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Breve storia felice di una Roma possibile.

Qualche tempo fa sono stata invitata dalla cooperativa “Oltre” all’inaugurazione di un orto sociale a Tor Cervara, periferia est della città.

L’arrivo già da solo valeva un seminario su Roma, le sue ferite e le troppe disuguaglianze: traffico impazzito, pedoni costretti a camminare raso muro per evitare le macchine, rifiuti fuori dai cassonetti, prostituzione, moltissimi migranti a spasso isolati dal resto (la’ è stato trasferito l’Ufficio immigrazione). Mi veniva da piangere a pensare “quanta strada ci vorrà per ricostruire, per farla ripartire sul serio Roma”.

Poi sono entrata nel posto del mio appuntamento, un cancello al civico 309 di via di Tor Cervara. Ed è stata subito meraviglia: il giardino del centro diurno per disabili adulti della Asl trasformato in un luogo bellissimo. Rose, ciclamini, i colori dell’orto, una piazza con le vasche dei fiori al centro costruita con le panchine sistemate in circolo, per parlare e poter guardarsi negli occhi. E ad arricchire tutto questo, le persone e le istituzioni, unite nell’obiettivo comune di fare più bello un luogo, e con esso la vita di un quartiere e di tutti in quel quartiere: eravamo la’ Regione, Asl, i servizi sociali del municipio, la cooperativa, l’associazione “Il tulipano bianco”, le scuole, il centro anziani, il comitato di quartiere e, naturalmente, gli utenti e le famiglie del centro diurno.

“Un miracolo”, ho pensato allungando l’occhio al caos che intanto impazziva fuori da quel cancello. Invece no. Una sfida certo, ma in fondo semplicissima: a Tor Cervara un’intera comunità laboriosa si è ritrovata intorno a un’idea diversa di città. E l’ha realizzata.
Oggi quel giardino è aperto e a disposizione di tutti coloro che hanno voglia di occuparsene e goderne.

Roma non è una sfida impossibile.
Tanti piccoli semi possono tornare a farla germogliare.

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