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Tutti a dire Nicola ci ripensi.
Tonnellate di dichiarazioni, tweet, post su fb.
Mi ha colpito subito ieri l’assoluta sproporzione tra chi diceva “Zingaretti ci ripensi” e chi – troppo pochi – ha invece messo l’accento su quello che Nicola ha detto nell’annunciare le sue dimissioni da segretario del Pd.
Prima di “Nicola ci ripensi”, chi ci pensa alle pietre che ha lanciato Nicola in quelle righe?
Il punto mi sembra questo.
“Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia. Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni”.
Pietre, di fronte a un degrado politico interno che però riguarda tutte e tutti anche fuori: nel campo democratico e nel Paese.
Io non so cosa farà Nicola ora.
Tutti a chiedersi, anche qui, se le sue dimissioni siano o meno revocabili.
Oggi per me quel che conta è che le sue parole sono irrevocabili. Perché dicono la verità, una “rivoluzione” in politica.
Sempre “in politica” una delle prime cose che vogliono “insegnarti” quando ti capita di indignarti per la slealtà, le logiche fratricide, la passione per le scalate interne anziché l’amore per il bene comune è questa: che non lo sai, che “la politica è sangue e merda”?
Ecco, anche basta.
Anche perché nella vita se ti esce sangue vuol dire che ti sei fatto male, e la merda puzza. E la dimensione politica dovrebbe somigliare alla vita migliore possibile, non a una rissa fra cani.
Di fronte a tutto questo serviva uno shock, lo shock è arrivato. Ora sta a tutte e tutti noi, con Nicola Zingaretti, farne nascere un nuovo inizio.

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