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20 Mar, 2017

Nettuno, ferma condanna per aggressione a ragazzo bengalese

Esprimo vicinanza al ragazzo di nazionalità bengalese aggredito sabato scorso sulla linea ferroviaria Roma-Nettuno. A seguito del pestaggio, avvenuto da parte di un gruppo di ragazzi che si trovavano a bordo del convoglio, il giovane ha riportato gravi lesioni e fratture al volto e si trova ricoverato in ospedale.  L’ipotesi attualmente al vaglio degli inquirenti, che si sia trattata di un’aggressione a sfondo razzista e non di una rapina, se confermata desta a maggior ragione una forte preoccupazione.  Mi auguro che possa essere fatta piena luce al più presto sul grave episodio e spero per il ragazzo in una pronta guarigione.
E’ quanto afferma la consigliera regionale di Art. 1 – Movimento democratico e progressista, Marta Bonafoni.

20 Mar, 2017

Nelle foreste fra Turchia e Bulgaria: “Qui fermiamo l’invasione dell’Islam”

Francesca Paci, La Stampa

Passo veloce e il più possibile felpato, braccia sulla testa a protezione dai rami, bocche cucite. Per intercettare i migranti che dal confine turco cercano di entrare in Bulgaria si avanza in colonna fin dentro la foresta di Strandzha e poi via, sparpagliati in gruppi di tre. Chi trova dei «presunti profughi», come li chiamano i volontari del BNOShipka, avverte i compagni con il cellulare e chiama la polizia di frontiera.

«Dato che il governo non fa nulla, a parte obbedire alla Merkel e lasciar entrare chiunque dichiari una nazionalità a caso, ci pensiamo noi: da quattro anni presidiamo le montagne per proteggere dai terroristi e dall’invasione pianificata da Erdogan il nostro Paese e l’intera Europa». Vladimir Rusev è il comandante di questi 65 bulgari in mimetica e passamontagna che hanno parcheggiato le auto targate Varna, Burgas, Stara Zagora, Plovdiv e Dalgopolin in una radura vicino Yasna Polyana, a 30 km dal confine, per dare il cambio al turno precedente.

Ex ufficiale dell’esercito in pensione, il pluridecorato Rusev gestisce una società d’intelligence e security specializzata in zone di conflitto e anima il BNOShipka, il movimento nazionalista intitolato alla città simbolo della vittoria bulgaro-russa sugli ottomani di Sulayman Pascià. «Par-ti-gia-ni», scandisce. Guai a definirli miliziani o «cacciatori»: «Non portiamo armi, non arrestiamo nessuno, rispettiamo la legge che autorizza i cittadini a impedire i crimini e considera un crimine varcare illegalmente il confine».

Le lattine di Red Bull e fagioli turchi abbandonate lungo il ruscello nascosto tra gli alberi segnano la strada. Da quando l’accordo tra Ankara e Bruxelles ha sigillato la rotta balcanica e in particolare la Grecia, ai migranti non restano che il mar Mediterraneo o i boschi bulgari per affidarsi ai trafficanti e puntare all’Europa del nord. Rusev, fluente in russo, greco, turco ed ebraico, sostiene di averne respinti migliaia dei 10 mila che si fanno sotto ogni mese, moltissimi passando da Zvezdez.

«I rifiuti servono anche da segnaletica per l’appuntamento con chi li porta in Serbia o per indicare il percorso a chi segue» spiega Attila, 35 anni, bagnino.

L’identikit del volontario di BNOShipka è sintomatico del malessere che si porta dentro un paese passato per 5 secoli di dominazione ottomana, 45 anni di dittatura sovietica e, nel 2007, il sogno di un salvifico destino europeo naufragato sulla transizione dal socialismo reale pagata a dosi massicce di disoccupazione, la fuga dei cervelli, la corruzione endemica. C’è il muratore 30enne Ilia convinto che dietro i profughi ci sia una strategia destabilizzante «guidata da americani e da ebrei».

Kamal, musulmano, che vuole tenere l’Isis lontano da casa impacchettando la frontiera come un’opera del connazionale Christo. Todor, 35enne, impiegato delle ferrovie e nemico dell’«Islam colonizzatore» quanto simpatizzante di Putin. Tikhamir, fioraio, deluso da Bruxelles che «non ha trasformato la Bulgaria nella Svezia e ora la vorrebbe come Raqqa». E poi ancora l’avvocato europeista Lachezar felice di aver archiviato il giogo sovietico e deciso a non finire in quello coranico, Siliane che a 67 anni marcia e raccoglie erbe per curare eventuali ferite, la disoccupata Asia arruolatasi perché «i bulgari guadagnano 150 euro e gli immigrati molto di piu». Dai 20 ai 30 anni c’e di tutto: 800 persone a rotazione giorno e notte che non ricevono un soldo e si pagano la benzina.

S’intravede lo spettro dell’Islam dietro le quinte di questa caccia nella foreste, lo stesso riconoscibile nei mal di pancia politici del Paese che a novembre ha eletto il nuovo presidente filo-russo Rumen Radev e il 26 marzo voterà per il rimpiazzo del parlamento dopo le dimissioni del premier europeista Borisov. E poco importa che la etnicamente omogenea Bulgaria da 7 milioni di abitanti ospiti oggi ufficialmente tra i 7 e i 15 mila migranti in 6 campi aperti e 2 centri chiusi e che, per questo, abbia appena ricevuto dall’Ue 150 milioni di euro. La notizia più diffusa sui social è quella degli incidenti di novembre nella struttura di Harmanli, dove risiedono 3 mila richiedenti asilo.
«Il BNOShikpa ha più consensi fuori che dentro al Paese e si muove ai margini della legislazione bulgara» ci dice il direttore dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni di Sofia Radoslav Stamenko. Capita che i suoi uomini, come quelli di Amnesty International o del Bulgarian Helsinki Commitee, incrocino metaforicamente le spade con i volontari del comandante Rusev: gli attivisti pro-migranti chiamano la guardia di frontiera e gli altri, anziché essere aiutati dalle forze dell’ordine come vorrebbero, devono mostrare i documenti per provare di essere regolari.

«Dobbiamo contrastare le cosiddette organizzazioni umanitarie che addestrano i migranti a entrare illegalmente in Europa, ma più ci demonizzano e più cresciamo tra la gente, contiamo già 20 mila membri e 40 mila sostenitori» racconta l’agricoltore Ivan al termine della seduta di flessioni ed esercizi di autodifesa in cui si mira alle gambe e non alla testa. In realtà non ce n’é mai stato bisogno, e neppure del coltello che tutti portano alla cintura:

«Quando i migranti vedono la mimetica si bloccano, hanno paura, al massimo provano a scappare. Noi comunque, sapendo che in Turchia si comprano perfino le famiglie, ci prendiamo cura delle rarissime donne e dei bambini, sapendoli vittime, e consegniamo gli uomini alla polizia. Quasi nessuno è un vero rifugiato. E poi, dovremmo aver compassione di chi “compra” i ragazzini per sconfinare? Abbiamo almeno 4 mila minori non accompagnati negli orfanotrofi bulgari».

Piove. Il terreno è scivoloso. È ora di spostarsi a ridosso del confine, a Brodilovo, dove, con regolare permesso, i volontari aiutano la costruzione della barriera, appena 67 km dei 230 che si snodano lungo il confine turco e degli altri 570 lungo quello greco. I tre varchi ufficiali sono deserti. Non lontano, oltre lo sguardo, qualcuno terrorizzato aspetta probabilmente la notte nascosto tra alberi e cespugli.

19 Mar, 2017

#iostocongabriele

Sabato 22 aprile 2017, ore 11
Piazza del Quirinale

In queste ore, il nostro Ministero degli Esteri sta chiedendo alla Turchia che Gabriele Del Grande, fermato nella regione di Hatay il 9 aprile, ed ancora oggi detenuto in isolamento in un centro di identificazione ed espulsione nella cittadina di Mugla, sia rimesso in libertà, “nel pieno rispetto della legge”.

Anche noi di Baobab Experience ci uniamo alla mobilitazione per la liberazione di Gabriele, contrari come siamo a qualunque forma di limitazione della libertà di movimento di ogni persona e di ogni forma di repressione e censura su chi produce pensiero e informazione.

Allo stesso tempo, osserviamo ancora una volta come le dichiarazioni e le iniziative delle nostre autorità di governo e diplomatiche appaiano grottesche nella loro dissonanza con l’accondiscendenza con cui, appena un anno fa, con lo stesso governo turco verso il quale oggi richiediamo il rispetto della legge e dei diritti, abbiamo stipulato un accordo europeo sulle migrazioni che, per usare le parole di OXFAM in un suo recente rapporto, “non è possibile applicare senza violare gli standard internazionali in materia di diritti dei richiedenti asilo”, e che “mette a rischio i più elementari diritti umani”.

La nostra indignazione per la privazione della libertà di Gabriele è pari a quella con cui assistiamo alle meschine giravolte di chi non prova alcun imbarazzo a stipulare qualunque tipo di accordo con qualunque tipo di “governo” – capi tribali libici inclusi – a cui delegare lo sporco lavoro di bloccare le migrazioni con qualunque mezzo, e che senza nessuna vergogna alza la voce ogni qual volta la tutela del diritto sia difesa a voce alta solo in base al colore del passaporto di chi ne sia il titolare.

#iostocongabriele

https://www.facebook.com/events/1592313237475954/

iostocongabriele

19 Mar, 2017

VI Commissione

Giovedì 20 aprile 2017, ore 11.00
Sala Etruschi

All’ordine del giorno l’approvazione dei verbali delle sedute precedenti e l’esame della proposta di legge 365/2017 “Norme per la rigenerazione urbana e per il recupero edilizio”.
Testo base nell’esame abbinato con la proposta di legge numero 359.

19 Mar, 2017

Comitato Monitoraggio Leggi

Giovedì 20 aprile 2017, ore 10.30
Sala Latini

– Approvazione del verbale della seduta n.2
– Comunicazioni del presidente
– Adesione al progetto CAPIRe
– Esame della relazione annuale della Giunta regionale ai sensi dell’articolo 10 della legge regionale 19 marzo 2014 n. 4: “Riordino delle disposizioni per contrastare la violenza contro le donne in quanto basata sul genere e per la promozione di una cultura del rispetto dei diritti umani fondamentali e delle differenze tra uomo e donna”.

18 Mar, 2017

La legge sulla canapa industriale spiegata agli studenti della Sapienza

Bella, tanto. E anche parecchio utile l’iniziativa a cui ho partecipato ieri nell’aula magna del dipartimento di Chimica e Tecnologia del Farmaco della Sapienza.

Si parlava di canapa industriale.

Dal punto di vista economico, per un nuovo modello di sviluppo.
Dal punto di vista scientifico, con i molteplici utilizzi a cui si presta.
Dal punto di vista legislativo, visto che sia il Parlamento che la Regione Lazio hanno approvato recentemente due leggi ad hoc.

Io di mio ho ripercorso il “viaggio” che abbiamo fatto approvando la nostra legge (la numero 1 del 2017). Un viaggio coi piedi piantati nella memoria e nelle tradizioni contadine del Lazio ma con gli occhi puntati verso il futuro e l’innovazione.

Al centro lei, la pianta di canapa, la più resiliente che c’è.
Così preziosa in tempi di crisi, in cui non basta resistere, ma serve rinnovarsi e costruire risposte nuove.

17 Mar, 2017

Che bel Celio Azzurro

Damiano Tavoliere, Il Manifesto

Non è vero che nella Capitale tutto va male, non è vero che tutto è sprechi, corruzione, ruberie, incuria, fragilità, inefficienza, disinteresse cinico e altre sacrosante lamentele rivolte al Potere costituito. Ci sono isole di umanità redenta che rinfrancano la mente. Ci sono isole d’eccellenza che rincuorano e danno vigore. Una di queste è Celio Azzurro, asilo interculturale unico al mondo.

16 Mar, 2017

Bene audizione su Castel di Guido, ora consultazioni per l’unitarietà del progetto

Un incontro pubblico, largo e aperto innanzitutto alle associazioni e ai comitati impegnati nel rilancio della tenuta di Castel di Guido, da tenersi prima della pubblicazione del bando prevista entro il 30 aprile prossimo.

E’ sicuramente una buona notizia quella arrivata oggi nel corso dell’audizione con i rappresentanti di Campagna Romana Bene Comune in Commissione Agricoltura alla Pisana, da cui è emersa la volontà di avviare una fase preliminare di consultazione, necessaria per dirimere ogni ipotesi di spacchettamento della tenuta. Si tratta infatti di un passaggio fondamentale e molto atteso, per ribadire che la fruibilità e la valorizzazione dell’area è garantita proprio dall’unitarietà dei beni e delle potenzialità presenti in una delle zone più belle della nostra Regione.

Una notizia che va di pari passo con la certezza, ribadita dall’assessore all’Agricoltura, Carlo Hausmann, di aver scongiurato ogni ipotesi di vendita della tenuta che resterà un bene comune a disposizione dei cittadini.

In questa fase di rilancio, riteniamo che anche il Comune di Roma debba fare la sua parte. Per questo facciamo nostri i dubbi espressi in audizione dal presidente del Comitato Castel di Guido rispetto alla reale disponibilità economica del Comune di investire nel progetto e sollecitiamo un chiarimento in merito da parte dell’amministrazione capitolina.