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22 Mar, 2017

La legge sugli ecomusei è una grande opportunità

“Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato oggi la proposta di legge per il riconoscimento degli Ecomusei nella nostra Regione, come luoghi di salvaguardia del paesaggio e di valorizzazione delle molteplici identità di una comunità.”

A dichiararlo in una nota sono Gino De Paolis, Capogruppo, Marta Bonafoni, Daniela Bianchi e Rosa Giancola, Consigliere Mdp alla Regione Lazio.

“Si tratta di una normativa importante – continuano i Consiglieri- ispirata alla Convenzione europea del paesaggio, che ha lo scopo di favorire, testimoniare e recuperare le radici storiche delle diverse culture locali grazie al coinvolgimento diretto dei cittadini.

Con i nostri emendamenti – spiegano- siamo intervenuti sia dal punto di vista terminologico che sostanziale. Abbiamo introdotto il termine salvaguardia, per rafforzare l’idea che il territorio non vada solo difeso ma anche valorizzato e rispettato nella sua diverse identità, non solo culturali. Ma soprattutto abbiamo voluto rafforzare alcune finalità degli ecomusei come il recupero del patrimonio immateriale e delle tradizioni, anche attraverso l’uso della memoria orale, delle narrazioni e delle tradizioni interculturali.

Questo perché l’ecomuseo non è uno spazio chiuso, ma un’area geografica percorribile, attraverso la quale riscoprire la storia, le tradizioni e l’identità delle comunità.

Per questa ragione alle comunità e agli enti locali è affidato il ruolo più importante, di promuovere e gestire gli ecomusei sostenendo una pratica che nasce dal basso. In questo modo, e con un finanziamento di 250 mila euro in tre anni, la Regione mette in campo un altro strumento per avere cura delle tante bellezze che la compongono.”

22 Mar, 2017

Il coraggio di chiamare le cose con il loro nome

Patrizio Gonnella, Il Manifesto

Era tempo che nelle aule parlamentari non si sentiva un discorso di alto profilo sui diritti e sulle libertà. Un discorso che è partito con una citazione di Albert Camus ed è terminato con un testo di Johan Huizinga. L’occasione è stata la presentazione della prima Relazione al Parlamento del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà.

Se lo storico olandese, che con il carcere fino alla morte ha pagato la sua lotta per la libertà di ricerca durante il nazismo, è citato in riferimento all’imprevedibilità della storia e alla auspicabile capacità umana di condizionarne gli esiti, invece lo scrittore e filosofo francese Albert Camus è stato evocato da Mauro Palma, garante nazionale giunto al primo giro di boa del suo mandato e firma ben nota a questo giornale, per la seguente frase: «quando si cominciano a nominare bene le cose diminuisce il disordine e la sofferenza che c’è nel mondo». Mauro Palma, simbolicamente, all’interno di un Parlamento che mai ha voluto approvare una legge che criminalizzasse la tortura, ha ricordato come sia necessaria un’operazione di igiene linguistica che riporti a chiamare le cose con il loro nome. Dobbiamo poter chiamare tortura ciò che ha i connotati della tortura. Oggi ciò non è possibile. I giudici non possono chiamare tortura ciò che è tortura poiché la tortura non è reato in Italia.

Coraggiosa è dunque la relazione di questa nuova autorità di garanzia, per la cui istituzione dal lontano 1997 Antigone si è fortemente battuta. Il rapporto non si limita a raccontare quanto fatto in questo primo anno di lavoro; contiene anche raccomandazioni destinate alle istituzioni, persino su temi non facili. Ad esempio il garante chiede di abolire le cosiddette aree-riservate ovvero reparti interni ancora più chiusi rispetto alle sezioni ex 41-bis; o, su altro terreno, chiede di introdurre meccanismi effettivi di reclamo per i migranti sulle condizioni di trattenimento.

Dunque abbiamo fatto bene a lottare 19 anni per la sua istituzione. La nascita del garante è una vittoria. Finalmente nell’asfittico panorama italiano opera una figura istituzionale di tutela e promozione dei diritti delle persone private della libertà. Il fatto che a presiedere l’autorità di garanzia sia Mauro Palma, coadiuvato da Daniela de Robert e Emilia Rossi, fa parte di questa vittoria. Nell’ambito dei diritti umani conta moltissimo l’autorevolezza delle persone a cui viene assegnato un ruolo rappresentativo pubblico. Queste persone dovranno confrontarsi con il moloch della burocrazia e delle istituzioni della sicurezza. Dunque la loro forza sarà anche data dalla loro personale competenza e autorevolezza.

Il potere di visita dei luoghi di privazione della libertà di cui il Garante dispone è penetrante. Invito tutti a leggersi il suo rapporto sul carcere di Ivrea, esemplare per rigore e tragicità. Il mandato del Garante è ampio e riguarda tutta l’area, purtroppo sempre più estesa, della privazione della libertà: non solo galere dunque, ma anche hotspot e luoghi di detenzione per migranti, commissariati di polizia, caserme dei carabinieri e della guardia di finanza, residenze per le misure di sicurezze. Infine ha anche il monitoraggio dei voli di rimpatrio e del trattamento sanitario obbligatorio.

Un’organizzazione come Antigone ora ha un alleato in più nella lotta per una detenzione più rispettosa della dignità umana, in una fase difficile come questa dove il populismo penale impera.

21 Mar, 2017

Mafie, approvazione regolamento beni confiscati nuovo segnale concreto

In occasione della Giornata nazionale della memoria e dell`impegno in ricordo delle vittime delle mafie, che nel Lazio ha visto sfilare a Ostia stamattina migliaia di studenti, la Giunta Zingaretti ha approvato il nuovo regolamento regionale per l`affidamento e l`utilizzo sociale dei beni sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata.

Si tratta di un segnale concreto da parte di un’amministrazione che ha sempre inserito come prioritaria nell’agenda politica non solo la lotta alle mafie ma anche la restituzione alle comunità e ai territori dei beni confiscati.

Il regolamento, infatti, renderà più veloce ed efficace questo processo mentre i due bandi che usciranno entro poche settimane, il primo da 750mila euro per la ristrutturazione dei beni e l’altro per l`assegnazione di dieci tra appartamenti e terreni confiscati e ora a disposizione della Regione Lazio, completeranno il cerchio di un percorso virtuoso.

Un percorso che muove lungo la strada della legalità, per sovvertire ogni logica legata alla sopraffazione e alla spartizione dei territori.

21 Mar, 2017

La catastrofe culturale delle donne in tv

Bia Sarasini, Il Manifesto

Ha detto di no, il direttore generale della Rai Campo Dall’Orto, dopo le scuse del direttore di RaiUno Fabiano e lo stupore autoaccusatorio della presidente Maggioni. La ricetta sessista e razzista proposta da Parliamone di sabato, fatta di donne ossequienti, servizievoli e sostanzialmente mignotte, in onda sabato scorso, non corrisponde alla visione del servizio pubblico, ha dichiarato.

Il programma è cancellato. Una decisione inevitabile, per il clamore delle proteste di fronte alla messa in scena di uno pseudo dibattito sui gusti degli uomini italiani, attratti dalla presunta arrendevolezza delle donne dell’Est. Sempiterne straniere bionde, ben diverse dalle svedesi inseguite negli anni sessanta-settanta, allora apprezzate perché emancipate, libere. Ragazze che nessuno si sarebbe sognato di immaginare come mogli. Miti rovesciati che la dicono lunga sui ribaltamenti avvenuti. Alle italiane oggi si rimprovera la troppa libertà. E la scarsa disponibilità a trattare gli uomini come sultani.

La protesta è stata un successo. Il sit-in convocato da NonUnaDiMeno si annunciava imponente. Con una decisione senza precedenti – in passato si erano ascoltati piuttosto i diktat dall’alto – la governance Rai ha deciso di non sfidare la piazza. In sintonia con il governo in fuga dai referendum?

Ma il cambiamento a cui allude Campo Dall’Orto per i pomeriggi in tv è anche il segno di una nuova linea editoriale? O si continuerà a rimestare in quel mix di bassi sentimenti, viscere, pregiudizi che impastano da decenni le ore pomeridiane della tv pubblica? Non è che sabato scorso sia stato trasmesso qualcosa di mai visto, in Rai. Ma chi se ne accorge, della poderosa struttura dirigenziale? L’attenzione ossessiva alla politica e ai programmi di informazione gioca brutti scherzi. Maschilisti. I pomeriggi sarebbero robetta minore. Per donne. Per adolescenti. Una catastrofe culturale e politica.

20 Mar, 2017

Progetto Susy

Venerdì 28 aprile 2017, ore 17.30
Scup
Via della Stazione Tuscolana, 84

* Saluti
* Riccardo Troisi – “Le sfide dell’economia sociale e solidale in Europa e nel Mondo. Presentazione risultati della ricerca progetto Susy”
* Monica Di Sisto – “Economia solidale e rapporti con le istituzioni locali : un’opportunità da cogliere”
* Tavola rotonda: confronto con le realtà di economia solidale e le istituzioni locali su “Quali prospettive per lo sviluppo dell’economia sociale e solidale a Roma e nel lazio ?” Coordina Gabriella D’Amico (Assobotteghe)

SUSY – SUstainable and Solidarity EconomY- è un programma di educazione non formale della durata di 3 anni, promosso in Italia dal COSPE e Fairwatch in collaborazione con numerosi partner provenienti da 23 paesi Europei:

Il progetto SUSY è un’opportunità per aumentare la consapevolezza sui meccanismi di interdipendenza che caratterizzano il mondo in cui viviamo e per promuovere una maggiore responsabilità, individuale e collettiva, rispetto ai modelli di produzione, distribuzione, consumo. Un’occasione per analizzare, dibattere, sostenere e rafforzare i principi e le pratiche di Economia Sociale e Solidale per la promozione di un modello di società più equo e giusto, partendo dalla conoscenza e dalla diffusione delle esperienze virtuose.

Uno degli strumenti utilizzati è la ricerca internazionale sulle buone pratiche di ESS “Economia trasformativa: opportunità e sfide dell’economia sociale e solidale in 55 territori in Europa e nel mondo” coordinata da Fairwatch. In questo sforzo, attualmente una delle più importanti ricerche sul tema, sono stati coinvolti 80 ricercatori, realizzate 550 interviste e mappate 1.100 pratiche di ESS che coinvolgono più di 13.000 persone.

Queste esperienze forniscono un quadro generale di come l’ESS può tradursi in pratiche concrete, coinvolgendo ambiti diversi – dall’agricoltura ai servizi- riflettendo le peculiarità di ogni contesto nazionale. La ricerca è stata condotta in 32 paesi, 23 dei quali sono Stati membri dell’UE (46 territori) e 9 paesi in America Latina, Africa e Asia (Bolivia, Brasile, Uruguay, Mozambico, Tunisia, Palestina, India, Malesia, Mauritius).

Per ulteriori informazioni sulla Ricerca Internazionale e altro visitate il sito web del progetto SUSY:
www.solidarityeconomy.eu

Mappa online SUSY
Ci sono molte alternative. Rendiamole visibili!!
La ricerca SUSY ha mappato 55 pratiche di ESS, ma ce sono molte di più!
In collaborazione con TransforMap, il progetto SUSY ha prodotto una mappa online dell’ESS in Italia e in Europa. Vai al sito http://www.solidarityeconomy.eu/susy-map/

20 Mar, 2017

Domani a Ostia con Libera in ricordo delle vittime di mafia

Parteciperò domani all’iniziativa organizzata da Libera a Ostia, in occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie. Una scelta condivisibile quella di celebrare lì questa giornata, nel primo municipio della Capitale sciolto per mafia, che oggi vede le migliori realtà civiche e associative di quel territorio in prima linea per la promozione della legalità e della giustizia sociale.

Proprio da Ostia, passando lungo tutto il Litorale laziale duramente colpito dalle infiltrazioni mafiose, il nostro impegno da amministratori e da cittadini è stato quello di muoverci seguendo idealmente il solco tracciato da Libera e da Don Ciotti, impegnati anche nel Lazio nella lotta contro le mafie in maniera concreta e tangibile.

Una ricorrenza, quella del 21 marzo, che per la Regione Lazio assume un doppio significato, perché per la prima volta coincide con la Giornata regionale contro tutte le mafie, istituita dal Consiglio nel luglio scorso.

Domani sarà quindi la giornata del ricordo ma anche un monito per non abbassare la guardia e l’occasione per ribadire che non possono più esistere terre di mezzo.