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13 Nov, 2014

Roma ladrona si scopre leghista

Tor Sapienza. Dopo l’assalto anti immigrati, Salvini: «Vengo anch’io». Viaggio nel quartiere periferico della Capitale, terra di conquista della nuova destra, dove crescono umori xenofobi.

Nel mezzo di una gior­nata di piog­gia durante la quale Roma ha sco­perto di essere raz­zi­sta, le nuvole si aprono e il sole scalda i lotti delle case popo­lari di Tor Sapienza, quar­tiere lungo la via Pre­ne­stina che solo poche ore prima ha ospi­tato una vera e pro­pria bat­ta­glia. Resta qual­che cas­so­netto incen­diato, un pre­si­dio delle forze di poli­zia e gli sguardi di chi osserva dalle fine­stre dei palaz­zoni. Solo poche ore prima si è con­su­mato l’assalto del cen­tro d’accoglienza di viale Morandi.

La strut­tura, all’interno della quale vivono 36 minori, è stata presa di mira da un’agguerrita mino­ranza di qual­che decina di per­sone che si è presa la briga di pas­sare ai fatti e di inter­pre­tare il senso comune stri­sciante ormai da tempo anche da que­ste parti: «Noi ita­liani siamo abban­do­nati, per quelli là invece è tutto garan­tito». «Quelli là» sono gli stra­nieri, comu­ni­tari ed extra­co­mu­ni­tari, senza per­messo di sog­giorno e richie­denti asilo poli­tico, mino­renni e adulti: tutti asso­ciati al degrado e al senso di soli­tu­dine che si respira tra le circa due­mila anime che vivono nelle case popo­lari con la corte più grande d’Europa. Sono state costruite negli anni Set­tanta e Ottanta dalle giunte di sini­stra e gli spazi desti­nati ai ser­vizi sociali non sono mai stati utilizzati.

Il giorno prima degli scon­tri, una gio­vane donna aveva denun­ciato il ten­ta­tivo di stu­pro ad opera di due uomini rico­no­sciuti come «romeni». Alla grave aggres­sione era seguito il pestag­gio di un mino­renne ben­ga­lese ad opera di un gruppo di ita­liani. Poi, un’assemblea in piazza, toni accesi e parole di fuoco. La situa­zione è dege­ne­rata nella notte tra lunedì e mar­tedì, quando un gruppo di incap­puc­ciati ha deciso di pun­tare verso il cen­tro d’accoglienza richia­mando in piazza altri cit­ta­dini del quar­tiere. È finita con una carica della poli­zia, auto­vet­ture dan­neg­giate, lan­cio di sassi e bombe carta. Così, que­sto spic­chio di peri­fe­ria romana con le vie inti­to­late ai pit­tori dell’avanguardia ita­liana del Nove­cento, stretta tra il mat­ta­toio e la rimessa degli auto­bus, le gru dell’ennesima spe­cu­la­zione edi­li­zia da un lato e la grande occu­pa­zione mul­tiet­nica di Metro­pliz dall’altro, è diven­tato il cro­ce­via della crisi ita­liana e della guerra tra poveri che il disa­gio e gli impren­di­tori della paura rischiano di scatenare.

Se n’è accorto Mat­teo Sal­vini, segre­ta­rio della Lega che da que­ste parti prova a pren­dere piede ormai da qual­che tempo, gra­zie all’alleanza tra l’eurodeputato padano Mario Bor­ghe­zio e i sedi­centi «fasci­sti del terzo mil­len­nio» di Casa­Pound: «Ho rice­vuto molte chia­mate da Roma, in molti chie­dono la mia pre­senza e quella della Lega», annun­cia Sal­vini. Che poi pro­mette: «Ci andrò». Ma dopo il 24 novem­bre, per­ché prima è impe­gnato nella cam­pa­gna elet­to­rale delle regio­nali dell’Emilia Roma­gna (Bor­ghe­zio invece non perde tempo e annun­cia per domani la sua pre­senza nella Capi­tale). Il lea­der leghi­sta si pro­duce in distin­zioni pelose ma acca­rezza i pre­giu­dizi raz­zi­stoidi: «Ogni vio­lenza va sem­pre con­dan­nata. Ma l’immigrazione incon­trol­lata e il raz­zi­smo nei con­fronti degli ita­liani, che non hanno alber­ghi pagati, rischia di ali­men­tare rea­zioni sbagliate».

L’«albergo pagato» di cui parla Sal­vini quasi a voler indi­care ancora una volta l’obiettivo da col­pire è il cen­tro d’accoglienza sotto asse­dio ora pre­si­diato dai blin­dati: vi abi­tano soprat­tutto ragaz­zini, mino­renni la cui custo­dia è affi­data dalla legge al Comune di Roma. La strut­tura è nata nel 2011 a seguito dell’«emergenza Nord Africa, per ospi­tare minori stra­nieri non accom­pa­gnati pro­ve­nienti per la gran parte dal Ban­gla­desh», spie­gano gli ope­ra­tori. Oggi è un Cen­tro di prima acco­glienza per minori e una strut­tura ade­rente allo Sprar, il Sistema di pro­te­zione per rifu­giati finan­ziato dall’Ue in rispetto ai trat­tati inter­na­zio­nali sul diritto d’asilo.

Gli xeno­fobi hanno inte­resse a far cir­co­lare la psi­cosi dell’«invasione» e dell’Italia terra di ben­godi per i migranti, ma gli ospiti in tutto il ter­ri­to­rio romano sono solo 2600 e troppo spesso vivono in posti tutt’altro che con­for­te­voli e con poca pos­si­bi­lità di spo­starsi. «La verità – riflette a testa bassa un ope­ra­tore – è che i cen­tri rischiano di diven­tare ghetti e di cadere nella spi­rale del degrado dei quar­tieri che li ospi­tano, come accade a volte per i campi nomadi».

Il rischio che la fiam­mata di Tor Sapienza attec­chi­sca in altri quar­tieri abban­do­nati al degrado è con­creto. La scin­tilla d’innesco arriva da Cor­colle, quar­tiere che si trova da que­sto lato della metro­poli ma ancora più in peri­fe­ria, al di là del Grande rac­cordo anu­lare: da quelle parti solo poche set­ti­mane fa sono scesi in strada con­tro la pre­senza dei migranti, dege­ne­rando in una vera “cac­cia al nero”. La guerra tra poveri, insomma, si è già mossa dalla cin­tura esterna della città verso la peri­fe­ria meno estrema.

Ora potrebbe arri­vare nel cuore della città. Il 15 novem­bre, un cor­teo di «comi­tati con­tro il degrado e per la sicu­rezza» par­tirà dall’Esquilino per arri­vare fino al Cam­pi­do­glio, per quello che viene annun­ciato con enfasi come «il giorno della mar­cia della ribel­lione dei rioni e dei quar­tieri di Roma» con­tro «campi rom» e «immi­gra­zione incon­trol­lata». Ci saranno, ad esem­pio, quelli di Ponte di Nona, che già da qual­che mese hanno dato vita al «Cen­tro azioni ope­ra­tive», una spe­cie di ronda che si pre­figge obiet­tivi come quello di vigi­lare «con­tro il peri­colo pro­ve­niente dal vicino campo Rom di via Salone». Molti di quelli che l’altra notte hanno mani­fe­stato a Tor Sapienza uti­liz­zano la pro­te­sta con­tro i migranti di Cor­colle a mo’ di esem­pio: «C’è poco da fare: se non ti muovi come hanno fatto loro, non ti ascoltano».

Giuliano Santoro, Il Manifesto

12 Nov, 2014

Perchè non alzarsi durante il minuto di silenzio per Nassiriya non c’entra niente con la pace

Il gesto provocatorio del consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle Davide Barillari, che non si è alzato in aula durante il minuto di silenzio per i morti di Nassirya, rende evidente ciò che tristemente già sapevamo: Barillari è un analfabeta delle istituzioni.

Se si è in dissenso con un atto istituzionale come quello di ricordare le vittime di una guerra si può prendere e uscire dall’aula, e non ostentare una provocazione che nulla dovrebbe avere a che vedere con certi temi.

Il punto non è alzarsi o meno, il punto è alzarsi con addosso il fardello delle proprie convinzioni. Anche io sono pacifista, anche io da sempre mi batto affinché la diplomazia vinca definitivamente sulle armi, ma il contesto per dimostrare le mie convinzioni non è il minuto di raccoglimento richiesto in un luogo istituzionale chiamato a rappresentare tutti i cittadini.

Esistono parole, gesti, luoghi, contesti diversi in cui esercitare i propri convincimenti e portare avanti le proprie battaglie politiche. Oggi a prevalere doveva essere il rispetto per quei morti, per il dolore e la dignità delle loro famiglie.

Scenate come quella di oggi del consigliere Barillari non fanno bene alla causa della pace, tutt’altro.

Mi associo anch’io alla richiesta di dimissioni avanzata da alcuni miei colleghi di maggioranza. Sulle scuse eventuali del Cinque Stelle ripongo invece, avendo ormai imparato a conoscerlo, poca speranza.

10 Nov, 2014

La nuova rete delle cure è un cambio epocale per l’offerta sanitaria

La nuova rete della salute voluta dal Presidente Zingaretti rappresenta un cambio epocale per quanto concerne l’assistenza sanitaria ai cittadini e alle cittadine della nostra regione. Il nuovo sistema salute di Roma Capitale amplia in modo tangibile, in termini di numero di strutture e appropriatezza delle cure, l’offerta per chi si rivolge a una struttura ospedaliera o ambulatoriale pubblica.

Il modello regionale di cure cambia completamente ottica, prevedendo di indirizzare i paziente con patologie croniche in strutture appropriate per questo, permettendo così di allentare la pressione su i Pronto Soccorso.

I diciotto studi di medicina generale previsti dal piano messo a punto da Regione Lazio e Comune di Roma – aperti anche nel weekend – potranno fornire assistenza immediata a tutti quei casi di patologie già consolidate senza entrare in “conflitto d’urgenza” con casi più gravi come ad esempio un incidente stradale o un arresto cardiaco.

Questo sistema – messo a punto dalla Cabina di regia – cambia completamente l’ottica con cui intervenire nella sanità cittadina e regionale, sperimentando modelli diversi e di impatto economico più basso senza per questo diminuire il livello di strutture e prestazioni disponibili per i cittadini che affrontano la malattia. In questa direzione sono state ideate e realizzate le Case della salute, e credo che nelle prossime settimane quando sarà funzionante la prima di queste nel comune di Roma, esattamente a Piazzale degli Eroi, avremmo un’ulteriore conferma della validità e della congruità economica del “sistema sanità Lazio”.