nel Cie.

Cosi’ e’ accaduto: a quanto apprendiamo infatti 7 dei ragazzi che si sono cuciti la bocca oggi sono gli stessi che hanno messo in scena la protesta che si e’ tenuta pochi giorni prima di Natale.
E’ una volta di piu’ grave che, per ottenere di nuovo attenzione, dei ragazzi rinchiusi all’interno di quella struttura debbano esternare una richiesta d’aiuto attraverso gesti clamorosi come il cucirsi le labbra e rifiutare il cibo. E dover tornare a farlo per chiederci di intervenire subito.

Nel mio sopralluogo di dicembre scorso ho constatato che in quel luogo le condizioni di vita sono inumane e ho subito presentato una mozione, sottoscritta dalla maggioranza tutta. Nel documento si chiede al Governo la radicale modifica delle norme su l’immigrazione con il definitivo superamento della legge Bossi-Fini, e per quanto riguarda “La Lampedusa della Regione Lazio” di operare un monitoraggio per garantire ai migranti trattenuti condizioni di dignità, di rispetto del diritto alla difesa legale e alla salute ma anche l’impiego di risorse per evitare ulteriori motivi di sofferenza.

Inoltre, si chiede formalmente al Governo, visti i costi esosi e l’inadeguatezza dell’edificio che ospita il Cie, la chiusura del centro di Ponte Galeria. Il Parlamento ora deve provvedere con urgenza ad approvare le norme necessarie affinchè si possa mettere la parola fine a situazioni drammatiche che fanno notizia ma poi restano tali. La politica non può più permettersi lentezze e negligenza di fronte alla vita e alla dignita’ delle persone, di tutte le persone.

Per questo mi auguro che la mozione che ho presentato possa essere discussa e approvata quanto prima dal Consiglio regionale del Lazio.

24 Gen, 2014

Incendio residence migranti: fare luce sulle responsabilità

Roma questa mattina si è svegliata con un’altra triste notizia: la morte di un immigrato in un residence a causa dell’esplosione di una bombola di gas. Non si tratta di una notizia di semplice cronaca, questa. Da quello che sta emergendo, infatti, le condizioni di vita in quello stabile sarebbero al limite della dignità umana. Così ci raccontano dal XIV municipio.

Immigrati e italiani bisognosi (specie studenti), sono costretti a vivere dentro dei loculi, delle specie di arnie dove il rischio tragedia è altissimo. A quanto ci risulta, il Residence è di proprietà di un privato che (dietro pagamento di affitto, naturalmente) ha acconsentito al sovraffollamento del locale. Una situazione che andrebbe avanti dagli anni ’70: il Municipio, infatti, sostiene che la questione si trova da tempo sotto la lente di ingrandimento delle istituzioni locali.

E’ indispensabile intervenire per fare piena luce sulle condizioni di vita del Residence: una specie di buco nero in mezzo ai palazzi della ‘Roma bene’. Una vergogna. Il fatto di oggi dimostra come l’emergenza abitativa sia una delle piaghe della nostra città, una priorità da risolvere con estrema urgenza. Esprimo la mia vicinanza alla famiglia della giovane vittima e a tutti i feriti.