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Un’ennesima morte, ancora una vita stroncata senza perché. L’omicidio di Daniele, il ragazzo omosessuale ritrovato
cadavere sul viadotto della Magliana sul quale gli inquirenti stanno ancora indagando, ci lascia basiti. Daniele era una persona attiva, faceva il volontario, era un ragazzo sempre al servizio degli altri. E’ inaccettabile permettere che in un paese civile si possa morire in modo violento – come sembrano suggerire le prime indagini – per il proprio orientamento sessuale.

Il solo fatto che tra le ipotesi ci sia quella che Daniele sia stato ucciso perché gay obbliga le istituzioni a tutti i livelli – nazionali e locali – a rafforzare ed intensificare il proprio impegno e la sforzo comune per combattere l’omofobia e la transfobia, mettendo in campo tutti gli strumenti per la prevenzione dello stigma legato alle proprie scelte sessuali. Questa presa di coscienza collettiva è l’unica mossa necessaria ed urgente per tentare di alzare il velo di ipocrisia e perbenismo che nasconde morti simili a quella di Daniele.

L’unico modo per uscire dall’oscurantismo dei nostri giorni che porta a pensare alle persone gay come a soggetti deboli o da colpire. Intanto però abbiamo l’urgenza di ricordare pubblicamente chi era Daniele e stringerci intorno ai suoi cari per condividere con loro il dolore di una morte violenta e ingiusta.

Anche per questo sabato 11 gennaio parteciperò alla marcia organizzata dalle associazioni gay, sul luogo del presunto omicidio, alle 16, l’ora in cui Daniele ha smesso per mano ancora sconosciuta, di dare forma ai suoi progetti di vita.

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