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Federico Rampini, La Repubblica

Nella partita del Primo Emendamento sulla libertà di espressione, mettere il bavaglio a un membro del Senato non è facile nè banale. Ci è riuscita la maggioranza repubblicana con un gesto di rara prepotenza.
La vittima dell’inusuale censura: Elizabeth Warren, senatrice del Massachussetts eletta nel collegio che fu di Ted Kennedy. La sua colpa: opporsi fino all’ultimo alla conferma di Jeff Sessions, reazionario e razzista dell’Alabama, che Donald Trump ha scelto come ministro della Giustizia.
Il pretesto per zittirla: Warren stava leggendo in aula un discorso pronunciato dalla vedova di Martin Luthr King, Coretta, contro lo stesso Sessions.

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