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18 Giu, 2013

Terra, lettura, economia

Giovedì 20 giugno, ore 17.30 – 20.00
Casa delle donne
Il tema  della  terra come pianeta e come ‘suolo’ è rilevante ai fini della tutela di fertilità, produttività, accesso al cibo, salute, paesaggio, ambiente, biosfera. Lavoro sul ‘campo’, ricerca, creatività possono dare impulso ad una nuova economia che attraversi quartieri, città, territori…

Saluti di Francesca Koch,  Presidente del Consorzio Casa Internazionale delle Donne
Presenta: Irene Giacobbe, Presidente Power and Gender – associazione  federata  AFFI
Modera:  Maria Luisa Forenza,  Regista ANAC

TERRA
Rosanna Oliva:  Il Parco di Veio. La difesa di Demetra
(Comitato Parco di Veio, Presidente Associazione Aspettare Stanca)

Domenico Genovesi: Terra e  distribuzione delle terre nel Lazio
(Regione Lazio, Direzione Agricoltura)

LETTURA
Maria Pia Mazziotti:  Pubblica lettura a Roma
(Biblioteche di Roma Capitale, Ufficio Progetti Speciali Culturali)

Massimo Sani:  La lettura nell’era dell’immagine digitale
(Esecutivo ANAC, Associazione Nazionale Autori Cinematografici)

ECONOMIA
Nino Galloni: Lavoro, tempo, moneta
(Economista,  membro del Collegio dei Sindaci dell’INPS)

Gaetano Bonaiuto:  Prestito della speranza ed economia del dono
(Economista, progetto Microcredito di Banca INTESA SAN PAOLO)

Testimonianze
Nike Koutrakou: Terra, Lettura, Economia in Grecia
(Ministro Consigliere, Ambasciata di Grecia a Roma)

Andrea Ferrante: La sfida dell’eco-solidale
(CAE-Città dell’Altra Economia)

Interventi Istituzionali
Paolo Masini   (Consigliere di Roma Capitale)
Marta Bonafoni   (Consigliera Regione Lazio, Comm.ni Vigilanza, Cultura, Politiche sociali)
Concettina Ciminiello  (Assessora  Regione Lazio alla Semplificazione,  Trasparenza, Pari opportunità)

Interventi dal pubblico

Alla fine dell’incontro la  Fattoria Di Vaira (Petacciato, Campobasso)  offre  una degustazione di prodotti biodinamici.
www.fattoriadivaira.it

Casa Internazionale delle Donne – Sala  Carla Lonzi  – Via della Lungara, 19
- 00165  Roma

18 Giu, 2013

Ciao ciao signore!

Il lettore M. di Alessandria ha un figlio di due anni e mezzo che, appena incrocia una persona per strada, le getta la voce al collo: «Ciao ciao signore!», «Ciao ciao signora!». Poi si ferma ad aspettare dallo sconosciuto un cenno che lo rassicuri sul fatto di essere considerato con analoga attenzione. Il quartiere dove M. passeggia con suo figlio è frequentato da una fauna variopinta e stratificata: puoi trovarvi la donna col chador e l’indigeno anziano che rimembra ancora di quando i Grigi dell’Alessandria sconfissero per due a zero il Grande Torino (era il 1947). Ma per il piccolo inesausto salutatore non esistono differenze. Alla donna col chador e all’indigeno anziano affida lo stesso «ciao ciao» ecumenico, da non confondersi col «ciaociao» nevrotico che gli adulti sputano nei loro telefonini al termine di una conversazione.

M. contempla il mondo con gli occhi di suo figlio e pensa al giorno, ormai prossimo, in cui l’incanto finirà. Quando anche lui, come ogni altro abitante del pianeta, comincerà a nutrirsi di contrapposizioni rassicuranti: italiani e stranieri, belli e brutti, ripetenti e promossi, juventini e milanisti. Un piano inclinato, dove per affermare la propria debole individualità si corre sempre più in fretta verso la sottolineatura delle divergenze, fino a sentirsi diversi da tutti gli altri e al tempo stesso così anonimi. Secondo M., la società dovrebbe difendere con i denti la propensione dei bambini di due anni e mezzo a considerare le persone tutte uguali tra loro e tutte uguali a noi. Invece passiamo l’infanzia a dimenticare ciò che a due anni e mezzo sapevamo benissimo. E il resto della vita a cercare di ricordarcelo.

Massimo Gramellini (La Stampa)

18 Giu, 2013

L’importanza dei centri antiviolenza

Peraltro la grande nuvola grigia che ci circonda non è solo quella delle donne uccise, ma di quelle che potrebbero esserlo, oppure che vivono tutta la vita nel terrore di esserlo. Per loro solo le misure sociali e di prevenzione possono quello che la giustizia penale non può. Oggi in Italia abbiamo 127 centri, di cui solo 61 sono delle vere e proprie case-rifugio per un totale, su tutto il territorio del Paese, di 500 posti letto. Leggi l’articolo