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02 Apr, 2014

A primavera rinasce la vita. XII Premio “Marta Russo”

Venerdì 11 aprile, ore 10.30
Parco Marta Russo
Via Gemona del Friuli – Roma (zona Labaro)

La premiazione della XII edizione del Premio Marta Russo

Si terrà venerdì 11 Aprile la premiazione del Premio di solidarietà Marta Russo per scuole primarie e medie di Roma e provincia “A primavera rinasce la vita” organizzato dall’Associazione Marta Russo onlus e dalla Regione Lazio‚ Assessorato alle Politiche sociali con il patrocinio dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio Direzione Generale.

Giunto ormai alla dodicesima edizione‚ il concorso nasce per promuovere tra i giovani l’educazione alla solidarietà e alla cultura della donazione degli organi‚ sia da un punto di vista scientifico che etico e sociale. L’appuntamento è alle ore 10.30 presso il Parco Marta Russo in Via Gemona del Friuli a Roma (zona Labaro).

Il Premio è dedicato alla memoria di Marta Russo‚ universitaria alla Sapienza dove fu ferita mortalmente a 22 anni. Grazie alla sua scelta di essere donatrice di organi ha ridato la vita e la speranza a sei persone.

02 Apr, 2014

Tre Pranzi Carbonari

Sabato 12 Aprile, ore 14.00
Quadraro

TRE PRANZI CARBONARI SU “LE RESISTENZE” AL QUADRARO

…Per ricordare e rinnovare la storia di una “borgata ribelle”

Dalla memoria all’attualità, per parlare di futuro.
1_La Resistenza della memoria: “Borgata Ribelle”
con Alessandro Portelli
Torneremo con le lancette ai terribili momenti dell’aprile del ’44 quando il Quadraro,
“borgata ribelle” alle porte di Roma nei tempi ancora caldi dell’occupazione nazifascista fu oggetto di un orribile rastrellamento.

I suoi abitanti vennero strappati al sonno con un atto di inaudita violenza.
Oltre 1000 uomini e ragazzi furono deportati nei campi di lavoro in Polonia e Germania e solo in 500 fecero ritorno.

Insieme ad Alessandro Portelli, storico, critico musicale, docente di letteratura anglo-americana all’Università La Sapienza, fondatore del Circolo Gianni Bosio, ci immergeremo nella memoria senza perdere di vista il nostro vivere quotidiano ritrovando il “cibo di guerra”.

2_La Resistenza della terra: “Resistenze Naturali”
con Jonathan Nossiter e Donpasta

La globalizzazione del gusto versus l’agricoltura dei piccoli produttori, resistenti alla “sirena”
che ammalia promettendo guadagni e notorietà internazionale, subito.

Jonathan Nossiter, regista americano-brasiliano, dopo il grande successo del documentario “Mondovino”,
ci accompagnerà in un viaggio nel suo nuovo film “Resistenza naturale”
che, attraverso le storie di quattro vignaioli che produco in modo naturale,
racconta la coerenza come prassi di produzione e resistenza.

Insieme a Nossiter, ci sarà Donpasta gastrofilosofo emigrante indomito sostenitore delle “Resistenze Necessarie”
che per l’occasione prenderà il controllo dei fornelli e del menù del pranzo insieme alla brigata detta “The Guancials“.

3_La Resistenza del cibo: “Cucine in Lotta”
con i lavoratori di Cucine in Lotta, Rural Hub, Offcine Zero
Diritto al cibo, diritto alla salute, diritto al lavoro.
Quando la scelta dei tagli e della delocalizzazione prende il sopravvento persino nel luogo di cura per eccellenza, a perderci sono tutti.
A vivere questo cortocircuito sono i lavoratori della mensa del Policlinico Umberto I di Roma che racconteranno la loro storia di “Cucine in Lotta“.

Parteciperà Rural Hub, il primo luogo – fisico e virtuale – in Italia che mette in connessione persone, idee e progetti legati alla ruralità.
Rural Hub promuove il concetto di resilienza, capacità di adattarsi creativamente agli attacchi esterni, ripristinando il proprio equilibrio interno e sviluppando delle “risposte innovative”. Una delle loro sfide si centra sulla possibilità di garantire a tutti l’accesso a cibo sano prodotto localmente attraverso il potere d’acquisto collettivo.

Il dolce del pranzo sarà preparato da InMensa OZ, un progetto di Officine Zero, officine nate dall’occupazione dell’ex stabiliment
o RSI di Casal Bertone.

Quest’anno il ricavato dei Pranzi Carbonari sostiene gli ex lavoratori di Cucine in Lotta.
In più…

Come nella tradizione di SoulFood i menù sono costruiti in base al tema del pranzo e alla stagionalità dei prodotti, approvvigionati dal GASperix, il Gruppo di Acquisto Solidale del Quadraro.

La ricerca storico-culinaria dei menù è curata dalla “chef itinerante” Elena Chiattelli.

I dolci saranno preparati dalle pasticcere di InMensa OZ e da Tiziana Perna pasticciera per passione e per resistenza alla precarietà.

01 Apr, 2014

Educazione sentimentale

Sabato 12 aprile, ore 10.00
Sala delle Carte Geografiche
Via Napoli, 36 – Roma

Educazione sentimentale, gentilezza nelle relazioni d’amore. Idee, pratiche e percorsi a confronto

Parteciperanno le parlamentari che hanno presentato una proposta di legge sul tema e le amministratrici, le insegnanti e le associazioni impegnate in sperimentazioni sulla stessa materia. L’intento è quello di mettere a confronto esperienze e punti di vista per delineare un approccio al tema della violenza contro le donne che non si risolva nella richiesta dell’inasprimento delle misure penali ma affronti le radici culturali della questione. Per fare questo crediamo rilevante il coinvolgimento degli uomini in questa ricerca.

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01 Apr, 2014

Se questo è un uomo

È stato testimone oculare della protesta delle bocche cucite a Ponte Galeria e si è impegnato attivamente per cercare una soluzione. Grazie a una richiesta di sospensiva, oggi è fuori dal Cie, con la speranza di tornare ad essere un uomo libero. Il 28 marzo, Lassad, cittadino tunisino da 22 anni in Italia, è intervenuto a un convegno che si teneva presso Palazzo della Giunta Regionale del Lazio (si trattava di un incontro organizzato per presentare la mozione della consigliera regionale Marta Bonafoni in cui si chiede la chiusura di Ponte Galeria e l’attivazione, nel frattempo, di un monitoraggio sul centro) e ha raccontato cosa significa trovarsi un quei “manicomi a cielo aperto” che sono i Cie. Ecco cosa ha detto.

«Vivo in Italia da 22 anni. Gran parte della mia storia è qui. Me ne sono capitate tante e tanti sbagli li ho fatti, ma li ho pagati. Poi mi capita che stavo rientrando con le buste della spesa, mi fermano degli agenti, mi chiedono i documenti e mi portano al volo a Ponte Galeria, in quel posto che chiamate Cie. Mi sveglio la mattina, faceva freddo, era dicembre e mi ritrovo 13 uomini che si erano cuciti la bocca per protestare. Ecco, una storia così ti segna l’anima, non te la togli di dosso. Ti accorgi di essere in una specie di lager, un lager che esiste perché ogni vita ha un prezzo. Quello che viene dato a chi ci tiene dentro. Mi pare siano 41 euro. La nostra vita costa 41 euro, cosa è 41 euro, il valore in borsa, il numero delle scarpe, è calcolato in base al nostro peso, allo spazio che occupiamo?

 

Non lo so. Ditemelo perché io non trovo le parole per capirlo. Un prezzo per le nostre sofferenze, voi che siete entrati dentro avete visto in prima persona il prodotto che è valutato in base a un prezzo. Io no, non mi stupisco di niente, mi sembra di vivere negli anni Quaranta per quello che mi hanno raccontato e per quello che ho letto. Sento un vento gelido di destra che soffia forte e da ogni parte.
Che vi devo dire? Il mondo è bello fuori, basta non calpestare i diritti di chi ti sta vicino. Io mi sento una specie di pesce fuori dall’acqua. Non ho più un paese, non sono né di qua né di là, quale dovrebbe essere la mia casa. E come non ricordare quelle scene, quelle urla, io restavo con la bocca aperta. Queste cose sapevo che succedevano 70 anni fa. E penso alla Storia. È fatta per essere messa nei libri o per essere ricordata, bisogna battere un colpo verso il mondo.

Oggi ero alla fermata della metro di Rebibbia, vicino il carcere, c’erano manifesti molto belli con persone che scavalcavano un muro e una scritta, “Liberi tutti”. Sante parole. Eppure sento dire tante cavolate, sento dire che è stata abolita la schiavitù ma credo che grandi come Lincoln si rivolterebbero nella tomba. Quanti secoli ancora dobbiamo aspettare per non dare più un prezzo ad una vita umana cari miei? Dio crea le persone e le persone vengono vendute e comperate, sono quotate sul mercato. Chi lo avrebbe mai detto che ci saremmo ridotti così.

Oggi sono fortunato, sono seduto al posto del Presidente della Regione, ho conosciuto tanta brava gente, ciò che fate voi dà un senso alla mia e alla vostra vita. Altrimenti siamo tutti inutili, finiamo in un mondo meschino, è per gente come voi che riesco a dormire la notte. Voi siete persone che stanno rimpiazzando Fanon. Lo sapete cosa diceva? Diceva che nel mondo esiste chi è pro e chi è contro, e la causa principale si chiama razzismo.

Forse non sono ancora tempi per il fascismo ma dobbiamo stare attenti, non mi sbaglio perché dobbiamo far capire che la diversità è una risorsa e dobbiamo saperla sfruttare e ascoltare, non marchiarla. La diffidenza è la madre di tutte le cazzate. Scusatemi se parlo in maniera così confusa, ma così posso dire tutto quello che ho dentro. Io sono fuggito tante volte per vivere, Ponte Galeria, Trapani, Regina Coeli e poi ancora Trapani. Ho camminato per 80 chilometri lungo la ferrovia per andarmene lontano da lì. Poi mi hanno ripreso a Roma e non ci ho capito più nulla.

Il tempo non passava mai, dovevo tenere la testa allenata e ho cominciato a contare. La gabbia in cui stavamo ha 206 sbarre, giri intorno al perimetro e le luci ti fanno perdere la ragione, di notte non distingui i colori, tutto ti sembra grigio. E io contavo: la lunghezza della gabbia è di 18 passi e mezzo, la larghezza di 8 passi e mezzo, il corridoio è di 128 passi. Non vi basta? Di notte speravo che spegnessero le luci per poter vedere le stelle, io le distinguo, cercavo di vedere l’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore invece di guardare le telecamere che stanno dappertutto. Mi dicono che il Cie non è un carcere e ci chiamano ospiti. Ma io ero solo un fottuto numero con cui mi chiamavano ogni giorno, sono questi gli ospiti? Ma perché non me lo hanno tatuato addosso il numero invece di dire parole finte sul trattenimento, invece di parlare di valori che esistono solo sulla carta e che ci scivolano addosso. Non posso pensarci, stavo camminando tranquillamente per strada e mi sono ritrovato in un manicomio a cielo aperto.

Io debbo molto anche ai giornalisti, alcuni sono anche qui presenti. Ho saputo che nel 2011 il ministro dell’Interno aveva fatto una circolare per impedirvi di entrare, come mai? Non voleva farvi vedere quello che ho vissuto io? Quello che hanno vissuto gli altri? Di solito se un funzionario dello Stato compie un errore così grande si va a vedere se ne ha fatti altri, con questo Ministro è avvenuto? Credo di no, perché altrimenti avreste potuto aggiustare le leggi, cambiarle, riempirle di valori. Ma noi siamo solo gli oggetti, le merci per un business, di mezzo c’è l’economia che secondo me è corrotta.

Sembra che in Italia a troppi convenga restare così, ma ancora si può evitare di cadere nell’abisso, si possono impedire altre disgrazie. Trovate un rimedio, trovatelo voi, troviamolo insieme, non è colpa mia se da tunisino sono nato nella parte sbagliata del Mediterraneo.
Si è capito che i Cie non funzionano, lo ha detto bene il dottore che ha parlato prima di me (Alberto Barbieri, di Medu Ndr), ha parlato di ingiustizie e di soldi sprecati, di una istituzione che non serve. Se non lo capiscono gli altri o non lo accettano non va bene. Si continuerà a produrre sofferenza per tutti, per chi è dentro, per i parenti di chi è dentro, molti hanno mogli e figli in Italia, per tutti quelli che temono ogni giorno di essere presi e rinchiusi per nulla, senza aver fatto niente di male.

La vita di quelli come me è una continua roulette russa da cui non possiamo uscire. Dateci una possibilità di vivere regolarmente, di lavorare, di darvi una mano a far crescere questo Paese. Un giorno ci ringrazierete. Ma oggi, e voglio concludere, mi avete dato una speranza, se farete un monitoraggio continuo nel centro, ne potrete aiutare tanti a Ponte Galeria e scoprirete tante cose che non vanno. Scoprirete anche che ad esempio, può sembrare una cosa da niente, ma lì non c’è uno psichiatra mentre la gente impazzisce. C’è in carcere, a volte c’è in caserma, perché in un posto dove si sta tanto male non ce ne è uno?»

Lassad
Corriere delle migrazioni